Voci contro la guerra
"... Posso essere un rivoltoso, ma non amo la guerra. Sono anzi un uomo della pace. Non l'amavo neanche allora, ma pareva che la guerra s'imponesse per eliminare la guerra. Erano bubbole, ma gli uomini a volte si illudono e si mettono dietro alle bubbole." Giuseppe Ungaretti
lunedì 9 luglio 2007, ore 20,45 Quando Gianni ed io arriviamo ci sono già molte altre macchine lungo la strada e sul piazzale davanti alla chiesa di San Giovanni d'Antro, che domina, alta sulla riva destra del fiume, l'alta valle del Natisone. Piove, il tuono rumoreggia in lontananza.
La serata è organizzata dal Mittelfest e dal Comune di Pulfero. L'attore Andrea Zuccolo leggerà le poesie di guerra scritte da Giuseppe Ungaretti tra il 1915 e il 1918, intrecciando la sua voce con quella di Gualtiero Bertelli, che rievocherà i sofferti canti composti dai soldati che di quella guerra vissero tutto l'orrore.
Lo spettacolo doveva svolgersi all'interno della grotta d'Antro. L'allestimento scenico, ideato da Loretta Cappanera, doveva evocare con ampi e mobili teloni bianchi il fremito delle vele, le suggestioni di un porto scomparso, cancellato dal tempo: "Il porto sepolto", la prima raccolta di poesie di Giuseppe Ungaretti. La proiezione di un video avrebbe dovuto concludere la serata.
Ma la pioggia ha reso viscidi il sentiero e la ripida scala d'accesso alla grotta. Per motivi di sicurezza, l'evento avrà luogo in un'ampia sala adiacente alla chiesa, accogliente ma spoglia: né video né vele, dunque, ma le nude voci di Andrea e Gualtiero.
La sala è già quasi piena, vediamo molta gente delle Valli, alcuni amici che riabbracciamo con gioia. L'alta, elegante figura di Loretta ci viene incontro. C'è un po' di nervosismo. Una squadra di elettricisti dipana matasse di fili.
Uno scroscio di grandine improvviso svuota la sala: tutti corrono fuori a vedere se, come è successo già più volte quest'estate, le macchine sono state danneggiate dai grossi chicchi. noi non ci muoviamo, la nostra Panda sa difendersi da sola.
Lo spettacolo sta per cominciare. Ci sistemiamo accanto ad una coppia di cari amici, ci sembra di accordare al loro il ritmo del nostro respiro.
Andrea mette la sordina alla sua voce potente. Il suo viso sensibile si staglia sullo sfondo mentre le scabre, incisive parole del poeta si fanno strada dal suo petto alla gola, scavano l'aria, ci trafiggono.
Hanno valenza poetica anche i nomi dei luoghi e le date: nomi tragici dalle sinistre risonanze, date che scandiscono l'inesorabile percorso della guerra. Locvizza... Devetachi... Cima Quattro il 21 dicembre 1915... Quota Centoquarantuno il 10 luglio 1916... Valloncello dell'Albero Isolato... San Martino del Carso... Il Monte San Michele...
Il 6 agosto 1916, dal Valloncello di Cima Quattro, Ungaretti scriveva:
Assisto la notte violentata.
L'aria è crivellata come una trina dalle schioppettate ...
Iil 7 agosto 1916 mio nonno, il tenente colonnello dei granatieri Rosario Musarra, fu ferito due volte sulla Cima I dello stesso monte, mentre era alla guida del suo battaglione.
A tratti, nelle brevi soste di riposo, davanti agli occhi del poeta soldato si apre il refrigerio della pianura, ricca di luce e di acque. Si riaccende il ricordo del porto sepolto, che diventa simbolo di "ciò che di segreto rimane in noi indecifrabile". Rivive il ricordo della città natale, Alessandria d'Egitto cancellata dal sole, al limitare del deserto. Nell'immensa lontananza, un presagio di mare.
I nomi diventano più familiari, sanno di campagna semplice, buona: Versa, Mariano del Friuli, Campolongo del Torre, Santa Maria La Longa...
Versa, il 27 aprile 1916:
Chi mi accompagnerà pei campi
Il sole si semina in diamanti di gocciole d'acqua sull'erba flessuosa ...
Anche quanfo il poeta torna a rattrappirsi sul Carso, anche quando nelle devastate doline dagli alberi mutilati la sua vita gli appare come "una corolla di tenebre", il ricordo dell'acqua e della luce lo accompagna e lo sostiene
Cotici, il 16 agosto 1916:
... Stamani mi sono disteso in un'urna d'acqua e come una reliquia ho riposato.
L'Isonzo scorrendo mi levigava come un suo sasso ...
Quando la bellezza struggente dei versi diventa insostenibile, la voce "riarsa" di Gualtiero Bertelli ci guida nella dimensione del canto, che non è distrazione, al contrario: è la necessaria pausa per riprendere fiato e raccogliere energie per lottare contro la guerra infame.
E proprio in un canto a due voci contro i signori della guerra lo spettacolo trova la sua giusta conclusione.
Tornata a Roma, frugo nelle vecchie carte. Rileggo la motivazione della medaglia d'argento al valor militare che fu assegnata a mio nonno per il suo comportamento sul Carso. In seguito fu fatto prigioniero dai Tedeschi. Morì solo in Germania, in un campo di prigionia, nel 1919.
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