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Il nuovo libro di Gianni Tomasetig

A Settimia - Terza parte

di
Paola Musarra


Rileggiamo
la Prima Parte
la Seconda Parte

Roma, 29 giugno 2015
La guerra. La guerra, fantasma odioso e insanguinato: ancora oggi incombe su di noi, che speravamo in un mondo pacificato.

Una pagina bianca su Settimia interpella brutalmente chi legge: "Avete vissuto la guerra? Ve l'hanno raccontata? Un vostro ricordo." Sentiamo come ha risposto Gloria Massucci:
"Ho visto da bambina gli esiti della guerra nelle macerie delle case diroccate del mio paese: noi bambini andavamo a giocare in mezzo alle rovine.
Nei prati e boschi che circondavano il nostro paese facevamo molta attenzione a non toccare strani oggetti metallici che potevano essere ordigni inesplosi. Come ho già raccontato a Settimia, nelle nostre scuole c'erano manifesti che recavano le immagini dei diversi tipi di mine e bombe e in primo piano c'era l'immagine di un bambino che piangeva perché colpito da un'esplosione che gli aveva portato via una mano.

La guerra per me sono i racconti di mia nonna che mi facevano rivivere l'orrore dell'occupazione tedesca (sotto il mio paese passava la Linea Gustav e in una notte di dicembre del 1943 donne, vecchi e bambini sfollarono per raggiungere a piedi il paesino di fronte, dove erano asserragliate le truppe alleate); ma soprattutto sono i racconti di mio padre partigiano, Idolo Massucci (potete leggere sul sito dell'ANPI la sua biografia) sono le narrazioni delle azioni eroiche contro i commando tedeschi nelle terre della provincia di Teramo.

C'è una foto che amo: ritrae mio padre negli anni Cinquanta con un lungo impermeabile alla Humphrey Bogart (come usava all'epoca), appoggiato pensoso a un albero, mentre osserva il panorama... Era un giovane professore di filosofia che aveva vinto una cattedra a Catanzaro: quella foto lo ritrae proprio nella sua condizione di "esule".

Davanti a quella immagine mi chiedevo da piccola e mi chiedo tuttora: a cosa sta pensando mentre guarda l'orizzonte?

Negli anni non glielo ho mai chiesto e mi piace non averlo mai saputo."


Idolo Massucci
Idolo Massucci (Archivio Gloria Massucci)


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Maria Rettino ci regala un suo prezioso ricordo:
"1945: l'anno doveva essere questo, con tutta probabilità. Se era il '45, come penso, avevo cinque anni. A dicembre ne avrei compiuti sei.
Rivedo me stessa, una bambina in rapida crescita (piuttosto alta e magra a quel tempo) in quella indimenticabile mattina di piena estate. Il ricordo è nitido, luminoso, tra i più belli racchiusi nella mia memoria.
Indossavo un abitino leggero, senza maniche; ero ferma nel piazzale antistante la grande casa dei nonni materni, a Martina Franca, quando vidi avanzare verso di me, da lontano, un giovane uomo in divisa.
Una strada asfaltata separava la casa dei nonni da un vasto terreno che si estendeva di fronte a noi a perdita d'occhio e di qui mi sembra che la figura procedesse: da quel rosso terreno ben arato, ma privo di colture, finché, attraversata la strada asfaltata, giunse nel piazzale dove ero ferma e con aria festosa mi disse: 'Maria, sono io, tuo padre, sono tornato finalmente! Prendi, questo regalo è per te:'
Mi mise un pacco fra le mani. Non ricordo cosa contenesse.
La memoria è concentrata su quel momento, su quell'incontro inatteso. Mio padre (nostro padre) tornava dalla guerra.
Era stato sottotenente del Genio a Taranto negli ultimi anni, e da Taranto, città non molto distante da Martina Franca, era giunto da noi. Con quale mezzo, io non so dirlo. Di sicuro, però, con la gioia nel cuore. "


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Paola Musarra
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