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Il nuovo libro di Gianni Tomasetig

Per Settimia - Prima parte

di
Paola Musarra


Roma, marzo 2015
Premessa
Il 6 dicembre 2014, presso il Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari di Roma (all'EUR), l'Editore Enzo Colamartini ha voluto affettuosamente presentare, insieme ad alcuni pregevoli testi di antropologia, anche il nuovo libro di Gianni Tomasetig: I miei ricordi si tengono per mano, (CISU, Centro d'Informazione e Stampa Universitaria, Roma 2014).

Ricordiamo che questo libro, come i precedenti, è fuori commercio per una precisa volontà dell'Autore, che lo ha stampato a sue spese per regalarlo agli amici più cari.
"Ci sono cose", dice Gianni, "che non si possono comprare..."
Quest'idea, in oltre dieci anni di collaborazione, ha portato alla pubblicazione di ben sette volumi con la casa editrice CISU di Enzo Colamartini, il quale condivide con Gianni l'idea di "dono" intesa nel senso più profondo di condivisione umana e culturale.

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1. - Chi è Settimia?
D'accordo, è il SETTimo libro di Gianni (il precedente, il SESto, è chiamato scherzosamente dagli amici Sestilio), d'accordo, in sloveno knijga che vuol dire "libro" è di genere femminile, ma tutto questo non spiega come mai proprio attorno alla personificazione di questo libro-femmina (anzi, - orgogliosamente - "femminuccia") si sia attivato un imprevedibile intreccio di affetti, a cominciare dalla cura e dall'impegno di Pietro Comastri, che ha voluto regalare alla piccola Settimia una originale - e impegnativa - veste grafica, giocando anche sulla presenza degli škrati, dei folletti (creazione dell'artista delle Valli Moreno Tomasetig), ai quali Gianni paragona i suoi ricordi, che con l'avanzare degli anni diventano sempre più presenti e assillanti, come, appunto, una ridda di folletti.

All'EUR Rosalba Conserva, che ha creato e anima il Circolo Bateson, ha riconosciuto a Gianni il merito e la capacità di comprendere e riconoscere in modo naturale le "strutture che connettono", accogliendo con naturalezza chi legge nel mondo dei suoi ricordi.

All'EUR con Rosalba
All'EUR con Rosalba
foto: P.Comastri

Alberto Quagliata ha definito il libro di Gianni come "una carezza sul cuore" e ha voluto leggere un capitoletto del libro ("Čegas ti?", pag. 52): nel contesto multietnico e multiculturale del rione romano dell'Esquilino, Gianni si riconosce al tempo stesso cittadino del mondo e figlio delle Valli del Natisone...

All'EUR con Alberto
All'EUR con Alberto
foto: P.Comastri

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2. - Dalle Valli del Natisone
Chissà (avanzo un'ipotesi), forse gli abitanti delle Valli con il sesto libro di Gianni (Scherma e teatro - Dialoghi con Luca) si erano sentiti un po' messi da parte, dato che i dialoghi fra Gianni e il giovane Luca si svolgevano a Roma o ai Castelli romani (ma "le amate colline dell'infanzia" riemergevano negli Intermezzi...).

Fatto sta che, grazie a Settimia, che nel suo sinuoso divagare si sofferma a lungo sul mondo delle Valli, Gianni ha avuto la gioia di sentirsi ri-accolto e "riconosciuto" dai suoi conterranei.

Ascoltiamo Michele Obit, scrittore e poeta, direttore del Novi Matajur, che sul suo giornale ("Ricordi come škrati", 14 gennaio 2015, p.5), dopo aver ricordato brevemente le precedenti pubblicazioni di Gianni, i suoi studi (a Napoli, a Roma, a Urbino) e il suo insegnamento all'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica di Roma, così continua:

"Il suo legame con le Valli, e con la sua lingua e cultura slovena, è stato però sempre intenso, a partire dalla sua partecipazione, era ancora ragazzo, all'istituzione del circolo di cultura Ivan Trinko. Ne ha scritto diffusamente nei suoi libri, da L'osteria della nonna in poi.
In quest'ultima opera si fa aiutare ancora dalla memoria del passato che, avverte,
'non sbiadisce con il trascorrere degli anni, anzi. Certi ricordi mi si avvicinano con maggiore insistenza, acquistano spessore e concretezza con il passare del tempo, possono diventare delle presenze quotidiane.' E quindi, accanto alle cronache legate ai luoghi in cui oggi vive assieme a Paola, i colli romani, ci sono quelle beneciane. Cronache e ricordi, dai pasti a Zverinac ('Il momento in cui la famiglia riunita poteva affrontare i problemi legati alla quotidianità ed i programmi di maggior respiro') ad avvenimenti più recenti, come le soddisfazioni letterarie dell'amico Viljem Černo e l'apertura del museo SMO a San Pietro al Natisone.
In questo libro, forse più che in altri, il respiro è però più ampio, Tomasetig racconta anche del mare di Trieste, della Maremma e di Ostia, e di una gita ad Anzio o nelle foreste del Casentino. Ci sono poi anche le persone incontrate ed alcune poesie che servono a dare contrasto ad immagini che però non sono per nulla offuscate. E così il settimo libro di Gianni Tomasetig rappresenta semplicemente (e non è poco) il proseguimento dell'esperienza di una vita vissuta con passione e senso di libertà."


Passione e senso di libertà...

E dalle Valli ancora una voce, quella di Silvana Chiabai, che dal suo negozio di Azzida ci allieta con il profumo delle sue squisite gubane, ma non trascura il canto e la poesia:

"Carissimo, ho letto con un piacere speciale il tuo libro dove i miei ricordi si sono magicamente intrecciati con i tuoi, facendomi rivivere in un sogno meraviglioso e nostalgico il tempo passato (...) e magari, al risveglio, ti asciughi una lacrima... Siamo così."

Siamo così...

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3. - Ricordi intrecciati
C'è una novità in questo libro di Gianni rispetto ai precedenti. Ogni tanto c'è una pagina bianca che invita "anche chi legge a confrontarsi con i propri ricordi e a far emergere dalla memoria i volti, i suoni e i colori degli affetti" (dalla Quarta di copertina).

A voi!
A voi!

Che cosa ne pensa di questo "intreccio" di memorie Moreno (Moto)Tomasetig, il creatore dei folletti che così generosamente ha permesso a Gianni (e conseguentemente a Pietro Comastri, che se n'è innamorato e li ha moltiplicati) di animare le pagine di Settimia con le sue creazioni? Ebbene, Moto pensa che le pagine bianche siano semplicemente un modo per stare più a lungo insieme al libro, invece di lasciarlo subito dopo averlo letto!

Rosalba Conserva così commenta:"E' un invito a noi lettrici e lettori a far parte della sua opera. Non a completarla - cosa impossibile, e forse non voluta da Gianni: nessun cammino sulla strada dei ricordi ammette un punto fermo - ma ad accompagnarlo sulla via: esplicitando i nostri pensieri incontreremo i suoi... Insomma, una versione molteplice del suo e del nostro mondo."

Ascoltiamo Linda Fuxa, psicologa e psicoterapeuta: "... Ricordi-folletti, che spuntano fuori gioiosi e dolci insieme ad altri malinconici e dolorosi, sapendoli intrecciare con semplicità ad altre vite, altre storie e relazioni affettive di grande intensità e valore. E' un grande dono..."

Giuseppe (Pinokim) Cossuto, che tiene sempre alto il vessillo della libertà, pone un interessante problema. Dopo aver descritto la mia casa come un accampamento nomadico (ed è proprio così: scialli e cuscini multicolori e un disordine che come un mare in tempesta non si placa, anzi si accavalla in ondate successive...) descrive se stesso e Gianni come due predoni barbarici intenti in una coinvolgente conversazione riguardante i ricordi:

"Il più vetusto dei due, come se osservasse le traiettorie imprevedibili degli insetti, attendeva e lanciava ogni tanto sguardi definiti, da qualche parte che solo lui poteva fissare.
Il territorio era il suo, lo conosceva benissimo, da decenni. Li avrebbe stanati, quei ricordi, li avrebbe intrappolati e avrebbe dato le risposte. Poi forse li avrebbe lasciati andare, li avrebbe resi di nuovo liberi di fare con lui quello che di solito fanno i bambini piccoli con i nonni troppo permissivi, ma aveva intuito che poteva catturarli solo se avesse capito dove stavano più profondamente annidati. (...)
I suoi ricordi, nati sani in Benečija (probabilmente concepiti a Napoli prima della sua nascita) che fanno girotondi, giravolte e nascondini tra spadaccini, filosofi, montanari e Caput Mundi ... che stranamente lo portano a prima dei suoi ricordi stessi, lo fanno diventare quasi un coscritto della Grande Guerra che deve lasciare la propria morosa e partire per questa guerra che non sente sua, una guerra per inutili confini...".


C' è un terzo personaggio nell'accampamento nomadico, sono io, definita ossimoricamente da Pinokim come "maestrina scarmigliata" (di solito alle maestrine non pende un capello...). Quindi: "scarmigliata", sì, certo, "maestrina" pure, se pensiamo al mio disperato e vano tentativo di mettere ordine in un caos non sanabile, per far assumere forma lineare di libro (quindi con un "prima" e un "dopo", con un sommario, una bibliografia e un indice delle illustrazioni) al magma incandescente dei continui ripensamenti dell'Autore, che, per sua esplicita ammissione, quando scrive i suoi libri appunta "disordinatamente alcuni passi su quaderni e quadernini, mescolandoli con annotazioni, indirizzi, bibliografie, resoconti di convegni che non c'entrano per niente..."(pag. 40)

Ma torniamo a Pinokim, che davanti all'intreccio di ricordi miei e di Gianni (Napoli, la Grande Guerra con mio padre giovane, il mare), sentendo parlare di "incatenare", "intrappolare", "catturare" ci pone un interessante problema: se intrecciamo i ricordi, li intrappoliamo? Lui stesso trova la risposta, creando un dialogo tra il Vetusto e la Maestrina:

"- Mi dica, Signorina Maestrina Scarmigliata: quanti suoi ricordi sono anche miei?
- Se riesci a "catturarli" e a "incatenarli" al libro lo saprai da solo...
- Ma io non incateno proprio nessuno, i miei ricordi sono liberi, e liberi devono restare!
- Ascolta: se li condividi, restano liberi ugualmente. Anzi, potrai ritrovarli più facilmente. Ad esempio, ti ricordi di Napoli?
- Come potrei scordarla? E' mia e sua, cara Signorina,anche se nessuno di noi due è SOLO napoletano...
(...) I bambini gnomosi delle valli slave d'Italia si trasformano in scugnizzi, e in studenti, e in altro, altri, altrove. Ricominciano a scorrazzare..."


Ed eccoli arrivare in Abruzzo, da Gloria Massucci:

"... Dove meglio che in Abruzzo gustare le pagine di Settimia? Dove se non vicino al caminetto acceso, mentre fuori incalzava la tormenta di neve ed il vento turbinava tra i vicoli di Guardiagrele ascoltare le voci dei folletti, dei cugini e amici degli škrati delle valli boschive del Natisone?
E' vero, caro Gianni, i ricordi si tengono per mano, l'ho sempre pensato anch'io e me ne sono maggiormente convinta leggendo le pagine di Settimia. Ed è un destino che accomuna noi e tanti altri amici quello di essere nati e cresciuti altrove e pur tuttavia sentirci a casa nostra in questa grande Roma che ci ha accolto ed incantato da subito (...) E noi, silenziosi e meditabondi montanari abituati al canto del vento e al silenzio delle vette ci siamo lasciati ammaliare dalla grande Metropoli, da questa sorta di Magna Mater in cui canti e voci di tutti i continenti creavano discrasie e un nuovo ordine del discorso...
Ed ho capito dalle tue pagine perché quei folletti stanno sempre lì, nascosti dietro gli armadi, nei ripostigli più dimenticati, ci guardano di sottecchi e sono tra loro complici: pronti a saltare sui nostri tavoli, sulle nostre ginocchia, tra le pagine dei nostri libri, si tengono per mano, se uno di loro fallisce viene subito aiutato dall'amico più furbo e incisivo, quello che sa bene quale è la corda recondita del nostro cuore, quella che più facilmente cede alle lusinghe della rimembranza...
(...)Davanti ai miei occhi una fantasmagoria di quadri e scene animate: ecco una corsa infantile ad inseguire di notte il volo zigzagante delle lucciole, oppure la corsa forsennata sulla neve a bordo di slitte improvvisate, la sensazione di essere stati bambini preziosi, noti a tutti e protetti da tutti (impossibile perdersi, anche nei boschi:
"Čegas ti?").
E poi ci sono i ricordi delle guerre appena terminate, l'immagine dei manifesti affissi nelle scuole che raccomandavano a noi bambini di non raccogliere nei prati strani oggetti metallici, capaci di esploderci fra le mani. E i racconti di guerra di mio padre che mettevano in scena nella mia fantasia le azioni dei partigiani sulle montagne, l'occupazione dei tedeschi...
Geniale, caro Gianni, l'idea di inserire nel libro le schede interattive, al fine di fare del lettore un personaggio tra i personaggi, Tutto questo ha contribuito a fare di Settimia un libro diverso, una sorta di scena teatrale (e qui sono presenti gli echi di Sestilio) in cui Gianni
auctor ha giocato anche il ruolo di Gianni agens ed il lector in fabula ha dato vita, grazie alle schede, alla scrittura dei propri personali ricordi.
Per questo volevo anche dirti che mi sono divertita molto a scrivere anche le mie piccole pagine, come Settimia voleva... ma questa è un'altra storia...


Cara Gloria, mandaci le tue pagine, Settimia le aspetta!

Settimia


Per concludere questa piccola rassegna stampa (che avrà sicuramente un seguito), ecco un ricordo d'infanzia di Maria Conserva Rettino, che ha diligentemente (e deliziosamente) riempito tutte le pagine bianche di Settimia.

"Nei pomeriggi di primavera (a quel tempo, anni 50, abitavo a Monopoli in provincia di Bari con la famiglia d'origine), la nonna paterna accompagnava i suoi otto nipoti (mio fratello, mia sorella Rosalba, io e le mie cinque cugine) alla stazioncina del paese, non molto distante dalle rispettive abitazioni.
A quell'epoca i viaggi appartenevano solo ed esclusivamente ai nostri sogni.
Giunti sul posto, attendevamo con impazienza il passaggio dei treni: Bari-Lecce, Lecce-Bari. Salutavamo festosamente i convogli, man mano che sfilavano sotto i nostri occhi.
Tornavamo a casa con la testa piena di sogni e progetti di viaggio. La felicità è nelle piccole cose e noi, nell'infanzia, la felicità l'abbiamo conosciuta."


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