![]() Da Livške Ravne - foto: P. Musarra Roma, novembre 2008 La poesia non si può spiegare, si può solo farla vibrare come una corda e vedere quali echi suscita dentro di noi. Io vi racconterò le mie personali risonanze, invitandovi a ricercare le vostre. Un trasalimento di gioia Così ritrovo con gioia alcuni temi già espressi nella precedente produzione poetica di Antonella (a partire da Tatuaggi), sapientemente riorganizzati in una matura e meditata orchestrazione. Il paesaggio "e io mi inchino alla scomparsa
come davanti alla nascita di un sovrano". Si può dunque assistere ad una scomparsa considerandola un atto profondo di rigenerazione. "ciò che scompare infatti contiene/annuncia/indica/rivela un luogo più interno
più profondo per farsi seme". ![]() foto: P. Musarra Il paesaggio delle Valli, anch'esso mutevole e cangiante, incanta come un fragile sortilegio. Trovo nei versi di Antonella le "parole per dirlo", parole che sfiorano, che accarezzano con lo sguardo senza toccare, come si farebbe con un animale selvatico: "Così resto seduta e sono
nel volo della poiana seguo il prato con gli occhi fino a sparire frusciando nel bosco e il bosco soffiando nel ruscello e ogni cosa insinuandosi nella cosa confinante e i confini tra le cose ingoiano se stessi sibilando un rumore veloce e chiaro. Che sia chiaro! Tutto alla scomparsa si infila nel proprio suono!". Compenetrazione "Ho trovato un posto dove stare seduta tranquilla
e alzarmi ogni tanto nell'attesa espirare piano tutta l'aria del corpo restare vuota ad aspettare che anche tu sia vuoto e neanche vuoto sarà abbastanza". Il posto per sedersi tranquilla non è certo la risposta ad una ipotetica ricerca dell'ubi consistam: è solo una sosta provvisoria: "Posso stare qui tutto il tempo necessario
a un trasloco a lungo rimandato". C'è sempre infatti "quel desiderio di fuga portato come una coda": "Cerco un'altra materia a sostenere la geografia
che porto tatuata sotto la pianta dei piedi". Nel frattempo "Ho deciso di stare dove posso comprenderti tutto
dove puoi stare davanti a me e io lasciarti andare dove se allungo la mano ti entro e tu mi coli intorno se mi accarezzo le tue pieghe andiamo una nell'impronta dell'altro". Ed è un invito all'altro a lasciarsi andare, a farsi liquido ("Sparisci! - Passami dentro!"), in un inestinguibile corpo a corpo: "e diventiamo insieme uno
e non c'è più nessuno". ![]() ... e non c'è più nessuno... foto: P. Musarra Zavorra "Fu quando tagliai la corda del ponte
l'altra sponda sparì a qualsiasi intenzione e vidi scorrere finalmente cadavere il tempo passato e i suoi luoghi". Le concrezioni del passato esalano in volute di fumo, creando l'attesa di un tempo sconosciuto "come - nel moto ascensionale degli addendi
l'arrivo della prossima raffica di vento". Perché possano farsi seme, eventi volti e luoghi trascorsi debbono ardere in lenta combustione: "Travolti dal vento verticale
gli inquisitori le case le opinioni virtuose gli sperduti le chiese le verità ricomposte gli amici di tutti le menti mostruose i fienili vuoti gli animali inutili i ceri accesi le spente spose". Tutto è spazzato via: "lo spreco di storia
il baratto di miseria per miserie il tanto difeso dire (...) il paese sfinito le meschinità altere l'odore di chiuso il metro di terra minato i nomi che non trovo il fiato dei corpi sbarrati". E' tutto il dolore di questa sofferta terra di confine che lentamente esala: "Al di là della siepe svapora la parola
Il semeche è stata terra ed è stata guerra ho dato la mia prima vita a lei lingua involata". Che cosa è un seme? E' un germe nascosto nel profondo che vuole prepotentemente spingersi all'aria, alla luce, è un "dentro" che vuole essere un "fuori". "Affacciata alla scomparsa
gioco con i miei capelli di sempre arrotolo tra le dita ricordi nuovi (...) aspettando mi resti tra le mani la forma più essenziale ciò che resta togliendo tutto". Il seme-promessa è dunque questa forma essenziale: "Tutto si alza in volute come da un bollitore
svanendo a spirale tutto torna alla fonte sonora originale per prendere forma memorabile". In un itinerario alchemico (iniziazione - purificazione) "... dissolvendo
ogni cosa s'imprime e nell'aria rilascia l'impronta del suono che è stata (...) E nel vuoto divino sbalzata dal proprio incavo salvata dal presente confino scorre inesauribile la stessa parola si spalanca in mille parole volte altrove". Così, "immolando luoghi stremati dai nomi" si compone una memoria nuova. In questa incessante trasmutazione non c'è ansia per la scomparsa, ma un'attesa pregna di futuro: "come una valle mi preparo alla vibrazione dell'eco
pronta alla sua scomparsa". E c'è posto per l'amore: "Distesa lungo l'ultimo sentiero
sono la tua forma senza inganno". Né oblio né avviluppanti memorie: una prolungata decantazione rivelerà in "chiara trama" - disegno puro, forma essenziale - gli intricati labirinti del nostro vissuto: "Ti aspetto dunque all'imbarco: vieni
con radici intrecciate in chiara trama mappa di mappe sovrapposte...". ![]() ... in chiara trama... foto: P. Musarra Se volete ascoltare la voce di Antonella andate nell'Archivio sonoro del sito www.ilnarratore.com.
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