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In un grande albergo romano

Incontro promozionale

di
Paola Musarra

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Io sono una donna anziana, anzi vecchia.

Ricevo una telefonata: una voce di donna giovane, fresca, mi annuncia con entusiasmo la prossima apertura di qualcosa come una profumeria, un centro benessere, non ricordo bene. C'è un omaggio per me (sarà un saponcino? un bagnoschiuma dolciastro?), posso passare a ritirarlo ad un incontro promozionale che si terrà in un grande albergo a due passi da casa mia.

Debbo fare una premessa. Durante i lunghi anni della mia carriera di insegnante ho dedicato molto tempo alla lettura critica in classe dei messaggi pubblicitari (testo e immagini) per rendere coscienti alunne ed alunni delle tecniche di persuasione, più o meno occulte, messe in atto dai venditori.

Ancora oggi sono personalmente coinvolta nello studio degli infiniti modi dell'"agire su qualcuno" (il passaggio all'analisi del discorso politico è breve...). Si veda a questo proposito il recente convegno del Circolo Bateson dal titolo: "Che storia mi racconti?". Segnalo anche il volume di B.J.Fogg, Tecnologia della persuasione (Apogeo, Milano 2005)... ma la bibliografia sarebbe infinita.

Torniamo quindi al nostro incontro promozionale.

All'ora indicata vado all'appuntamento.
Un grande, vecchio albergo di prestigio, vicino alla Stazione Termini.
Entro nell'atrio dal soffitto altissimo. Stucchi, dorature, velluto rosso. Enormi poltrone, nelle quali è assai facile entrare; notevolmente più difficile è convincerle a mollarti se ti vuoi alzare, specialmente se le tue giunture hanno visto anni migliori.

E qui mi accorgo che le pesone presenti sono tutte più vecchie di me: capelli bianchi, bastoni, gambe tremolanti...

... capelli bianchi...... gambe tremolanti...

Sui tavolini di marmo dal piede d'oro molto lavorato ci sono alcuni vassoi: caramelline, biscottini friabili. Roba che si può succhiare.

Alcune pimpanti animatrici dalla voce squillante accolgono gli ospiti come vecchi amici, li dividono in piccoli gruppi e li avviano verso una grande sala, con immensi lampadari di Murano.

Ci sono tanti piccoli tavolini, e un lungo tavolo sul quale intravedo strane vaschette con tasti e manopole (per pediluvi elettronici?).

Mi siedo ad uno dei tavolini, insieme al venditore che mi è stato assegnato. E' giovane, magro, tutto "assettatuzzo", con la cravatta, impeccabile.

Per prima cosa mi offre l'omaggio: è un bel cuscinotto sagomato per la nuca, utile sia per la poltrona che per il letto. Lo accetto molto volentieri. Segue un generico questionario (rigorosamente anonimo!) sulle mie abitudini alimentari e motorie. Rispondo con precisione, aspettando il seguito.

Intorno a noi ferve un'animazione continua: gli anziani, che sembrano contenti di essere presi in considerazione, si alzano a turno dai tavolinetti e vanno a guardare i bacinelloni di plastica che troneggiano sul tavolo lungo, assistiti da un tecnico che ne spiega il funzionamento. Il mio giovane venditore mi invita a raggiungerli.

Il tecnico mi chiarisce la funzione del misterioso apparecchio: risolverà tutti i problemi perché in breve tempo farà passare tutti i dolori, ai piedi, alle ginocchia, alla schiena... e chi non ne ha?

Ritorno dal venditore mentre ogni tanto in sala scroscia un applauso. Chiedo spiegazioni. Ebbene, ogni volta che qualcuno acquista un bacinellone, il pubblico applaude. Manca solo la televisione...

Ma qui viene il bello: l'apparecchio costa 5.500 (cinquemilacinquecento) euro!

E adesso, secondo loro, io dovrei sentirmi "obbligata" a comprare, per ricambiare l'accoglienza, il dono...

Guardo il giovane negli occhi con l'aria di - a Roma si dice così - "Ce sei o ce fai?"

Poi, ammettendo che le vendite siano "vere" (il sospetto viene che si tratti di "compari"... come mai le animatrici chiamano per nome alcuni "acquirenti"?), gli chiedo che cosa secondo lui potrebbero dire figli e nipoti quando i vecchietti stasera annunceranno di aver preso un impegno del genere...

... i figli...... i nipoti...

Resta senza parole.

Gli propongo di restituirgli il cuscinotto, mormora imbarazzato: "No, no... può tenerlo, anche se non compra niente...".

Resto ancora qualche minuto nel gerontocomio, poi con calma esco, liberandomi dall'aria soffocante dell'albergo.

Sulla strada verso casa incontro il "mio" venditore, sta andando alla stazione. Parliamo un po'. Questa volta sono io a fare le domande. Si è laureato in giurisprudenza da poco, ha trovato questo impiego... Mi guarda turbato. Nel salutarlo, gli auguro di trovare un lavoro più adatto ai suoi studi e - forse - ai suoi sogni.



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Paola Musarra
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