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poEtiche e dintorni

Donne e poesia a Roma

di
Paola Musarra


il logo di roma

Mi piace tornare sulle cose quando si sono ben sedimentate (del resto, MeDea non rincorre l'attualità).

Vi propongo perciò alcune riflessioni su un autunno romano che è stato denso di voci, di corpi, di poesia - di donne.

il logo di romapoesia

Per una informazione particolareggiata su questa interessante manifestazione, romapoesia 2010 11-17 0ttobre - poEtiche, interamente dedicata alle donne e curata da Maria Teresa Carbone e Franca Rovigatti, vi rimando al blog e al sito di romapoesia.

Il mio percorso all'interno di poEtiche, necessariamente limitato, e comunque molto personale, mi ha consentito di seguire il filo di alcuni temi a me particolarmente cari (gli scambi e gli influssi tra una lingua e l'altra, la traduzione di poesia, il confine tra le lingue e le culture); mi ha permesso inoltre di incontrare donne straordinarie, di scoprire angoli culturali di Roma che non conoscevo e di tornare in luoghi a me cari.

il logo delle biblioteche romane

La biblioteca Marconi di via Gerolamo Cardano arricchisce con le sue iniziative culturali un quartiere assai vitale. Ci vado spesso. Dopo un lungo percorso in autobus attraverso strade animate. Al ritorno, mi lascio tentare da squisitezze gastronomiche di ogni tipo.

Maria Teresa Carbone introduce e guida la tavola rotonda ("Influssi: tra una lingua e l'altra") con Antonella Anedda, Daniela Attanasio, Elisa Biagini e Fiorenza Mormile.

Lasciatemi esprimere gioia e sollievo per una tavola rotonda nella quale "ci si ascolta"! Con ironia, con leggerezza, ma anche con partecipata accuratezza, le protagoniste lanciano (e si ri-lanciano) quelli che saranno alcuni fili conduttori del convegno e che qui riporto, "traducendoli" infedelmente dai miei ricordi.

  • La traduzione è impossibile? Dunque va letta come un gesto di generosità.
  • Traduciamo solo la poesia che ci piace... ma allora, stiamo attente alle "sovrapposizioni": ci vuole la giusta distanza!
  • E' meglio scegliere autori che ci piacciono ma non ci somigliano. E poi, esistono anche le traduzioni "di servizio" di autori sconosciuti...
  • Bisogna essere grate a chi ha tradotto prima di noi... E' vero: io una volta mi sono messa a tradurre una poesia proprio perché la precedente traduzione non mi piaceva!
  • E non dimentichiamo che le traduzioni invecchiano. Invecchiano con noi.
  • Quindi, bisogna sempre ri-tradurre...

Dopo una serie di letture poetiche, il pubblico interviene (strano, soltanto gli uomini fanno domande).

  • Domanda = Perché parlate sempre della morte?
    Risposte =
    • Di solito si rimuove la morte, la malattia: ma la poesia contemporanea delle donne anglosassoni mette in primo piano proprio questi argomenti.
    • E' un tentativo di dialogo...
    • E' vero: la poesia è esercizio di morte, ma è anche una risposta alla morte, alla morte come assenza: la sconfigge, parlandone.
  • Domanda = E quando qualcuno/a traduce le "vostre" poesie?
    Risposta = E' una vera sfida: troviamo cose che non sapevamo di aver detto...

il logo della biblioteca europea

Ritrovo molti dei temi trattati alla Marconi nella splendida Biblioteca Europea di via Savoia, nel cuore del Gœthe Institut, che accoglie una densa tavola rotonda sul tema "Passaggi: la traduzione di poesia".

Jacqueline Risset (che ha tradotto la Divina Commedia in francese) ci ricorda che la traduzione di testi poetici è stata a lungo considerata come una attività ancillare. In realtà occupa un posto fondamentale perché ci consente di entrare nel laboratorio di uno scrittore, di studiare le sue scelte. Si creano, si inventano nuovi rapporti, nuove connessioni all'interno di una lingua, grazie a questo confronto.

Certo, alcuni testi poetici sembrano irraggiungibili, in tal caso è il ritmo che aiuta e libera il traduttore. Nel caso di Dante, se è impossibile rendere in francese la terza rima, il ritmo degli endecasillabi può essere riprodotto. E non ha senso usare gli arcaismi: Dante scrive la Commedia in volgare, creando nei lettori del suo tempo un senso di assoluta vicinanza. Ecco perché bisogna continuamente "rifare" le traduzioni...

Tra le altre voci della tavola rotonda ho trovato particolarmente interessante l'intervento di Tiziana Colusso, comparatista, sul translinguismo: attraversamenti, simultaneità e assonanze nel passaggio permanente da una lingua all'altra.

Chiude la serata l'apparizione di Maria Luisa Spaziani (non speravamo più di vederla), apparentemente periclitante, in realtà lucidissima e brillante, che ci intrattiene con il racconto delle sue esperienze di traduttrice (da Charles d'Orléans a Yourcenar), soffermandosi soprattutto su alcuni esilaranti episodi riguardanti le sue traduzioni delle opere di Marguerite Yourcenar (ricordate Wang Fo?).

In fin di serata, faccio in tempo a precipitarmi alla Stazione Termini per salutare Antonella Bukovaz, ospite di poEtiche, e farle compagnia nella lunga fila d'attesa per i taxi.

Domani mattina Antonella si sveglierà presto e andrà a trovare Amelia Rosselli al Cimitero degli Inglesi...

il logo di romapoesia

ESC Atelier, un grande spazio risonante in via dei Volsci, a San Lorenzo. Mi raccontano che un tassinaro ha spiegato ad alcune poete ignare la storia e il senso di questa strada e di questo quartiere.

All'inizio, un po' di confusione, poi tutto acquista senso. "Tra poetesse e poete", le voci si susseguono. L'esile figura di Antonella si staglia e si impone. Ritrovo Tiziana Colusso, che si presenta con la soprano Carmen Petrocelli per arricchire la sua già folta panoplia di suoni.

C'è un tavolo con i libri, scelgo Corporea, una straordinaria raccolta di poesia contemporanea di lingua inglese (Le voci della luna 2009) curata da Loredana Magazzeni, Fiorenza Mormile, Brenda Porster e Anna Maria Robustelli.

Qui davvero il corpo delle donne trionfa, senza pudori e senza rimozioni, in tutto il suo tracotante splendore e con tutte le inevitabili miserie (violenze, malattie, vecchiaia...) che il tempo incide sulla pelle.

Trovo un magnifico ritratto ("Warning", "Avvertimento", di Jenny Joseph, traduzione di Loredana Magazzeni, pp.172-173) di una donna che si immagina già vecchia: vestita in modo improbabile, esce in ciabatte sotto la pioggia, rubacchia i campioncini nei negozi e "impara a sputare"...
Insomma proprio quella vieille dame indigne che ho sempre sognato di essere e che in parte già sono.
Ci sono poi i "Thoughts after Ruskin", "Pensieri alla Ruskin", di Elma Mitchell (traduzione di Anna Maria Robustelli, pp.16-17), sulle donne immerse nelle pulizie di figli, casa e vecchi, e sprofondate in tutta "la chimica tremenda delle loro cucine" (tagliano, sbollentano, gratinano, polverizzano...). Ricordate Medea's Scream?

Insomma, comprate 'sto libro e meditate.

il logo della libreria tuba

Trasferiamoci adesso in un luogo e in una atmosfera completamente diversi. In via del Pigneto 21 c'è Tuba, una deliziosa libreria con un enorme, soffice divano.
Ma la libreria è piccolissima: ce la farà ad accoglierci tutti?

Mentre aspettiamo (con me c'è Gianni, il mio compagno) parliamo con Anna Maria Giancarli. Nelle sue parole rivive la tragedia dell'Aquila da lei vissuta in prima persona, rievocata con estremo pudore e forse proprio per questo ancora più agghiacciante.

Poi si comincia. Nello spazio fioriscono sedie, c'è chi preferisce star fuori (via del Pigneto è riservata ai pedoni)
Antonella Bukovaz, simbolicamente sulla soglia, sembra incarnare il grande atelier (all'aperto - al chiuso) di Topolò.

La poesia di Anna Maria Giancarli rievoca il simbolismo del calendario incaico, fatto di cordicelle, di fili intrecciati, perché la vita non cada nell'oblìo.
E Lisabetta Serra, di Modena, ci trafigge con il ricordo delle madri di Beslan...

L. Cappanera,
Compianto per Beslan,
part.
Loretta Cappanera
Compianto per Beslan
part.

L'ultimo incontro al quale ho partecipato ("Sul confine") ha avuto come cornice un'altra piccola, deliziosa libreria nel cuore di Trastevere: la libreria Griot, in via di Santa Cecilia.

La libreria è dedicata "alle produzioni artistiche e letterarie africane e della diaspora, espressioni di nuove identità cosmopolite".

il logo della libreria griot

Anche qui c'è un grande divano, anche qui miracolosamente lo spazio si moltiplica con sedie e sedili.

Mentre aspettiamo suggerisco a Lisabetta Serra di andare a vedere nella chiesa di Santa Cecilia poco distante l'impressionante statua del Maderno con la santa semidecollata. Roma ha sorprese ad ogni angolo.

Maria Teresa Carbone introduce i lavori ricordando una frase di Antonella: "Sono nata a Topolò, al centro del mondo". Ed è il centro del mondo che bisogna spostare, come suggerisce uno scrittore africano.

Qual è il centro del mondo per Ribka Sibhatu, nata all'Asmara, approdata a Roma dopo aver attraversato Etiopia e Francia? Orgogliosa della sua africanità ("So' bella nera!") e del suo accento romano, Ribka vuole rimanere viva nelle sue diverse identità ("Le mie lingue sono un nutrimento") e scrive fiabe in tigrino.

Rimanendo sul filo del confine tra una lingua e l'altra, c'è chi cita uno scrittore serbo che alla domanda "Perché non scrivi in serbo?" risponde: "Perché non so più che effetto fanno le parole alle persone".

Antonella esprime un diverso disagio: "Quando scrivo in sloveno sento che qualcosa 'si scolla', non ho il controllo della lingua della poesia... 'parlo dal bordo'... 'sempre cerco la parola persa'...".
E noi aspettiamo il suo prossimo libro.

Jonida Prifti è una giovane albanese nata a Berat. E' venuta in Italia per studiare. Sta riscoprendo il suono e il ritmo della sua lingua. La sorella Dafina traduce in italiano.

Nella tradizione albanese Ajenk (la festa) designa i festeggiamenti che durano quattro giorni e precedono la festa di nozze. Ma nella composizione di Jonida (testo e video) la festa contadina della ragazza che va sposa - sposa forzata, matrimonio combinato - si trasforma in un rito violento: la sposa ha la corda al collo, una corda rossa. E il grido ripetuto "Ajenk! Ajenk!", La festa! La festa! è un grido disperato.

In me è emerso un ricordo infantile. Eravamo a Montefiascone. A volte sentivo l'urlo dei maiali portati al macello: "Oink! Oink!" Una festa, certo, ma non per loro.

Jonida ha messo il suo video su Internet, potete scaricarlo da Megaupload.

Ma io vi consiglio anche di andare su Reti di Dedalus e cercare in Checkpoint Poetry il nome di Jonida. Provate a leggere "Senza capelli", una impietosa descrizione di convivenza fra donne, nella quale è incastonata la saporosa rievocazione della morte di Hoxha: "Fu nel 1985. / Avevo tre anni ma li portavo bene...".

Basta. Mi piacerebbe continuare a parlare di tutto e tutte, ma chiudo qui le mie riflessioni. Tanto - voi lo sapete - su MeDea la porta della poesia è sempre aperta.



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