Vi è mai capitato di avere nostalgia di un carezzevole mondo di suoni, legato indissolubilmente alla dolcezza di un luogo e al calore di amichevoli presenze?
E' capitato a me quest'anno con il friulano.
Se sia lingua o dialetto in questa sede non voglio discutere: io so che amo quel tessuto sonoro, delicatissimo e al tempo stesso pungente che trova la sua più completa realizzazione nella poesia.
Lucia Gazzino ci sorprende con la sua molteplice identità poetica (scrive in italiano, friulano, inglese). Questa volta ci offre una raccolta di poesie in friulano, da lei stessa tradotte in italiano: Babel - Oms, feminis e cantonírs (La Vita Felice, Milano 2012).
Il volume è arricchito dall'acuta introduzione di Gerardo Mastrullo e da una bella e inquietante immagine (la torre di Babele sembra essere in realtà una inaccessibile torre d'avorio...) di Massimo Malipiero in copertina.
Dove cercare l'identità di Lucia?
Forse proprio in quello spazio di frontiera così caro ai traduttori che permette di TRANS-DUCERE, cioè di accompagnare da un territorio all'altro il suono poetico senza sfigurarlo, anzi colorandolo di ritmi e modulazioni che le nuove parole suggeriscono.
Qualcosa si perde, qualcosa si guadagna: giudicate voi (pp.48-49):
Lizere la vite
un sghiribiç di matite
un pont di colôr smamît
une bave di aiar lizere
par câs passà, par câs lâ vie.
Tenue la vita
un segno di matita
un punto sbiadito
una folata di vento leggera
transitare per caso, per caso andarsene via.
Libri e identità 2:
Giuseppe Cossuto e i nomadi guerrieri
Libri e identità 3:
Sergio Boria e il ricordo inventato che noi siamo
