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Sulle tracce di Cecilia Kin


di
Paola Musarra






Roma, 11 marzo 2005

E' piena la saletta della Fondazione Basso, in via della Dogana Vecchia.
L'Associazione Lipa (ve ne ho parlato su MeDea in occasione del convegno di marted́ 27 gennaio 2004: "Fuori dall'ombra") e la Fondazione presentano il secondo incontro (il primo era un omaggio al traduttore Lionello Costantini) sul tema "Per un'Europa delle culture", dedicato questa volta a Cecilia Kin.
Interverranno nel dibattito Luciana Castellina, Giulietto Chiesa, Roberto Toscano (attualmente ambasciatore a Teheran) ed altri "amici di Cecilia" (così recita il comunicato stampa).

il logo dell'Associazione Lipa

L'Associazione Lipa è cresciuta (alla fine di questo file troverete tutte le indicazioni per eventuali contatti). Sul tavolo c'è un bel volume che raccoglie gli atti del convegno "Fuori dall'ombra", pubblicato con il sostegno della Provincia di Roma.

Luci Žuvela (comunicatrice e formatrice socio-culturale di Lipa) fa gli onori di casa. La sua alta figura sovrasta la piccola folla di invitati. Mi accompagna al mio posto, poco dopo l'incontro ha inizio.

Di Cecilia Kin so molto poco: era un'italianista russa, scrittrice e giornalista. Negli anni di chiusura culturale dell'Unione Sovietica la sua casa di Mosca era diventata un punto di riferimento per molti intellettuali italiani. Era amica di Leonardo Sciascia, di Giulio Einaudi, di Alberto Moravia, di Miriam Mafai... Insomma, una donna interessante, ma io non so farmi un'idea di come lei fosse veramente. Ho cercato invano una sua immagine su Internet, niente da fare, ancora non la "vedo".

Poi, però...

Con piccole pennellate successive, attraverso le parole di chi l'ha conosciuta, piano piano un disegno, un ritratto si precisa:

  • ... era ebrea (Cecilia Rubinstein), suo fratello se ne andò in Israele e lei ne soffrì...
  • ... il marito era corrispondente della Tass, fu arrestato e fucilato nel 1937...
  • ... fu arrestata anche lei ma non volle rinnegare il marito davanti al KGB (anche se il loro rapporto era da tempo finito), perciò fu rinchiusa nel lager delle "mogli dei nemici del popolo"...
  • ... in carcere cercava di sopravvivere ricordando le sue visite ai musei romani...
  • ... rifiutava il regime (si era rifugiata mentalmente in Italia) e il conformismo, la sua fu una militanza etica e intellettuale...
  • ... quando arrivò a Mosca dovette inventarsi la vita: conosceva il francese e l'italiano e si buttò sull'italiano...
  • ... era sorprendentemente autodidatta, ma conosceva la letteratura italiana meglio degli Italiani...
  • ... amava la cultura, l'Italia e la Russia, voleva essere un ponte, anzi, "un ponticello" tra i due paesi...
  • ... tutti andavano da lei a "raccontare"...
  • ... in un paese "doppio" (le notizie mancavano, bisognava leggere fra le righe) aiutava gli italiani a "capire i codici" (un libro su Mao poteva in realtà alludere a Breznev)...
  • ... la sua casa di Mosca era piccolissima, gli amici stavano tutti ammucchiati uno sull'altro...
  • ... ma nella piccola stanza non mancava mai un dolce molto buono, che mangiavano con il the...
  • ... non era per niente diplomatica, disse francamente a Moravia che le ultime cose che lui aveva scritto non valevano gran che...
  • ... e definì "vergognoso" un articolo del compagno Ercole Ercoli (Palmiro!) apparso su una rivista politica...
  • ... disapprovava il riformismo di Turati, che aveva deviato dagli obiettivi rivoluzionari...
  • ... il marito la chiamava Rikki-tikki-tawi...
  • ... era piccolissima di statura...
  • ... le sue borsettine...
  •           

  • ... le sue scarpette col tacco alto...
  •           

  • ... dopo la sua tragica morte finì "la casa di Cecilia": per gli intellettuali italiani Mosca non fu più la stessa.

Mentre gli altri si attardano nella saletta, esco tra i primi nella sera romana. Ma Cecilia è con me.



Contatti:
sito Assoc. Lipa:
www.lipalipa.it
per info: mail Lipa
oppure telefonare al 3477677300 (Tina Hajon)
o al num. 0670304709.

mail Fondaz. Basso
oppure telef. al numero 066879953

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