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"Stella d'Oriente..."
Editoriale

di
Paola Musarra

Le immagini sono tratte dal catalogo
della mostra "Dena" (Roma 2003).
Un progetto AIDOS.


Premessa

Le considerazioni che seguono n'engagent que moi, come dicono i francesi, cioè sono strettamente personali, anche se prendono spunto da un incontro del 23 gennaio alla Casa Internazionale delle Donne di Roma, organizzato da tre giornaliste di "Controparola" (Elena Doni, Nadia Pizzuti e Giuliana Sgrena) e arricchito nel dibattito dagli interventi di Bianca Pomeranzi, Francesca Koch e Valeria Ajovalasit.

Secondo quanto era stato annunciato in un primo momento a dicembre, all'incontro con le giornaliste avrebbe dovuto partecipare anche Shirin Ebadi. Poi tutto era stato rinviato, fino al 23, con oscillazioni nel titolo dell'incontro ("Shirin Ebadi: Donne dell'altro mondo", "Shirin e le altre capitane coraggiose"...).

Io non avevo capito bene se si trattasse della presentazione di un libro (?) di Shirin. Avevo comunque accertato con una telefonata che lei non sarebbe stata presente.

I libri in realtà c'erano, ma erano quelli delle giornaliste organizzatrici, e di Shirin si è parlato assai poco, perché il discorso si è allargato alle "donne che in mondi lontani combattono per i loro diritti": Iran, Irak, Afghanistan, sponde del Mediterraneo, Medio Oriente, Africa...

Sharzad Ossouli - Deserto
Sharzad Ossouli - Deserto 2001

Da un po' di tempo a Roma si moltiplicano i convegni su queste tematiche: di alcuni ho riferito negli editoriali dei mesi scorsi.

Adesso sento il bisogno di una piccola pausa di riflessione.

Dove comincia l'"Oriente"?

Quando insegnavo francese al Liceo Scientifico "Croce" di Roma (anni Settanta), una volta un alunno dimenticò in un quaderno che mi aveva consegnato una poesia da lui composta, nella quale si rivolgeva alla sua ragazza con l'appellativo "Stella d'Oriente".

La cosa mi piacque, gli chiesi spiegazioni. E lui tutto orgoglioso mi disse che, essendo la fanciulla di Zagarolo e trovandosi Zagarolo a est di Roma...

Mi sono ricordata di questo episodio perché nei discorsi delle donne che ho sentito recentemente questo favoloso "Oriente" si sposta: a volte, come Zagarolo, sembra essere assai vicino a noi (a trenta chilometri sulla Casilina), altre volte invece scivola in una lontananza remota, quasi mitica: "mondi lontani", "altri mondi"...

Sharzad Ossouli - Attesa
Sharzad Ossouli - Attesa 2002

Non si tratta in realtà di distanze geografiche, ma della distanza mentale nei confronti delle donne dell'Est vicino e lontano e soprattutto nei confronti delle donne dei paesi islamici.

Da questa distanza/vicinanza derivano gli atteggiamenti, gli impegni, le azioni delle donne, che si articolano in una ricca gamma di proposte, a volte assai diversificate.

Semplificando al massimo - e quindi accettando tutti i rischi delle semplificazioni brutali - ecco in che modo mi sento di sintetizzare i due estremi della forbice:

  1. l'atteggiamento del tipo "Poverine, che orrore! Aiutiamole noi che possiamo...";
  2. l'atteggiamento del tipo: "Creiamo sinergie, tanto siamo uguali, anche noi stiamo nella merda!".

Nel primo atteggiamento, (spesso ispirato dai timori e dai tremori nei confronti dell'Islam o da pregiudizi nei confronti del mondo slavo), accanto a sacrosante denunce e a concrete azioni di sostegno, confluiscono a volte un cattolicesimo di tipo esclusivamente assistenziale, alcune proposte di ingenua buona volontà ("Mandiamo tante e-mail!"), ma soprattutto politiche di allineamento con le grandi potenze portatrici della vera civiltà - quella occidentale.

Nel secondo atteggiamento, che tende a vedere l'Est come una realtà assai variegata e quindi suscettibile di rapida evoluzione, accanto al giusto riconoscimento nei confronti del lavoro politico svolto da anni da quelle donne nei loro paesi, confluiscono a volte eccessive semplificazioni o affermazioni generiche ("i nostri e i loro problemi sono gli stessi", "manifestiamo!") che solo raramente si traducono in azioni concrete di immediato effetto.

Maryam Shirinlou - Trittico
Maryam Shirinlou - Trittico 2001

Tra questi due estremi, un'infinità di altre posizioni, che coinvolgono a diversi livelli il mondo politico, le libere associazioni e il mondo dell'informazione delle donne.

Quel che è certo, è che bisogna coraggiosamente informarsi e spietatamente informare sugli errori e sugli orrori (che siano del gran muftì di un villaggio sperduto, degli eserciti delle grandi potenze o della padrona che non mette in regola la badante), affinché ci si possa schierare senza tentennamenti sui problemi di fondo (guerre, trattati, legislazione...).

Ma c'è anche tutto un altro versante, sul quale sento il bisogno di informazione: la quotidianità (così diversa dalla nostra) delle donne dell'Islam, sospese tra fanatismo religioso e laicismo d'importazione, e delle donne dei Paesi dell'Est, che hanno visto in così poco tempo crolli e mutamenti.
Sono donne spesso costrette a piegarsi a compromessi, a cedimenti piccoli e grandi. E che fine fa la cultura, o meglio tutto ciò che la loro cultura ha sedimentato: la gioia, la rabbia, il dolore, l'amore, il cibo, la storia, la satira, il teatro, il cinema, l'arte...?

Farideh Lashai - Trittico
Farideh Lashai - Trittico 2003

Su questo vorrei ascoltare ed essere informata, per poter condividere o non condividere, per accettare o discutere, per incoraggiare o dissociarmi, per entusiasmarmi, ridere o piangere.

Per potermi confrontare sulle singole questioni, inserite nel loro contesto, di volta in volta e con pari dignità.

E questo a volte per fortuna succede.



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