CISU: nuova etnografia a "Più libri, più liberi"
di Paola Musarra
Sabato 11 dicembre, al Palazzo dei Congressi a Roma, in occasione della 3a Fiera nazionale della piccola e media editoria (Più libri, più liberi"), la Casa Editrice CISU ha presentato una selezione di volumi della collana di etnografia sperimentale diretta dal professor Leonardo Piasere (che dirige anche la collana ROMANES, dedicata alle culture zingare).
Perché ve ne parlo?
Perché, a parte un giovane studioso, Davide Torsello, autore di un interessante volume sul postsocialismo (La sfiducia ritrovata. Etnografia di un villaggio postsocialista della Slovacchia meridionale), tutti gli altri autori della collana.... sono autrici: sei giovani donne, serissime studiose e agguerrite rappresentanti della nuova etnografia. Ecco i loro nomi: Sabrina Tosi Cambini, Valeria Ribeiro Corossacz, Angela Biscaldi, Diye Ndiaye, Carlotta Saletti Salza e Stefania Pontrandolfo.
Dopo la presentazione, alla quale ha partecipato anche la professoressa Francesca Gobbo, siamo andati tutti al ristorante a festeggiare Enzo Colamartini, che da 25 anni tiene saldamente tra le mani il timone della Casa Editrice (ha pubblicato anche le nostre Infoperline...).
Un grande tavolo a ferro di cavallo, con al centro le festeggiate. Diye Ndiaye, senegalese, è autrice di Parenaņu, un saggio su alcune donne del suo paese che lavorano nel settore della trasformazione del pescato; per realizzare la sua ricerca, Diye Ndiaye ha condiviso a lungo la vita di queste lavoratrici, impregnandosi dell'odore del pesce, alzandosi all'alba - in lingua wolof Parenaņu significa "siamo pronte"...
Stefania Pontrandolfo ci ha fatto scoprire (Un secolo di scuola. I rom di Melfi) che, in controtendenza con la situazione nazionale e grazie a un secolo di politiche di apertura e democratizzazione nella scuola, la comunità rom di Melfi è, almeno per quanto riguarda le elementari, completamente scolarizzata.
Carlotta Saletti Salza ha curato con Leonardo Piasere il IV volume di Italia Romaní, dedicato al processo di "tenuta a distanza" giuridica degli Zingari. Tale "distanza", che viene mantenuta in vita storicamente, socialmente e politicamente, costituisce una profonda ingiustizia.
Il volume di Angela Biscaldi (Our bad language) descrive eventi comunicativi quotidiani dell'isola di Antigua, mettendo in luce i temi della creolizzazione e della delocalizzazione nella prospettiva del conflitto culturale.
Dove può nascondersi il razzismo? Per esempio, nel modo in cui in Brasile vengono classificati i neonati appena vengono alla luce, discriminando i neri. Razza, sesso, meticciato e riproduzione sono i temi affrontati da Valeria Ribeiro Corossacz nel volume Il corpo della nazione. Classificazione razziale e gestione sociale della riproduzione in Brasile.
Sabrina Tosi Cambini (Gente di sentimento. Per un'antropologia delle persone che vivono in strada) era seduta di fronte a me a tavola, insieme ad un'altra giovane studiosa, fiorentina come lei. Attraverso i suoi discorsi, il suo modo di parlare preciso e coinvolgente, mi è sembrato di cogliere qualcosa di più sul modo di lavorare di tutte queste giovani etnografe: una coraggiosa accettazione preliminare della complessità dei contesti, una volontà di contatto per immersione, condivisione e interazione che rispetta le categorie dell'osservato, un desiderio tenace di dare voce e dignità senza imporre le proprie categorie e la propria visione del mondo, ma senza mai rinunciare alla propria lucidità critica e mettendo a frutto tutte le proprie acquisizioni culturali per quel "fruttuoso incontro fra il conoscere e il fare" di cui parla Sabrina nell'introduzione al suo lavoro (p.16).
Il volume è dedicato ad un gruppo di persone che vivono per strada, più precisamente alla stazione di Santa Maria Novella a Firenze. Il gruppo costruisce relazioni, cioè reti comunicative che rendono possibile una sostenibile "ricollocazione" di sé. Attraverso la pratica della scrittura (scrivere leggere donare scambiare poesie) la solitudine dei componenti del gruppo diventa un sentimento comunicabile e sostenibile, perché rielaborato e trasformato da dramma individuale a dramma collettivo. La scrittura diventa "LUOGO antropologico" (p.11) che consente di riannodare i fili del presente e del passato, ridefinendo i rapporti della persona con la realtà, anzi, con LE realtà che le appartengono.
Da questa costruzione collettiva nasce un modo di aderire al mondo attraverso una modalità espressiva che "dà spessore" all'esistenza.
Ascoltiamo F., l'uomo della stazione (p.12):
Correggimi se sbaglio e se dico che l'unico posto dove ho potuto piangere e ridere e non essere tradito, l'unico posto dove ho sorriso dopo lunghi anni silenziosi è stato qui Qui ho imparato a dare fiducia a chi se lo meritava (e a buttare via i miei soldi e a farmeli prestare) Qui ho imparato a vedere la sofferenza degli altri Qui ho imparato a pensarmi Qui ho potuto continuare a vivere Qui, dove il treno non è detto che si debba prendere.
Il sito della Casa Editrice CISU è: www.cisu.it

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