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Circolo Bateson 2015 - Da Viterbo a Badia
Due bambini che giocano

a cura di
Paola Musarra


Roma, ottobre 2015

Mi piace pensare che gli incontri organizzati dal Circolo Bateson siano simili a delle polifonie assai complesse.

I seminari, le vacanze-studio, i gruppi di lettura, le presentazioni di libri che ci piacciono, perfino le piccole riflessioni annidate nella posta elettronica rivelano, tra contrappunti e melismi, armonie e dissonanze, quella che a me appare come una struttura unitaria nella quale si intrecciano le diverse voci, che contribuiscono, ciascuna a suo modo, alla costruzione di un discorso comune - sempre aperto, mai definitivo.

Tutto questo per dirvi, care lettrici e cari lettori di MeDea, che è bello seguire il filo di di qualche nascosta melodia batesoniana per farla riemergere, come un fiume carsico, prima che si dissolva...

Questa volta il tema musicale che vi invito a seguire riguarda il gioco di due bambini piccoli, uno di tre anni e mezzo e l'altro di un anno e mezzo.

Si tratta di un video girato dal loro padre più di venti anni fa; è stato proiettato senza commenti e senza un adeguato spazio di riflessione durante il seminario di maggio a Viterbo, perciò ho pensato di riproporlo durante la vacanza-studio di agosto a Badia Prataglia.

Se non avete troppa fretta (ahi!) potete consultare i documenti del seminario di Viterbo (dal titolo: "Questo è un gioco. Questo è un gioco?") sul sito del Circolo Bateson nella sezione "Archivio". Su MeDea troverete una mia comunicazione sul metalogo "Dei giochi e della serietà" presentato a Viterbo dal Circo Bat&son.

E adesso a voi! Godetevi il video che sta sul canale vimeo del Circolo Bateson (dura circa dieci minuti); dopo e SOLO DOPO vi rivolgerò una domanda, come ho fatto a Badia con i partecipanti alla vacanza-studio.



A Badia ho distribuito ai partecipanti dei foglietti numerati (per il rispetto della privacy!) sui quali dovevano scrivere la risposta alla seguente domanda: "I due bambini seduti sul pavimento giocano alle 'costruzioni'. Il grande esclude con decisione ma senza violenza il piccolo, che disturba il suo gioco organizzato, e lo sposta con decisione, spingendolo e confinandolo sotto un tavolo. La domanda è: perché il piccolo non protesta e non piange?"

Per questa domanda, è evidente, non esiste una sola risposta "esatta" (alcuni/e hanno dato addirittura più di una risposta). Comunque, le risposte sono tutte accettabili, perché ci rivelano qualcosa... sulla persona che ha risposto! Ne ho raccolte una trentina. Ve ne propongo alcune, divise in tre gruppi. Tra parentesi, il numero del foglietto.

Primo gruppo - Il piccolo accetta/riconosce/subisce l'autorità del fratello maggiore.

  • "(20) Il piccolo per abitudine accetta di stare a guardare il fratello che fa 'giochi da grande'"
  • "(15) C'è dietro una lunga storia, non è la prima volta che il piccolo viene escluso, e ha trovato un modo di stare in questa situazione"
  • "(1) Accetta il suo ruolo di subordinato, subisce una sorta di violenza ma l'accetta come cosa 'naturale' perché è più piccolo"
  • "(9) Non protesta (però ha una fase di tristezza) perché si colloca in un contesto di gerarchia di relazioni in cui il fratello è dominante"
  • "(25) Sente che il fratello ha il potere di decidere sul gioco"
  • "(10) pur di stare col fratello avrebbe fatto qualsiasi cosa"

Secondo gruppo - Il contesto familiare.

  • "(2) L'attenzione del papà è rivolta a entrambi"
  • "(6) Il piccolo comunque mantiene costante il contatto visivo-uditivo con il papà e dunque non si sente escluso dalla relazione che in quel momento si sta avverando in quel contesto"
  • "(14) L'adulto fa la differenza, tiene un po' le fila, contiene e protegge... il piccolo ci dice che sta partecipando a un evento molto interessante"
  • "(8) Crede sia una regola del gioco e cerca conferma con sguardi all'adulto supervisionante"
  • "(32) Il contesto nel quale i bambini giocano è la loro famiglia; attenta e premurosa. L'emarginazione è sentita come un gioco o come un fatto naturale"

Terzo gruppo - Capire le regole.

  • "(31) Ha tutta l'aria di studiare una strategia per ottenere ciò che vuole. E' già uno specialista dei "conflitti""(/li)
  • "(27) L'esclusione fa parte del gioco che sta giocando. Ha una cornice più ampia di gioco, non è solo quello dei mattoncini"
  • "(12) Ritengo che il gioco si sia ampliato e che finisca col ricomprendere anche la nuova 'postazione' del piccolo. Come se il grande gli avesse proposto di giocare a fare che lui stia seduto sotto il tavolo... etc. Dunque il piccolo ha idea di partecipare in quel modo altro, senza sentirsi escluso"
  • "(38) Non protesta perché sta cercando di capire quali sono le regole di questo nuovo gioco"

Mi fermo qui: cercar di capire, di scoprire le regole del gioco... "E' come la vita", ci ricorda Bateson: un gioco con delle regole che non si possono scoprire. Mai.

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mise en page: 
pmusarra