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Il Circo Bat&son a Viterbo
Introduzione al metalogo
"Dei giochi e della serietà"

di
Paola Musarra


Viterbo, 2 maggio 2015

Si è svolto a Viterbo nella Sala dell'Archivio Diocesano nel Palazzo Papale, in collaborazione con "AltreMenti", il Seminario Nazionale del Circolo Bateson dal titolo "Questo è un gioco (Questo è un gioco?)". Troverete sul sito del Circolo tutte le notizie sul seminario e gli altri contributi.

Il Circo - foto Claudio Arfuso
Il Circo - foto Claudio Arfuso

Il Circo Bat&son ha presentato il metalogo "Dei giochi e della serietà". E' uno dei metaloghi più interessanti tra quelli raccolti nella prima parte del volume Verso un'ecologia della mente, da ora in poi VEM (Adelphi, Milano 2002 [1972]). Fu stampato nel 1953 su su "Etc. A Review of General Semantics".

Due parole per ricostruire il contesto - primi anni Cinquanta - nel quale il metalogo è nato.
Nell'estate del 1950, dopo tre anni di separazione, Margaret Mead e Gregory Bateson anunciano il loro imminente divorzio alla piccola Cathy (Mary Catherine, nata nel dicembre del 1939).
Nel 1951 Gregory sposa Betty Sumner, dalla quale divorzierà sette anni dopo.

Margaret e Gregory continuano comunque a vedersi nel contesto delle Macy Conferences e Margaret continua a interessarsi alla vita dell'ex marito, intervenendo a volte in suo favore per fargli ottenere contratti o sovvenzioni, data la notorietà di cui gode, senza rendersi conto però del fatto che la sua azione viene percepita come possessiva e manipolatrice.

Nel suo libro Con occhi di figlia. Ritratto di Margaret Mead e Gregory Bateson (Feltrinelli, Milano 1985) Mary Catherine così si esprime (p.56)
"Gregory nutriva verso le donne sentimenti oscuramente complessi, a partire dalla sua stessa madre, dalla quale aveva desiderato ardentemente allontanarsi..."

Va detto tuttavia che come genitori sia Margaret che Gregory fecero di tutto perché la piccola Cathy non soffrisse troppo della loro definitiva separazione. Margaret non mancò mai di coltivare nella figlia un profondo affetto per il padre e fece in modo che avesse sempre accanto qualcuno degli amici più fedeli, per confortarla durante le sue assenze e i numerosi spostamenti dovuti alla sua carriera.

Mary Catherine così commenta (p.65)"La mia infanzia fu un periodo di movimento in una varietà di scenari sconnessi" E più oltre (p.75) aggiunge che quella fu per lei la migliore preparazione al mestiere di antropologa...

Da parte sua Gregory non smise mai di comunicare intensamente con la figlia, condividendo con lei le sue riflessioni sempre più complesse.

Mi piace pensare che i metaloghi, e in particolare questo sul gioco e sulla serietà, fossero il suo modo di trasmettere affetto e stima al suo piccolo alter ego: Gregory ci presenta la piccola Cathy come una interlocutrice a pieno titolo, con piena dignità.

Cathy vuole essere certa che lei e il padre "stanno dalla stessa parte" nell'ambiguità delle situazioni di "gioco", e su questo Gregory la rassicura. Leggiamo alcune battute del metalogo in cui è evidente l'intreccio fra "tu", "io" e "insieme" (VEM p.45)
Figlia - Papà,queste conversazioni sono serie?
Padre - Certo che lo sono.
Figlia - Non sono una specie di gioco che tu fai con me?
P. - Dio non voglia... sono però una specie di gioco che noi facciamo insieme.
F. - (...) Le conversazioni sono serie per me, ma se tu stai solo giocando...

Dopo aver sgombrato il campo da altre idee offensive ("non baro e non ti preparo trappole; non c'è alcuna tentazione di imbrogliare"), il Padre sembra centrare il problema della serietà delle conversazioni
P. - (...) Ti sentivi offesa dall'idea che io potessi farne un gioco, mentre tu le prendevi sul serio (...) Se tutti e due avessimo l'idea di giocare, andrebbe bene?
F. - Sì... certo.

... insieme... - foto Claudio Arfuso
... insieme... - foto Claudio Arfuso

Un passo avanti importante è stato fatto. Resta il problema di fondo, il senso della parola "gioco" e della parola "serietà" per Bateson. Ed ecco come se la cava:
P. - (...) Io so di essere serio (qualunque ne sia il significato) nelle cose di cui parliamo. Noi parliamo di idee. E io so di giocare con le idee allo scopo di comprenderle e metterle insieme. E' un 'divertimento' nello stesso senso in cui un bambino 'si diverte' coi cubi. E un bambino con i cubi per lo più si comporta in maniera molto seria col suo 'divertimento'. Insomma, il Padre e la Figlia non giocano l'uno contro l'altra, ma insieme contro i cubi - le idee.

Bateson vuole rassicurare la figlia, certo, ma al tempo stesso vuole incoraggiare l'esplorazione dell'ignoto: da una parte l'esigenza di coerenza, di rigore nel ragionamento, dall'altra il desiderio di mantenere aperta la via per il "nuovo". Ed ecco la domanda chiave: quali sono le regole del gioco?

Ci sono giochi con regole fisse, come gli scacchi e la canasta, ma ce ne sono altri molto più interessanti, nei quali si rischia in ogni momento di "finire nei pasticci", per poi venirne fuori. D'altra parte, dice Bateson,(p.50) "se non ci fossero pasticci il nostro 'gioco' sarebbe come la canasta o gli scacchi... e noi non vogliamo che sia così." In questi giochi interessanti - come nei metaloghi - le regole sono tutte da scoprire!

Appare chiaro a questo punto l'intento pedagogico, al quale Bateson non si sottrae, di iniziazione al gioco della vita. Ascoltiamolo.
P. - (...) lo scopo di queste conversazioni è quello di scoprire le 'regole'. E' come la vita: un gioco il cui scopo è di scoprire le regole, regole che cambiano sempre e non si possono mai scoprire.

Non è un gioco, è un "giocare", come fanno i gattini e i cuccioli, forse. E nelle esplorazioni nel cuore dei boschi e delle foreste scegliere sempre, come Gregory e Cathy, sentieri che si biforcano...

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