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Ma che vuol dire vincere?
di
Paola Musarra
con Riccardo Antonini
foto: Laura Rossi


Badia Prataglia, agosto 2014

Quest’anno il tema sul quale riflettere proposto dal Circolo Bateson per la vacanza-studio era: ”Come pensare il mondo attuale a partire dall’epistemologia di Gregory Bateson?”.
Il mondo attuale... Conflitti, controversie, dispute, dilemmi, a livello internazionale, nazionale e anche a un microlivello - perché no? - familiare, in un clima di grande incertezza.
Mi è sembrato di bruciante attualità il contributo di Riccardo Antonini apparso nel 2009 sul primo numero della rivista dell’AIEMS “Relazioni Sistemiche” con il titolo “Per una Consapevolezza Operativa nella Gestione dell’Incertezza in Logica Fuzzy” (l’articolo è scaricabile in .pdf sul sito dell’AIEMS).
Riccardo Antonini è uno scienziato, esperto di relazioni internazionali. Ha insegnato Intelligenza Artificiale all'Università Carlo III di Madrid. Quest'anno ha partecipato attivamente al Gruppo di lettura del Circolo Bateson. Lo ringrazio di aver accettato di mettere la sua competenza di ingegnere a confronto con la mia formazione di tipo linguistico-letterario.
Quel che segue è un resoconto abbastanza infedele del nostro incontro a Badia.

Paola Musarra

con Riccardo Antonini


Paola - Volete sapere perché ho scelto proprio questo articolo di Riccardo? Scopro subito le carte: l'ho scelto perché il tema è quello dell'incontro/scontro con l'altro... pardon, con l'Altro.
Con la minuscola o con la maiuscola ci sono molti "altri", interni o esterni a noi: JE est un autre, scriveva Rimbaud, e Julia Kristeva ci invita a riconoscerci étrangers à nous-mêmes, "estranei/stranieri a noi stessi".
Il "perturbante" di Freud, Das Unheimliche, è la radice oscura che mina alla base la compattezza della nostra identità, ne sfuma i confini. Su MeDea ne ho parlato a proposito del libro di Sergio Boria, Il ricordo inventato che noi siamo.
Ma con questa nostra identità così incerta, mutevole e cangiante, come ci disponiamo all'incontro/scontro con l'altro?
Confesso di essere un po' stanca sia di certi "buonismi" calati dall'alto sia di aut aut violenti e ingiustificati ("o con me o contro di me")...
Nell'articolo di Riccardo ho intravisto invece la possibilità di considerare l'alterità come un'opportunità (e non solo come un problema) e di acquisire una "consapevolezza operativa" (l'espressione è di Silvio Ceccato) che ci consenta di intervenire solo dopo aver acquisito, con gli opportuni strumenti conoscitivi, una visione il più possibile chiara della situazione... E' così, Riccardo?

Riccardo - Sì, ma... procediamo con ordine. Stamattina è stato presentato il saggio "Il tempo è fuori squadra", una comunicazione inviata da Gregory Bateson ai Regents dell'Università della California nell'agosto del 1978 e pubblicata in appendice a Mente e natura. C'è un paragrafo che sembra fatto apposta per introdurre la nostra discussione, leggiamolo!

Paola - Dunque... "In un combattimento a due è difficile che ciascun avversario riesca a vedere più in là della dicotomia tra vittoria e sconfitta. Come il giocatore di scacchi, egli è sempre tentato di fare una mossa astuta e ingannevole per ottenere una rapida vittoria".

Riccardo - ... Una rapida vittoria... Già... Ma la domanda che dobbiamo porci in realtà è la seguente: "Che cosa vuol dire vincere?"

Paola - Beh, normalmente si intende ... prevalere su un avversario... avere la meglio... ottenere di più...

Riccardo - Ecco, lo hai detto: si vuole vincere per "avere" di più (denaro, territorio, petrolio...) o per "essere" di più (onori, potere...) e sempre a discapito di un avversario! Ma siamo innanzitutto sicuri che il "di più" è sempre meglio? Ti propongo un altro aggancio al pensiero di Bateson: leggiamo quanto afferma in Una sacra unità: "In biologia non è vero che se una cosa fa bene allora una maggior quantità di questa cosa faccia meglio".

Paola - Qualcuno potrebbe dire che i soldi...

Riccardo – Aspetta, Bateson così continua: "Sembra che gli economisti la pensino così a proposito del denaro, ma se hanno ragione ciò dimostra che il denaro è certamente non biologico e forse antibiologico..."

Paola - In sostanza, c'è una quantità ottimale, superata la quale ogni sostanza anche "buona", diciamo così, comincia a diventare "cattiva"!

Riccardo - Proprio così! Ecco come Bateson conclude la sua riflessione: "Per ogni sostanza o esperienza desiderabile esiste una quantità ottima tale che, se la si supera, gli effetti sono tossici. Ciò vale evidentemente per cose buone come l’ossigeno, il calcio, il cibo, il divertimento, gli abiti, la psicoterapia, la collera e forse anche l’amore. Quando vengono assunte in quantità eccessiva tutte queste cose diventano tossiche."

Paola - Grande Bateson, quanto apprezzo la sua ironia... Però forse c’è una cosa buona, un’esperienza desiderabile che non è mai tossica... la libertà! Che ne pensi?

Riccardo - Penso che... Osserviamo i bambini ai giardinetti: se non sono disturbati da continui richiami, che cosa fanno? Esplorano il territorio, fanno esperienze nuove, si allontanano un po’... poi però, arrivati a un certo punto... dov’è la mamma?

Paola - ... la merenda... Ho capito! Sul piano personale, dobbiamo stare attenti alle conseguenze dei nostri comportamenti, muoverci responsabilmente... Adesso però vorrei capire meglio quello che succede quando non siamo di fronte a un dilemma ("continuo o mi fermo") ma ad una disputa fra A e B. Forse è il caso di spendere due parole sulla logica fuzzy, che ne dici? Mi sono documentata su Internet per saperne di più su questa logica che si occupa di come degli elementi possano appartenere in maniera sfumata (fuzzy) ad una determinata classe... Ma è nata come un'estensione della logica classica, no?

Riccardo - Sì, non più 0/1, falso/vero, ma anche valori intermedi.

Paola - Del resto, nel mondo che ci circonda le cose non sono mai così nette: "o vero o falso" (come qualcuno vorrebbe...).

Riccardo - La logica fuzzy ha consentito anche di realizzare molte applicazioni industriali, ad esempio nei sistemi di controllo: flussi di traffico, acque di scarico...

Paola - Immagino che, come ingegnere, questo aspetto ti abbia particolarmente interessato!

Riccardo - Sì, io l'ho applicata in particolare ai sistemi biometrici per il riconoscimento vocale e facciale... Ma torniamo al problema che ci interessa. La logica classica genera paradossi, hai presente il paradosso del Cretese?

Paola - Ah, ti riferisci a Epimenide che affermava di essere un bugiardo...

Riccardo - In logica classica, per quanto riguarda la frase del Cretese c'è una continua oscillazione tra "vero e "falso"...

Paola - E in logica fuzzy?

Riccardo - La logica fuzzy, prendendo in considerazione anche valori di verità frazionari, permette di evitare il paradosso, quindi l'affermazione del Cretese non è né vera né falsa, ma le può essere assegnato un certo grado di verità...

Paola - Una mezza verità, insomma: il principio del terzo escluso, tertium non datur, non è valido, "A" e "non A" convivono... Niente aut aut, allora, ma piuttosto et et, sia pure, ovviamente, a diversi gradi di verità...

Riccardo - Osserva bene questa figura, nel mio articolo ce ne sono altre più complicate, ma questa riassume i termini essenziali del problema:

il primo grafico


Questo lo chiamiamo "il grafico del sale". La persona rappresentata da questa specie di piramide in rosso non ama mettere troppo sale nelle vivande...

Paola - ... come me!

Riccardo - ... l'altra invece ne fa un uso un po' più abbondante. L'altezza delle piramidi rappresenta l'indice di gradimento (che naturalmente è soggettivo) che cresce fino a raggiungere il punto massimo in alto e poi comincia a scendere. Sulla base leggiamo la quantità di sale corrispondente.
E adesso guarda quest'altra figura, che cosa vedi?

il secondo grafico

Paola - Vedo che le due... piramidi, come dici tu, si incontrano in un punto...

Riccardo - Ecco, ci siamo, tu parli di "un punto". E così insegnano anche nelle scuole di economia... Ma in realtà concentrarsi su un solo punto è pericoloso perché basta spostarsi da quel punto per cadere in una situazione del tipo mors tua vita mea, insomma, in una situazione di aut aut. E non è così che si risolvono i conflitti.

Paola - E allora che bisogna fare?

Riccardo - Prima di tutto bisogna tener conto della nozione di "valore" (un valore sempre relativo, naturalmente), il valore che l'"altro" attribuisce alla decisione da prendere, ad esempio, quanto sale mettere nella minestra che mangeremo entrambi. Poi bisogna metterlo in relazione con il valore che noi attribuiamo alla medesima decisione.
Ribadisco: non esiste un criterio assoluto per stabilire quale sia la decisione migliore, una decisione non è mai buona "di per sé", ma bisogna tener presente il "valore" che la decisione stessa ha per tutti i soggetti implicati.

Paola - E come si fa, in pratica?

Riccardo - Bisogna andare alla ricerca di una zona di vantaggio comune... attenzione, ho detto "una zona": secondo la logica fuzzy dobbiamo ragionare non per punti, ma per fasce, vincendo la nostra pigrizia mentale che ci impedisce di esplorare il territorio circostante, rispetto a quella che sembra essere l'unica alternativa data.

Paola - "Territorio" mi fa pensare a "mappa", anzi, a mappe contrapposte,,, Chi le disegnerà?

Riccardo - Le mappe sono sempre relative, centrate su noi stessi in interazione con l'ambiente. La nostra capacità di analizzare le mappe altrui consiste nel sapersi porre a diversi livelli logici, a un altro livello di astrazione. Che cosa ci accomuna? E a che livello?
Potremmo scoprire che ci sono "zone di conforto" e anche "zone di disagio" in cui ci può essere, diciamo, un "discapito alternato" (e in quel caso non conviene accanirsi, ma accettare la situazione).

Paola - A proposito di zone et et, cioè di zone di reciproco vantaggio, mi viene in mente un esempio. Il gestore del mio telefono fisso mi ha proposto un'opzione che mi consente di telefonare gratis ai cellulari, facendomi realizzare un notevole risparmio. Subito ho chiesto, diffidente: "Ma voi che ci guadagnate?". Mi hanno risposto: "Eh, signora, la concorrenza...". Insomma, piuttosto che perdere un cliente...

Riccardo - Proprio così! Ma... ti vedo perplessa.

Paola - Sto pensando... Sto pensando che in questa prospettiva anche le scelte violente tipo mors tua vita mea, le scelte che "non ci piacciono" sono lì, sono compresenti... e questo ci rende ancora più responsabili... Comunque è importante non effettuare rimozioni di comodo e poterne parlare. Per esempio... e se il colpo di spada di Alessandro al nodo gordiano fosse un'"uscita creativa" da un dilemma?

Riccardo - Ricordati che noi non attribuiamo a priori nessun meta-valore alle scelte. La logica fuzzy può aiutarci tuttavia ad esplorare territori che di solito vengono ignorati, e a tener conto anche dei "valori" dell'"altro".

Paola - Questo "altro" sempre irrimediabilmente "altro" eppure così presente nel nostro continuum...

Riccardo - ... E ai nostri occhi si apre lo spazio per una nuova etica, un'etica collaborativa...

... un'etica collaborativa...

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Sito e letture
Troverete altri resoconti della vacanza-studio sul sito del Circolo Bateson, egregiamente organizzato e aggiornato dal nostro webmaster Carlo Bonotto.

Le citazioni dai testi di Bateson sono tratte da:
  • Gregory Bateson, Mente e natura. Un'unità necessaria, Adelphi, Milano 1984 [1979], p.294
  • Gregory Bateson, Una sacra unità. Altri passi verso un'ecologia della mente, Adelphi, Milano 1997 [1991], p.442
Si rimanda alla bibliografia contenuta nell'articolo di Riccardo Antonini, in particolare a:
  • Silvio Ceccato, Un tecnico tra i filosofi, 2 volumi, Edizioni Marsilio, Padova 1964 e 1966
Inoltre:
  • Sigmund Freud, "Das Unheimliche", in Imago, V, pp.297-324, Wien 1919
  • Julia Kristeva, Etrangers à nous-mêmes, Fayard, Paris 1988
  • Bart Kosko, Fuzzy Thinking. The New Science of Fuzzy Logic, Hyperion, New York 1993
  • Sergio Boria, Il ricordo inventato che noi siamo, Guaraldi, Rimini 2012

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redazione e mise en page: 
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