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Il Circo al Seminario Bateson

Dove passa il confine?

di
Paola Musarra


Roma, gennaio 2016

Quest'anno il tema del Seminario Nazionale invernale del Circolo Bateson era "Io, l'altro, i contesti, i confini". A me era stato affidato il compito di preparare un intervento del Circo Bat&son.

Ora, chi legge MeDea sa che il tema dei confini è stato più volte trattato: confini come limiti da superare, frontiere come vasi comunicanti... E poi ci sono i libri del mio compagno, Gianni Tomasetig, nato tra vecchie e nuove frontiere nell'estremo nord-est d'Italia, al confine con la Slovenia.

In uno dei suoi libri, Il vento delle Valli (CISU, Roma 2007), è riprodotto (pag.14) un disegno di Moreno Tomasetig, pubblicato sul Novi Matajur del 12 luglio 2007.

Nel disegno c'è uno strano personaggio, con un muro che gli attraversa la testa: è un muro di confine. Due altri personaggi commentano: "E' caduto il muro di Berlino, cade il confine tra Italia e Slovenia... Ma questo muro è proprio 'tosto'!"

Quel muro...

Posso dire che è a partire da questa immagine che ho cominciato a intrecciare pensieri, assillata continuamente dalle tragiche notizie sui migranti in fuga.

"Dovrò dunque rinunciare al mio sogno di un'Europa aperta e solidale?" si chiede Gianni con angoscia.

Ed ecco quello che ho immaginato per il Seminario Bateson...

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... un Lui e una Lei, sottobraccio, arrivano con passo leggero, quasi danzando, ridendo come fanno gli innamorati. Percorrono tutto lo spazio disponibile, salutando con ampi gesti gli amici in platea. Lui raccoglie un fiore, lo offre a Lei, Lei indica a Lui - che cosa? farfalle, uccellini...

Nel frattempo, in fondo al palcoscenico, due figure,
un uomo e una donna,
con un berretto a visiera calato sul volto, mento sul petto,
tendono una striscia bianca e rossa: di lì non si passa.

Lui e Lei arrivano, danzando spensierati e inconsapevoli, davanti alla striscia...

ALT! STOP! urlano le due figure dal viso nascosto.

Lui e Lei fanno spallucce: poco importa, andremo da un'altra parte, c'è tanto spazio! Al centro del palcoscenico Lui si ferma, comincia a roteare un fazzoletto di seta, accennando una danza. Lei è incuriosita, vuole imparare quel passo, un-due-tre, si guarda i piedi...

Approfittando di questo momento di distrazione
l'uomo e la donna
chiudono gli spazi a destra e a sinistra.

Lei indica a Lui il lato destro, vuole forse andare a mostrare il passo di danza agli amici... Ma la strada è sbarrata.

L'uomo urla ferocemente
STOP! ALT!

Lui e Lei molto turbati provano la strada di sinistra...

ALT!
sillaba con odio la donna
dal volto coperto.

Lui e Lei commettono un grave errore: si separano, poi si rivolgono l'una a destra, l'altro a sinistra.

Immediatamente
l'uomo e la donna tendono le strisce
e isolano i due innamorati.

Lui e Lei si accorgono con orrore di essere chiusi ciascuno in un ristretto spazio sorvegliato: Lei tende le braccia verso di lui, urlando: "Yatiiii! Yatiniiiii!" con voce acutissima. Lui, mormorando a bassa voce un tenero nomignolo: "Bušac...Bušinac...", lascia cadere le braccia con un gesto di impotenza.

I due gendarmi
legano le braccia ai due prigionieri,
poi girano la testa brutalmente ai due,
(a Lei si strozza il grido in gola),
li rivolgono verso il pubblico
e
legano con forza la striscia
intorno alla loro testa.

Imbambolati, muti, Lui e Lei stanno fermi al centro del palcoscenico. A Lei la striscia è finita sugli occhi, non vede niente. C'è una lunga pausa, in un silenzio insostenibile, poi...

Dal fondo della sala
una voce angelica intona le note senza parole
della Nona di Beethoven:
l'"Inno alla gioia", l'inno dell'Europa...
La voce avanza e
sorprendentemente
tutta la sala si unisce al canto...
I due gendarmi sollevano lentamente la testa:
via il berretto, si vedono i loro volti...
Ecco che estraggono da una borsa
ciascuno un paio di forbici
e cominciano a
tagliare
le strisce bianche e rosse,
anche quelle che legano le braccia
dei due innamorati,
ma non quelle sulla fronte
invisibili per loro.
Il canto è finito.
C'è un silenzio inquietante.

Lui e Lei sono ora l'uno di fronte all'altra, ma non reagiscono. Che sia questa la fine? Il confine è dunque entrato nelle loro teste irrimediabilmente?
Ma poi... Lentissimamente, brancolando, Lui e Lei sollevano una mano e incontrano il corpo dell'altro. Le mani salgono, dal petto al collo, al viso, alla testa... Ecco, afferrano la striscia che non si vuole staccare, la tirano, la strappano, l'accartocciano, la gettano a terra. Poi finalmente i due innamorati si guardano negli occhi, si riconoscono e si abbracciano...

... il confine...

Ringrazio per la preziosa collaborazione i "gendarmi" Alberto Quagliata e Anna D'Attilia (validissima aiutoregista). Ringrazio Lavinia Bianchi, che ci ha incantato con la sua bellissima voce. Gianni Tomasetig era Lui. Io ero - e sono - Lei.

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testo e 
mise en page: 

pmusarra

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