L'assedio degli oggetti Ordine o disordine?diPaola Musarra | ![]() |
Roma, gennaio 2016 Introduzione Tutto è cominciato nel 2009 a Badia Prataglia, con il Circolo Bateson. Il tema della vacanza studio era: "Ciascuno/a racconta un libro". Io avevo scelto il saggio Sulla lettura di Marcel Proust (Mondadori, Milano 1995), ne ho parlato diffusamente su MeDea. In questo saggio tuttavia Proust non parla solo di lettura, ma fa delle preziose osservazioni su persone, cose, luoghi. Proust trovava très raisonnable la credenza celtica secondo la quale in un animale, un vegetale, una "cosa inanimata" sono imprigionate le anime di coloro che abbiamo perduto, fino al momento in cui le riconosciamo e le liberiamo. Godetevi la descrizione della stanza, simile a una cappella, in cui Marcel si ritirava a leggere nella casa della prozia a Illiers: "(Gli oggetti) non vi si trovavano per essermi utili ma sembravano essere venuti perché lo desideravano". Nel 2012 avevo scritto Diamo i numeri con Bateson, in cui raccontavo (n.12) il disagio che provò Gregory quando la sua casa americana fu invasa dagli "oggetti" della casa paterna, che gli facevano orrore e paura, anche se in un certo senso li apprezzava. Ma che oggetti erano? Li trovate elencati in Bateson, gli oggetti e noi, in cui appare come un fantasma anche il "comò di mamma" ("mia" madre), carico anch'esso di infinite "cose"... La mia provocazione sugli oggetti viene raccolta con acute osservazioni da Gloria Massucci in L'oggetto è mobile, un ricco contributo che si conclude batesonianamente con una serie di domande sugli "oggetti portatori di senso", una vera e propria sfida. E il guanto della sfida viene raccolto da Rosanna Angelelli con due contributi intitolati "I 'miei' oggetti": c'è uno spazzolino da denti che fa compagnia a una vecchia ciotola (Prima parte), mentre nella Seconda parte fanno capolino Bellocchio e Baudrillard... E io? Nel novembre del 2013 un casuale ritrovamento di un anello di ferro aveva fatto riemergere un mio ricordo sulla famosa faccenda dell'"oro alla patria" di epoca fascista (1942, avevo cinque anni): Oro, lana, ferro ... e spleen". Insieme a quel ricordo però era risalito a galla tutto un corteo di oggetti, di vecchie cassapanche, di cassetti pieni di altri ricordi inquietanti. Avevo scritto: "state molto attente/i quando frugate nei ricordi, nei cassetti o nei bui circuiti della mente! Non fatelo da sole/i, fatevi aiutare!" Quella volta io avevo chiesto aiuto a... Charles Baudelaire: "J'ai plus de souvenirs que si j'avais mille ans" "Ho più ricordi di quanti ne avrei se mille anni avessi vissuto" Tutto questo per dirvi che evidentemente c'è ancora molto da scavare. Nell'immagine che accompagna il titolo di queste mie riflessioni appaiono due libri recenti. Vediamo che cosa hanno da dirci. Il primo libro Marie Kondo, Il magico potere del riordino. Il metodo giapponese che trasforma i vostri spazi e la vostra vita, Antonio Vallardi Editore, Milano 2014. Ho subito divorato questo libro: il fascino del Giappone! L'Empire des signes di Roland Barthes, la cerimonia del tè, i Tokonoma, i giardini zen... Quante immagini serene! Riuscirò a trasformare la mia casa in modo che la mia mente si riposi quando mi guardo intorno perché incontro solo oggetti che mi sono utili e mi piacciono? Riuscirò a "fare spazio" attorno alle cose amate (Raum als räumen)?..." Di questo libro si è molto parlato e molto scritto, perciò non mi dilungo. Vi dico solo che ho seguito l'ottimo consiglio di riordinare "per categorie" (capitolo terzo). Ha funzionato magnificamente con i calzini e le sciarpe. Anche se... anche se adesso - è passato un po' di tempo - qualche calzino fa "capoccella" e occhieggia qua e là, mentre alcune sciarpe pendono languidamente dalle spalliere delle sedie... In quanto al "butta butta", cioè al "fare spazio heideggeriano... lasciamo perdere! E poi, i libri, anche quelli che non leggerò mai, non mi sento di buttarli. ![]() Insomma, un bilancio fra luci e ombre, un libro comunque da leggere e conservare. Un consiglio: fate il riordino insieme a qualcuno/a... Il secondo libro Anne Marie Canda, Il dolce potere del disordine, Bompiani, Milano 2015. L'Autrice pone subito la domanda cruciale: "Ma l'ordine, il riordinare, è proprio inevitabile?" E così risponde, entrando nel cuore del problema: "Molte delle cose in cui crediamo e delle quali siamo fermamente convinti sono false" (p.19) E più oltre (p.21), osservando una mummia al British Museum circondata da oggetti d'uso quotidiano: "Il fatto che possa non esistere alcun aldilà (...) è un'ipotesi che nessuno può scartare con assoluta certezza. Ammesso che esista qualcosa di assolutamente certo sotto questo cielo." (una bella botta alle certezze e agli assoluti...). Ma torniamo all'ordine, anzi, al riordinare. Volete veramente (e mi rivolgo soprattutto alle donne) sprecare la vostra vita per "mettere a posto" le cose? "La verità è che l'ordine è nemico della vita", afferma Anne Marie Canda (p.31), quindi non bisogna permettere a cose piccole e insignificanti di portarci via tanto tempo ogni giorno per mettere a posto e tenere in ordine la casa: "Riordinare è una pratica ripetitiva, monotona e inutile."(p.44) Inutile perché tanto il disordine si ricrea incessantemente. Del resto (e per fortuna!) il cambiamento è inevitabile: anche noi cambiamo in ogni istante. E così devono cambiare "le strade della mente"... (Sarebbe piaciuta a Bateson questa frase? Io dico di sì.) Continuiamo: (p.63) "L'ordine, inteso come fine e non come mezzo, è nemico del divenire, del cambiamento e, dunque, della creatività. Attenzione: anche l'amore, anche il lavoro possono diventare gabbie, veri e propri "vampiri di libertà. E ancora(p.85): "In natura non esiste alcun ordine precostituito (...) La natura è caos!" L'universo si espande secondo una propria logica interna, ma questa non si identifica con un "ordine" precostituito e non è detto che abbia uno scopo, un fine. Insomma, non c'è un "perché", né un senso e ancor meno un ordine nell'universo e nella vita di ciascuno di noi. C'è un problema, però: tutti noi abbiamo "bisogno di senso", e allora? Allora il senso... ce lo costruiamo noi! Abbiamo un infinito bisogno interiore di ordine? Bene, allora cerchiamo di "mettere in ordine" qualsiasi cosa ci capiti fra le mani. L'ordine, insomma, non è un principio naturale, ma un'invenzione, uno strumento creato dall'uomo: Siamo noi esseri umani, dunque, che vogliamo definire, categorizzare, catalogare, etichettare... ordinare tutto." (p.100) Ma misurare non vuol dire conoscere: nessuno potrà mai calcolare l'area della poesia! E alle donne che cosa dire? Ovvio: riprendiamoci il tempo! Non lasciamoci mettere nell'angolo! Rileggiamo Una stanza tutta per sé di Virginia Woolf e frequentiamo di più la bellezza, che genera bellezza. Per concludere, chiediamoci: l'uomo è veramente una creatura di Dio o è Dio a essere una creatura (nel senso di invenzione) dell'uomo? Non stiamo parlando di questo o quel dio, intendiamoci, ma dell'idea stessa di Dio, un'idea centrale che ha attraversato tutta la storia dell'umanità. Allora? Abbiamo una risposta a questa domanda? No, ma... (p.215) "Il fatto che non si posseggano le risposte non è un buon motivo per non porsi le domande. Al contrario: è proprio questa l'unica, vera ragione per farlo." Aspetto le vostre reazioni. Serendipity Mentre estraevo il libro di Proust dallo scaffale, una sorpresa: in seconda fila (ma che ci faceva lì?) ho trovato un libro che tempo fa avevo cercato a lungo e invano. Di Sunny Schlenger e Roberta Roesch, Come ti organizzo la vita. Un metodo infallibile e su misura per fare ordine nel proprio disordine, Sperling & Kupfer Editori, Milano 1990. Grazie a questo libro avevo scoperto anni fa di appartenere alla categoria, o meglio, allo stile organizzativo del "tutto fuori". No, che avete capito? Non "tutto fuori di casa", ma tutto lì, bene in vista, a casa o in ufficio... Le categorie individuate dalle Autrici sono le seguenti:
Mhm, adesso che ci penso, sento di appartenere contemporaneamente allo stile "Tutto fuori" e allo stile "Sciatteria totale". Beh, che aspettate? In libreria o in Rete... Buon lavoro! |
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