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Le donne nell'agricoltura
Una mostra, un convegno

di
Paola Musarra





Introduzione

Non ho neanche fatto in tempo ad assaporare la gioia, una gioia fisica, senza filtri, per il ritorno di Simona Pari e Simona Torretta e per la liberazione di Mahnaz e Ra'had (lentiggini, occhi attenti, gomito sbucciato...), che già la morte soffoca nel cemento il piccolo sogno - una vacanzina di poche centinaia di euro - delle due ragazze piemontesi.
Ma non e' tutto. Si levano voci malevole di odio e di scherno contro le volontarie di pace. Ed io mi incupisco pensando: che fine faranno adesso le libere organizzazioni non governative? Screditate e minacciate, come potranno continuare a svolgere il loro lavoro indipendente e silenzioso vicino a chi non ha voce, mentre da ogni parte, nell'intricata foresta dei giochi di potere, urla la morte? Chi, in questa foresta, riuscirà ancora a fare spazio?

Per calmare il nervosismo, mi metto a riordinare le carte che ho accumulato per MeDea. Ed ecco che due eventi, una mostra estiva ed un recente convegno, sembrano darsi la mano per raccontarci i problemi delle donne che tentano di creare spazi di vita nel mondo dell'agricoltura.

La mostra

Della mostra estiva (Moč šibkih, La forza dei deboli) vi abbiamo già parlato negli eventi.

E' il frutto di una ricerca pluriennale di Irena Destovnik sulla vita quotidiana delle contadine nate e vissute tra il 1850 e il 1950 circa nel Comune di Gandsdorf, che si trova in una zona bilingue (tedesco/sloveno) della Carinzia Meridionale.

La studiosa ha consultato registri anagrafici (nascite, morti, matrimoni), documenti notarili (eredità), libri di famiglia, verbali di circoli e associazioni culturali; ha inoltre raccolto numerose testimonianze orali, che l'hanno aiutata a completare il quadro e a ricostruire la vita delle donne al tempo del mondo contadino.

dal volantino della mostra

Quest'estate ero nella mia cara "terra di donne" (le Valli del Natisone) e ho visitato la mostra a San Pietro. L'allestimento essenziale e il sobrio linguaggio scientifico lasciavano comunque trasparire alcune scomode verità.

Grazie alla documentazione sulla mostra che mi ha fornito Lucia Trusgnach, segretaria del Circolo Culturale Ivan Trinko, posso oggi mettere meglio a fuoco almeno alcuni tra i numerosi punti problematici della ricerca, che hanno precisi agganci con la situazione attuale delle donne.

  1. La doppia funzione
    Per capire l'evoluzione della vita delle donne dell'Europa centrale nell'ultimo secolo e la loro posizione all'interno della società, afferma Irena Destovnik, non basta soffermarsi sul conseguimento dei diritti politici, sull'accesso all'istruzione, sullo sviluppo della medicina e sulle leggi di tutela sociale, insomma, su quanto è stato raggiunto. Non basta neppure mettere l'accento sulla descrizione dei lavori delle donne nei campi.
    E' fondamentale invece tener conto della loro doppia funzione, ovvero della differenza tra la loro importanza (enorme) per la sopravvivenza della società contadina e il valore (minimo) della loro posizione sociale.


  2. I tre ruoli
    Se in passato il lavoro svolto dalla donna per la sopravvivenza aveva la precedenza sui ruoli di madre, padrona di casa e moglie, oggi la donna unisce tutti questi ruoli nel suo lavoro produttivo. "La mia tesi è quindi, afferma Irena Destovnik, che l'attuale ruolo della donna - questo naturalmente vale per i territori di influenza cattolica conservatrice quale è quello trattato - è molto più tradizionale che in passato."


  3. C'è lavoro e lavoro...
    Le donne della società contadina svolgevano TUTTI i lavori, gli uomini solo quelli maschili (sarebbe stato per loro disonorevole svolgere quelli considerati femminili). Le donne stesse, d'altra parte, mettevano in positiva evidenza l'esecuzione di lavori tipicamente maschili (guidare un trattore?) "poiché sia ai propri occhi che a quelli degli altri aumentavano il loro rispetto." E il lavoro domestico, con la relativa strategia di economia contadina indispensabile per la sopravvivenza? Beh, era considerato "normale" e quindi poco apprezzato. Come non pensare all'attuale scarsa considerazione del lavoro domestico rispetto al lavoro stipendiato?


  4. Chi ha bisogno di chi?
    Parliamo ora del corpo delle donne. Inutile dire che, in una società contadina a forte impronta cattolica (non dimentichiamo il controllo esercitato dai parroci sulle famiglie proprio attraverso le donne), il corpo femminile era valorizzato solo per il suo contributo lavorativo: "la lettura dei testi dei dignitari ecclesiastici sulla natura delle donne dà l'impressione che esse siano moralmente deboli, delle persone molto facilmente corruttibili e create solamente per gli altri."
    Per quanto riguarda gli sviluppi attuali della politica ecclesiastica sulle donne, si veda l'articolo di Gabriella Alu' su Ratzinger, arricchito da una succulenta foto del cardinale.
    In quanto alla tutela sociale della maternità, le ricerche dimostrano che essa è subordinata ai bisogni dell'autorità: di volta in volta, o forza lavoro o procreazione.
    "Oggi il numero delle nascite aumenta nelle società in cui alle donne è assicurata la possibilità di essere al contempo madri e lavoratrici e dove ciò non costituisca per la donna conflitti tra maternità e carriera."

Ahi, ahi... Su questo tema, vi invito a leggere la recensione di Sara Balzano dedicata al libro di Marina Piazza: "Le trentenni".

E proprio il riferimento a Marina Piazza mi permette di fare qualche riflessione su un convegno romano.

Il convegno

Il 24 settembre si è svolto a Roma nella Sala delle Bandiere in via IV Novembre, presso il Parlamento Europeo (Ufficio per l'Italia), il convegno "L'Europagricola del Terzo Millennio ha bisogno delle donne", organizzato da:

  • Confederdia ("Coordinamento Donne Confederazione Italiana Dirigenti Quadri Impiegati dell'Agricoltura");
  • Fepedica ("Fédération Européenne Agroalimentaire");
  • Parlamento Europeo Ufficio per l'Italia - Commissione Europea Rappresentanza in Italia.

dal volantino del convegno

Durante i lavori Loredana Pesoli, coordinatrice nazionale delle donne della Confederdia e anima del convegno annuncia l'intenzione di costituire un "tavolo permanente" e trasversale sui problemi delle donne in agricoltura.

Trasversale lo è davvero, questo convegno. Marina Pivetta, che tutte conosciamo, modera la tavola rotonda su "L'impegno delle donne per la qualità del cibo, dell'acqua, dell'ambiente" alla quale partecipano tra le altre con vivacità Roberta Angelilli di AN (Parlamento Europeo) e la senatrice Rossana Boldi della Lega...

La tavola rotonda delle sindacaliste, anch'esse di variegata estrazione politica, è dedicata allo spinoso binomio flessibilità/precariato.

Marina Piazza e Rita Capponi, dal canto loro, portano il contributo delle loro ricerche sociologiche e statistiche per affrontare gli eterni problemi:

  1. come conciliare gli spazi e i tempi della vita e del lavoro? (Ricordate il film di Francesca Comencini di cui vi ho parlato su MeDea?)
  2. come valorizzare le competenze femminili?
  3. come aumentare la presenza delle donne nei luoghi decisionali?

Su questi punti c'era stato un interessante e animato dibattito il 16 dicembre del 2003 nella sezione "Donne e scienza" del convegno "Roma-Scienza" promosso dall'Università di Tor Vergata nell'Ala Mazzoniana della Stazione Termini. Fior di scienziate e studiose avevano portato le loro testimonianze e le loro riflessioni, soffermandosi soprattutto sulla rarefazione della presenza delle donne ai livelli più alti della scala del potere. Sistematicamente, quando si parla di questi problemi, quelli che sembravano obiettivi già acquisiti si rivelano come illusori miraggi.

Sono del resto temi che ho affrontato più volte su MeDea, seguendo i preziosi lavori della Commissione Pari Opportunità (presieduta da Marina Piazza), poi soppressa.

La mia speranza è che quella eredità venga raccolta e portata avanti con coraggio.

L'incisività e la competenza dimostrate dalle donne che hanno partecipato al convegno del 24 settembre, pur nella diversità delle posizioni (o forse, proprio grazie a questa diversità) hanno rivelato un possibile comune impegno per una più corretta gestione delle politiche agricole all'interno delle nuove opportunità offerte dall'Europa per lo sviluppo delle "preziose potenzialità" delle donne in agricoltura.

Una nuova classe di imprenditrici agricole competenti ed agguerrite si profila all'orizzonte? Prodotti di nicchia? Valorizzazione del territorio? Mah... Sperem.

Avrei tanto voluto avere accanto a me Luisa Battistig per sentire la sua opinione...

per informazioni sul "tavolo permanente":
Coordinamento Donne Confederdia
Viale Beethoven, 48 - 00144 Roma
tel. 06-5912808
fax 06-5915014
e-mail confederdia@confederdia.it



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