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D'acqua e di guerra:
due convegni a Roma

testo e immagini di
Paola Musarra

Vorrei parlarvi di due convegni romani ai quali ho assistito, che hanno affrontato il tema dell'acqua:

  • sul primo convegno alla Sapienza ("Il valore dell'acqua: saperi e diritti", 18-20 marzo 2004) troverete una introduzione e il programma negli eventi;
  • per il secondo convegno ai Lincei su "Acqua e copertura vegetale" (22 marzo 2004, Giornata Mondiale dell'Acqua) potete consultare il sito dell'Accademia dei Lincei.

Vi consiglio inoltre di consultare - digitate "acqua" nel loro motorino di ricerca - il Paese delle donne" (n.6 del 17 marzo dell'edizione su carta, pp.1-3) per i temi che io qui non tratterò (Sud Africa, Bolivia, Gujarat), il sito della Women's Environment and Development Organization e quello del Comitato Italiano per il Contratto Mondiale dell'Acqua.

Prima di analizzare ciò che è stato detto nei due convegni, sento il bisogno di prendere posizione su alcuni punti essenziali.

A proposito di alcuni tabu

Siamo arrivati all'assurdo:

  • se parli male del GOVERNO Bush, vieni accusata di antiamericanismo, come se si potesse essere contro un intero popolo, fatto di milioni e milioni di persone;
  • se parli male del GOVERNO Sharon, vieni accusata di essere contro gli Ebrei, come se si potesse, ecc. (vedi sopra);
  • se critichi l'attuale GOVERNO che imperversa in Italia, vieni accusata di tradire la patria e i suoi più alti ideali;
  • se sei contro la guerra, anzi, contro tutte le guerre, vieni accusata di stare con i terroristi.

Ma questo sarebbe niente. Ci sono altre due posizioni contro le quali mi sono recentemente scontrata:

  • c'è chi ama la morte ed esulta quando un kamikaze si fa saltare in aria con morti e feriti; sono gli stessi che hanno esultato anche per l'attentato alle Due Torri e che contano con gioia ogni soldato morto in Iraq;
  • c'è poi chi dice con un sorrisetto sprezzante che oggi "è di moda" parlare dei Palestinesi, quindi sarebbe meglio non occuparsi di chi ha sconvolto le regole ("umane?") della guerra (come se il cavallo di Troia non fosse in fondo altro che un kamikaze, esplosivo a parte...); queste stesse persone erano favorevoli all'intervento militare sia in Kosovo che in Iraq, e adesso, di fronte all'atroce evidenza dei fatti, preferirebbero occcuparsi della coltivazione dei giacinti in Olanda piuttosto che riconoscere il fallimento delle proprie previsioni.

Io non amo la morte, rifiuto la guerra e voglio squarciare le coltri di silenzio ovattato, matrici di complicità.

Io sto con quelli/e che cercano la pace non solo a parole, ma con i fatti:

  • sto con le donne che già nel marzo 1987 si sono schierate per la pace in Palestina; sessantotto donne italiane (tra loro c'era anche Ermenegilda Uccelli) sono andate a Gerusalemme per incontrare donne palestinesi e donne israeliane; "Siamo convinte (...) che i conflitti si possono considerare risolti non quando una parte si impone con la forza sulle altre, ma quando le diversità di storie, di culture, d'esperienze, di progetti riescono a riconoscersi reciprocamente e a convivere" (AAVV., Donne a Gerusalemme, Rosenberg & Sellier, Torino 1989, p.9 );
Un ponte per Chatila
  • sto con i membri dell'organizzazione "Un ponte per..." (per Chatila, per Baghdad...) che rifiutano i finanziamenti del Ministero degli Esteri per far ben capire quale distanza li separa da chi ha voluto la guerra;
Un ponte per Baghdad
  • sto con Gino Strada.
E per fortuna ce ne sono tanti/e altri/e con cui mi sento di poter stare.

I due convegni

Tralascio le iniziative per l'educazione al RISPARMIO dell'acqua, messe in atto dalle singole città, regioni (ritengo che abbiano il diritto di proporre programmi di risparmio ai cittadini solo quelle regioni che hanno risolto i problemi di accaparramento, sottrazione, privatizzazione - diciamo pure FURTO - delle loro acque...), associazioni, nazioni (unite); tralascio anche tutti i discorsi che hanno attraversato i due convegni sulla necessità di considerare l'acqua (pulita, gratuita) un bene COMUNE: il 2003 è stato l'Anno dell'Acqua, quindi suppongo che ne siate informati/e.

Voglio invece concentrarmi su ciò che sta succedendo e su ciò che si teme accada, se si avvera la previsione (resa esplicita nei due convegni) che la prossima guerra mondiale si scatenerà non più per il petrolio, ma per l'acqua.

E pensare che i mezzi tecnologici, da quelli antichi, primitivi, ai più avanzati, già esistono: permetterebbero di raccogliere, risanare e distribuire l'acqua in modo equo.

Per prevedere il consumo idrico necessario per tenere in vita ecosistemi vegetali naturali e agro-ecosistemi sono necessari calcoli accurati che prendano in considerazione quell'aspetto centrale della vita vegetale che è il "compromesso fotosintesi/evapotraspirazione" (prof. Amedeo Alpi, Lincei).

Una interessante ricerca (Lincei) ha messo in luce la maggiore o minore sensibilità di alcune piante alla salinità delle acque irrigue. In ambiente mediterraneo, si ricorre ad acque saline per l'irrigazione, ma se si concentrano troppi sali nel terreno, alcune piante sono sottoposte a forte stress idrico. Si distinguono due gruppi di colture: le specie tolleranti (grano duro, bietola da zucchero, mais, girasole e patata) e quelle sensibili (pomodoro, soia, fava, cece, lenticchia).

Una soluzione c'è: la dissalazione dell'acqua di mare. "Dal 1950 in avanti si sono avuti continui progressi nei processi capaci di trasformare l'acqua di mare in acqua dolce. I più diffusi sono i processi di distillazione, che usano calore, anche calore di rifiuto di altre attività industriali; e i sistemi ad osmosi inversa, che usano principalmente elettricità.(...)
La dissalazione ha il vantaggio, rispetto alle altre fonti di approvvigionamento idrico, che fornisce "nuova" acqua dolce, fabbricata dal mare, senza intaccare le riserve di acqua dolce esistenti.
E' ragionevole pensare che si possano fare ulteriori progressi nelle tecniche di dissalazione, con dispositivi adatti anche a piccole comunità isolate e assetate, e che il loro uso sia destinato ad estendersi." Così il prof. Giorgio Nebbia, economista della new generation, che studia l'ambiente e l'economia in maniera integrata e che ha introdotto il bel convegno alla Sapienza.

"E' ragionevole pensare...", "le piccole comunità isolate e assetate...". Ahimè, caro professore, non gliene importa niente a nessuno delle piccole comunità isolate, a meno che non galleggino su un mare di petrolio. E per quanto riguarda la ragionevolezza...

E allora? Allora, manca "la volontà politica" per agire in modo equo e sostenibile, lo hanno detto chiaramente sia gli studiosi e i giovani ricercatori della Sapienza che i canuti e compassati scienziati dei Lincei.

E adesso arriva la parte più dura.

Coniglietto o serpentello?

Guardate questa immagine:

... indovina...
.

E' il profilo di un simpatico coniglietto? oppure è un innocuo serpentello?

No. E' un pezzo del tracciato del muro innalzato da Israele. Se andate sul sito Stop the Wall, vi potete scaricare la mappa completa.

Certamente vi starete chiedendo come mai il "muro", che a tratti è solo un viluppo di filo spinato, abbia un andamento così capriccioso. E' semplice: serve per isolare gli appezzamenti palestinesi dai centri abitati e soprattutto per tagliarli fuori dall'approvvigionamento idrico.

immagine elaborata da Stop the Wall

Ci sono immagini che non avrei mai voluto vedere. Mi restano attaccate dentro, non se ne andranno mai più. Eppure sono immagini che DOVEVO vedere:

  • l'8 aprile sera, su RaiTre (blob) ho visto i soldati israeliani con le motoseghe tagliare a pezzi gli ulivi dei Palestinesi sotto i loro occhi. Un vecchio raccoglie una grossa pietra e la lancia, i parenti lo tirano via e lo spingono a fatica in casa. Un giovane si dispera. cade in ginocchio urlando. I soldati gli si buttano addosso e gli premono la faccia contro la terra;
  • il 9 aprile sera su La 7 un fotografo (israeliano!) mostra le foto che ha scattato ad alcuni bambini palestinesi che sguazzavano in pozze di acqua putrida ("C'era un odore..."), ricoperte da una malsana vegetazione galleggiante. "Mentre scattavo" dice "mi tremavano le mani".

    Associazione amici della Mezza Luna Rossa Palestinese

    Alla Sapienza Yousef Salman, della Mezzaluna Rossa Palestinese, fornisce dati agghiaccianti. Israele ha liquidato il sistema sanitario palestinese, e anche l'agricoltura: migliaia di alberi, prevalentemente olivi secolari, sono stati abbattuti. Sapete quanto tempo ci mette un olivo a crescere? Sapete che ancora oggi in alcuni paesi delle nostre campagne se muore un olivo i contadini fanno un piccolo rito funebre?

    La Mezza Luna Rossa Palestinese

    Vi invito a procurarvi una documentazione, rivolgendovi agli organizzatori del convegno. Per quanto riguarda i Lincei, esistono già tre pubblicazioni sul tema dell'acqua, la quarta raccoglierà gli atti di questo recente convegno.

    E l'Iraq? Dulcis in fundo: forse non sapete (ce lo dice alla Sapienza Emilio Molinari, vicepresidente del Contratto Italiano Acqua) che la Turchia usa l'acqua del Tigri e dell'Eufrate per la costruzione di diciannove grandi dighe. Che fine farà la Terra fra i due fiumi? Già adesso Al Bassra sta su un lago di petrolio, ma non ha neanche un bicchiere di acqua pulita da bere.

    Dimenticavo: se per caso vi stavate chiedendo, come mi chiedevo io, quanti fossero i morti civili iracheni di questa guerra, potete trovare la risposta sul sito Iraq Body Count.

    Mi fermo qui. Mi è costato molto scrivere queste cose, e ancor più mi è costato NON scrivere di tante altre cose, che sarebbe necessario dire, ricordare.

    Fatelo voi.



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