Disperanza - Paola Musarra torna a medea



Disperanza

di
Paola Musarra


In questa fase della mia vita in cui il peso degli anni vissuti sembra aggravarsi anche al di là del dato anagrafico, il pessimismo dell'intelligenza - alimentato dai morti, dal sangue, dall'orrore - rischia di soffocare la vita nella disperazione. Ma io voglio invece che la disperazione si colori di speranza, e che questa "disperanza" sia un segnale per tutte le donne - disincantate ma agguerrite - capaci di lottare per un mondo che ci piaccia più di questo, che non ci piace.

Tacciano le Cassandre, dunque. Vi parlerò di un libro e di due convegni, segni positivi in tanto sconforto.

1. Il primo convegno

Si tratta innanzi tutto del convegno sulla cittadinanza europea delle donne che mi era stato segnalato da Francesca Koch e che vi avevamo annunciato negli eventi (sul tema donne e Europa potete rileggere su MeDea quanto ho scritto sul convegno: L'avvenire dell'Unione).
Il nuovo convegno si è svolto a Roma, alla Casa Internazionale delle Donne (sapevate che c'è anche una foresteria? Le stanze hanno nomi di costellazioni...).

la foresteria si chiama Orsa Maggiore

Perché vi dico che questo convegno è un segnale di speranza?

Perché c'erano donne vecchie e giovani, che lavorano nelle istituzioni e fuori delle istituzioni, che appartengono a schieramenti politici diversi; eppure non si sono innalzate le solite vecchie barriere fatte di spocchia e veleni, anzi, si è colta ogni occasione per evitare rigide contrapposizioni e trovare punti di convergenza.

Sarà stata la scelta delle relatrici, sarà stata la magìa del luogo, sarà stato l'interesse del testo che è stato presentato (Cittadine d'Europa - Integrazione europea e associazioni femminili italiane, a cura di Beatrice Pisa, ed. Franco Angeli), fatto sta che il patrimonio del pensiero e dell'azione delle donne dei nostri (parlo per le vecchie...) cari anni Settanta è stato recuperato e valorizzato, ma senza nostalgie o sciocchi campanilismi.

L'ideale europeo è certamente un tema molto più coinvolgente delle tristezze e degli squallori con i quali ci affligge quotidianamente la politica nazionale: "Se ci dobbiamo confrontare, facciamolo con l'Europa".

E' stata più volte sottolineata la necessità di "ricompattare" il frammentato universo delle donne, che possono dare un contributo originale, "spiazzante", nel definire la nuova Europa dal punto di vista dei diritti politici, giuridici, sociali.

Ma non dovete credere che questo assunto sia rimasto a livello di generica velleità, al contrario: alcune relatrici (M.Grazia Rossilli, M.Grazia Giammarinaro di GIUDIT) con puntiglioso acume hanno messo la loro competenza giuridica al servizio di un'attenta e disincantata disamina delle possibilità di intervento delle donne nell'elaborazione di una legislazione europea che non si limiti a generiche affermazioni di principio, ma riconosca dei diritti. Su questo punto, nelle sedi opportune, bisogna mobilitarsi.

Nella legislazione europea manca ad esempio un esplicito rifiuto della guerra. Del resto, ha ricordato Lidia Menapace, "è profondo il militarismo europeo...". Che altro c'è oltre la tradizione bellica? Due grandi movimenti sociali, quello operaio sindacale e quello delle donne, che hanno cambiato i livelli di coscienza con azioni non violente.

Il convegno era dedicato alla memoria di Anna Lindh. La sua uccisione è stata un duro colpo per la società svedese, una società aperta, che non prevede scorte per i propri rappresentanti politici.

Il ministro svedese Mikael Odevall ci ha parlato di questa donna straordinaria, che era forse destinata a ricoprire un giorno la carica di Primo Ministro.
Anna era una donna della quale tutti ricordano non solo l'impegno per l'Europa, ma anche l'amore per i figli e la contagiosa risata.

Un giorno stava parlando al telefono con il Ministro degli Esteri russo, con il quale doveva prendere accordi per un prossimo incontro. Anna parlava in svedese; accanto al ministro russo, a Mosca, c'era un interprete che traduceva la telefonata. Ad un tratto entrò piagnucolando nella stanza di Anna il suo bambino piccolo. Senza interrompere la telefonata, come facciamo noi donne, lei gli disse "Vieni qui amore, e siediti sulle mie ginocchia.".
Ci fu un improvviso silenzio da parte del suo interlocutore: l'interprete aveva tradotto tutto coscienziosamente...

Anna Lindh Questa foto di Anna Lindh è tratta per gentile concessione dal n.52 di "Pride", il mensile gay italiano che ha voluto renderle omaggio ricordando il suo impegno per il riconoscimento dei diritti degli omosessuali.


2. Il libro

C'era una volta il Talismano della felicità, poi venne Noi e il nostro corpo...

Tranquille, adesso c'è un libro adatto a noi, a quello che siamo adesso: è il libro sulla salute delle donne, elaborato dal gruppo di lavoro coordinato da Elvira Reale.
Andate a vedere quello che vi dicevo su MeDea a questo proposito già nel marzo 2002: Una salute a misura di donna.
E poi è nato il libro.
Ve lo abbiamo segnalato negli eventi e nel mio editoriale di settembre. Andate subito sul sito di Elvira per sapere come potete procurarvelo.

Io ce l'ho qui, davanti a me. Basterebbe il titolo: La mente, il cuore, le braccia e... per darvi un'idea del contenuto.

un particolare della copertina

Vi dico solo che il libro prende in considerazione tutti - ho detto TUTTI - i problemi della salute delle donne, dall'anoressia alla depressione, dall'ipertensione allo stress.

Ma quel che conta è che tutti i problemi di salute vengono studiati in relazione alle condizioni di vita della donna, con opportuni e continui "Orientamenti per i medici", che vi daranno preziose indicazioni su ciò che potete pretendere da chi vi cura (attenzione, informazione) perché è un vostro diritto.

Vi offro solo qualche assaggino, il pranzo ve lo gusterete in solitudine:

  • A proposito di depressione si afferma: "Un rischio per la salute della donna è la rinuncia alla cura di sé. (...) Sviluppare atteggiamenti e comportamenti confacenti alla cura degli altri ma negativi per la cura della propria salute, ovvero: accogliere, attendere, tollerare, essere passiva, controllare le reazioni aggressive, comprimere gli atteggiamenti di rabbia e di diniego, rimuovere e negare i sentimenti ostili e i desideri di fuga, rimuovere l'interesse e il piacere personale." (pp.69-70)
  • A proposito delle malattie cardiovascolari e dell'esercizio fisico: "L'esercizio fisico è dimostrato che
    • migliora il tono dell'umore perché attiva le endorfine cerebrali
    • permette di controllare il peso
    • riduce la pressione arteriosa
    • aumenta il colesterolo HDL
    • riduce l'insulino resistenza e pertanto la glicemia" (p.122)
    E fin qui tutto ok, però...
  • Però... "Bisogna però ricordare alle donne che l'esercizio fisico non coincide con l'attività domestica, ovvero con il fare i lavori di casa. Questi non costituiscono in nessun caso il movimento fisiologico idoneo alla protezione del sistema cardiovascolare!"
  • In sostanza, ciò che bisogna migliorare è la qualità della vita personale: "Se siamo in credito è il momento giusto per risarcirci di qualcosa non fatta." (p.209)

Che ne dite?

2. Il secondo convegno

Il convegno "Albania-Italia. Associazioni, dati, storie a confronto" che vi abbiamo segnalato negli eventi mi ha coinvolto profondamente, non solo perché si inseriva perfettamente nel lavoro sulle donne albanesi che sto svolgendo con Anna Rosa Iraldo su MeDea sin dall'aprile 2001, ma anche e soprattutto perché ho ritrovato in questo nuovo incontro quei "segnali di speranza" ai quali mi sto aggrappando come un bambino si aggrappa a un aquilone.

logo del convegno

Metterei al primo posto l'impegno nell'attivare sinergie per realizzare momenti di conoscenza: "ci sono troppi filtri tra paesi, donne e istituzioni" ha ricordato Costanza Fanelli, Presidente del Consorzio della Casa Internazionale delle Donne.
Il convegno è stato organizzato da Occhio blu, dalla Casa e dal Consorzio, in collaborazione con Farmacap e con la Coop Toscana-Lazio.
Ha aperto i lavori l'Ambasciatore albanese Pëllumb Xhufi, il quale ha ricordato come gli strati meno protetti della popolazione albanese abbiano risentito dell'"evoluzione tumultuosa" del paese.
L'Ambasciatrice della Repubblica di Macedonia, Mirie Rushani, ha arricchito l'inaugurazione del convegno con la sua presenza, ricordando antichi legami tra donne albanesi e donne italiane e sottolineando l'evoluzione del femminismo verso l'assunzione di spazi di responsabilità.
Sono intervenute per il Comune di Roma Mariella Gramaglia, Luisa Laurelli e Franca Eckert Coen, che hanno ricordato progetti e iniziative a favore di immigrate "in condizioni di vulnerabilità sociale".

Dopo gli interventi di Serena Luciani e Anila Husha, rispettivamente presidente e vicepresidente di Occhio Blu, sul problema delle donne albanesi - e non solo - immigrate in Italia sono intervenuti nella prima sezione del convegno il sociologo Rando Devole e Pilar Saravia, cilena, dell'associazione "Nodi".
Devole ha ricordato la progressiva femminilizzazione della presenza albanese in Italia, presentando numerose tabelle di dati estratti dal Dossier Caritas 2003. Sul Bota Shqiptare n.92 del 19 sett.-2 ott. 2003 (il quindicinale degli Albanesi in Italia) è apparso un interessante articolo, eccezionalmente in italiano, di Rando Devole dal titolo "Perché gli Albanesi vengono in Italia?". Dovete invece armarvi di un buon vocabolarietto italo-albanese se volete leggere un altro suo articolo sul n.91 del Bota intitolato"Shqiptarët dhe celulari", "Gli Albanesi e il telefonino".
Pilar Saravia si è soffermata sulle variabili che governano l'immigrazione femminile (filiere, motivazioni economiche, politiche, familiari) e sul ruolo delle associazioni, che incoraggiano la formazione di cooperative, offrono consulenze e incoraggiano manifestazioni artistiche.

La seconda sezione del Convegno ha visto a confronto, sui rispettivi dati ufficiali, Milva Ekonomi direttora generale dell'INSTAT per l'Albania e Lucia Sabbadini, direttora centrale dell'ISTAT per l'Italia.
La prima ha sottolineato il continuo modificarsi dei "valori" nella società albanese, al quale non corrisponde una parallela evoluzione delle famiglie. L'emigrazione di un consistente numero di maschi in età fertile ha provocato una diminuzione nella crescita della popolazione: il numero dei figli va progressivamente diminuendo e nelle zone urbane si va verso la famiglia mononucleare.
Linda Sabbadini ha fatto un bellissimo intervento, riassumendo tutti i punti critici dell'attuale situazione delle donne nella società: dall'istruzione, in cui le donne hanno superato i maschi, al lavoro, in cui il divario tra centro-nord e sud è profondo per quanto riguarda l'occupazione femminile, al rapporto tra donne e potere: nelle prime cinquanta imprese del paese la presenza delle donne nei Consigli di Amministrazione non supera il 6%, solo l'1% è Presidente, nessuna nella Banca Centrale...
Vi ribolle il sangue? Vi prudono le mani? Sveglia, ragazze!

Nella terza sezione del convegno, sull'associazionismo femminile, hanno fatto scintille Diana Çuli, Presidente del Forum delle donne albanesi e Valeria Ajovalasit, presidente di Arcidonna. La passione per l'Europa e le lotte per avvicinare i popoli sono il legame che affratella. Mancano, ahimé, modelli femminili di leader (o forse è un bene?), le realtà delle donne non si collegano... Con Diana e Valeria scatta l'impulso a operare, a fare progetti.

Nei lavori di gruppo si precisano i progetti, impariamo a distinguere le domande e i problemi dagli obiettivi e dalle azioni necessarie per conseguirli, con l'aiuto di Anna Rosa Iraldo. E vi assicuro che è facile confondere i livelli.
Io mi auguro che il lavoro iniziato possa continuare. Nel gruppo al quale ho partecipato la domanda iniziale era: "Perché ci sono poche donne in politica nei posti in cui si prendono decisioni?". Ahi ahi... Vi rimando su questo tema a quanto ho scritto su MeDea a proposito di: Donne e politica: vincoli e opportunità.

Lasciatemi concludere con una nota gentile, anzi tre:

  • nei giorni del convegno siamo state rifocillate con un buffet italiano il primo giorno e con squisitezze albanesi il secondo giorno;
  • alle pareti della sala rinfreschi erano esposti per tutta la durata del convegno alcuni bellissimi quadri della pittrice albanese Anila Zajmi;
  • la cantante arberesh Silvana Licursi, che già conoscete, accompagnata dal chitarrista Sergio Saracino, ha intrecciato sonorità mediterranee con echi più orientali, riannodando i fili di un prezioso tessuto comune, scintillante...

Silvana Licursi

Roma, 12 novembre 2003

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