Introduzione
Non sapete il francese? Non preoccupatevi, vi condurrò tenendovi per mano. Ci sono parole che sono chiavi magiche: vi permettono di entrare da una porticina segreta direttamente nel cuore di una lingua. E io per il francese ho scelto...
longtemps
Da dove vogliamo cominciare? Beh, penso che l'origine latina comune non presenti problemi dal punto di vista etimologico: long = "lungo", temps = "tempo", quindi (è un avverbio di tempo), significa: "a lungo, per lungo tempo". D'accordo, ma a noi interessa il suono, la musica delle parole: ogni lingua ha la sua musica, bisogna imparare a cantarla. Come si fa?
Per prima cosa rendiamoci conto del fatto che la parola è composta da due sillabe con vocali nasali: /lõ/ e /tã/, insomma /lõtã/ (l'accento va sulla seconda sillaba, lo sapete, no? Per i/le Francesi Barbara è Barbarà...). Ma che fine hanno fatto le consonanti finali? Puff! Scomparse nella pronuncia! Restano solo le consonanti iniziali delle due sillabe, alle quali concederemo l'onore di essere ben articolate, con forza e brevemente, come se fossero doppie, qualcosa come: llõttã.
Tutto qui? Beh... Sono sicura che avrete provato a dire llõttã, ma non sono altrettanto sicura che il concetto di "vocale nasale" sia per voi ben chiaro, anzi, non il concetto, ma la realizzazione pratica della nasale. Certo, lo sapete, l'aria passa anche attraverso il naso, ma...
Ma il problema non è questo: per chi normalmente parla in italiano c'è una orribile tendenza ad articolare la "n" o la "m" dopo la vocale nasale. Se ne sentono certe, anche nei programmi culturali... ogni volta è una pugnalata!
Perciò vi prego, non snaturate, non appesantite il fascino delicato di queste due sillabe, immaginate due rintocchi di campana perduti nella nebbia: llõ...ttã...
1. Andare a letto presto
Dopo questa lunga introduzione, è tempo che io giustifichi la scelta di questa parola. E' semplice: io la ritrovo presente come una pietra preziosa dai riflessi cangianti negli scrittori che amo. Sentite questa frase:
"Longtemps, je me suis couché de bonne heure."
Qualcuno ci dice: "Per tanto tempo sono andato a letto presto", chi è? Un piccolo aiuto:
Basta così: con altri aiuti o senza, avrete riconosciuto Marcel Proust. La parola che ho scelto per voi, longtemps, che una virgola separa dal resto della frase iniziale della Recherche, è un riassunto folgorante, una chiave d'oro per entrare nel Libro, ma anche un invito a fare una piccola sosta: un istante di raccoglimento, di meditazione, prima di entrare nel tempo perduto. Il suono evoca una lontananza soffusa di lieve malinconia: llõ...ttã...
2. Un passato/futuro sognato
Ricordo di aver letto qualche anno fa in un sondaggio che i giovani amano Les fleurs du mal. Posso testimoniare che quando "spiegavo" Baudelaire al liceo scientifico si creava un clima di attenta partecipazione. Troppo spesso si dimentica che i giovani hanno le loro canzoni, le loro poesie, che conoscono il dolore, che apprezzano la bellezza...
Ma non divaghiamo (troppo). Tempo fa ero a Ostia con il mio compagno. Passeggiavamo sul lungomare che va dal nuovo porto al centro, mentre il sole declinava. Ci siamo fermati a bere qualcosa in un posto che ci è piaciuto, questo:
Subito mi è balzata in mente "La vie antérieure" di Baudelaire ("Spleen et Idéal", XII):
"J'ai longtemps habité sous de vastes portiques..."
Qui, invece di evocare la penombra inquietante di stanze un po' soffocanti, la parola longtemps si apre su vasti porticati che accolgono l'aria marina, tra i mille fuochi del tramonto e la musica delle onde. Là ha abitato un tempo tra "calme voluttà" (associazione cara al poeta), in un "altrove", lontano da un presente che gli fa orrore. Longtemps diventa una chiave di volta tra un passato vissuto in sogno e un futuro fortemente desiderato.
Creiamo per lui allora, trasformando il suo sonetto (sacrilegio!), questo futuro-condizionale, il condizionale dei giochi dei bambini: "Moi, je serais le roi, et toi..." (questa sezione è riservata a chi un po' di francese lo sa...):
Oui, je vivrais longtemps sous de vastes portiques
Que les soleils marins teindraient de mille feux.
Et que leurs grands piliers, droits et majestueux,
Rendraient pareils le soir aux grottes basaltiques.
Les houles, en roulant les images des cieux,
Mêleraient d'une façon solennelle et mystique
Les tout-puissants accords de leur riche musique
Aux couleurs du couchant reflétés par mes yeux.
C'est là que je vivrais dans les voluptés calmes
Au milieu de l'azur, des vagues, des splendeurs
Et des esclaves nus, tout imprégnés d'odeurs,
Qui me rafraîchiraient le front avec des palmes,
Et dont l'unique soin serait d'approfondir
Le secret douloureux qui me ferait languir.
Qualcuno mi ha detto: "A Baudelaire sarebbe piaciuto..."
3. La voce di Charles
Ho molto amato le canzoni di Charles Trenet quando ero giovane. Mi piaceva molto L'Ame des poètes:
Longtemps, longtemps, longtemps après que les poètes
ont disparu
leurs chansons courent encore
dans les rues...
Facciamo così: voi andate a cercare Charles Trenet che canta questa canzone su Youtube (così verificate se sapete pronunciare bene longtemps) e io in cambio ve ne traduco liberamente un pezzetto:
"Per tanto tempo dopo
la morte dei poeti,
corrono per le strade
le loro canzoni.
E la gente le canta
un po' distrattamente,
non sa nemmeno il nome dell'autore,
non sa per chi batteva
il suo cuore.
Qualcuno cambia un verso,
una parola,
e, quando non ci assiste la memoria,
facciamo "la la la
la la la la la la..."