Questo non è un editoriale
di Paola Musarra
1. Il titolo
Spiego subito il titolo ispirato a Magritte. No, questo non è un editoriale. Sono pensierini miei, che ho deciso di comunicarvi.
Mi spiego meglio.
Per una serie di circostanze che, se prese in considerazione singolarmente, hanno ciascuna una sacrosanta giustificazione, tutta la redazione di MeDea ha dato forfait. Era già successo in passato, ma a rotazione, e per brevi periodi.
Questa volta sono rimasta soltanto io a lavorare al sito (perché di questo si tratta), in un'età - sessantasei anni e mezzo - in cui la manutenzione del corpo tende ad occupare una parte consistente della vita.

Accanto a me c'è Bruno Flores, che cerca di darmi coraggio; purtroppo però anche lui è occupatissimo, in parte con problemi di manutenzione fisica, in parte con figli e nipoti.
Che fare?
2. Tentazioni
Se mi guardo intorno, al di là dei confini del nostro piccolo sito, vedo un panorama sconfortante. Tutti e tutte (quasi...) sembrano ormai tirare in direzioni diverse:
- mercificazione
- superficialità acritica
- automazione standardizzata delle forme e dei contenuti
- resa incondizionata al berlusconismo imperante.
A volte, se penso al lavoro che ormai da anni faccio in Rete, mi sembra di voler vuotare il mare con un cucchiaino. Capisco anche chi non ha più voglia di investire tempo e intelligenza in una battaglia non profit che sembra persa in partenza.
La prima tentazione - la più ovvia - è quella di abbandonare la partita.
Perché per quanto riguarda le altre tentazioni, ve lo dico francamente, almeno per me non se ne parla proprio.
Passiamole un po' tutte in rassegna, cominciando dalla mercificazione.
No, grazie. I soldi costano troppo cari: le cose che mi chiedono in cambio limitano troppo la mia libertà intellettuale e l'ampiezza delle mie riflessioni. Tanti anni di lavoro nella scuola mi hanno permesso di godere di una pensione che vale sempre di meno, certo, ma mi permette di vivere dignitosamente.
Parliamo adesso di un'altra tentazione, quella della superficialità acritica.
MeDea negli anni è diventata sempre più un sito di riflessione. Ora, un atteggiamento molto diffuso consiste invece oggi nel sostituire all'articolata argomentazione di un ragionamento una superficiale e ripetitiva giustapposizione di banalità, fatti e notiziole, su cui non ci si sofferma a riflettere. Anzi, meno si riflette e meglio è. E non si tirano mai conclusioni, si cerca piuttosto di indurre inquietudini e bisogni, stati d'animo larvali, prelinguistici, irrazionali.
Rinunciare alla riflessione e al ragionamento articolato? No, grazie, grazie, no! (Siamo passati da Magritte a Cyrano de Bergerac.)
P referisco lasciare ad altri il compito di operare un martellante rimbecillimento dell'utenza, di esempi ce ne sono tanti, in Rete e fuori.
Passiamo adesso alla automazione standardizzata delle forme e dei contenuti. Avrete notato che la "forma" di MeDea è un tentativo di proporre un modello di mise en page assai semplice, fruibile anche da chi ha difficoltà di lettura, abbastanza lontano dal rutilante accumulo di miniframmenti e sciatterie visive di cui la Rete abbonda. Tutto questo però esige una ricerca e un'attenzione che portano via molto tempo. Perché non usare uno dei tanti programmi automatici, che con un clic, ecc....?
Questo punto è il più difficile da spiegare, ci provo.
Onorare (sì, ho detto "onorare") un testo di un collaboratore o di una collaboratrice con una mise en page originale, "fatta a mano", con una scelta appropriata ed armoniosa di colori, con una ricerca sempre rinnovata di immagini, è sempre stata una caratteristica di questo sito. Vogliamo rinunciare proprio adesso? Proprio adesso che in Rete si sente sempre più il bisogno di un'oasi, per assaporare il piacere - il respiro - della lettura? No grazie.
E arriviamo all'ultimo punto, che li riassume tutti: la resa incondizionata al berlusconismo imperante.
Attenzione, il berlusconismo non è ignoranza, non è grossolana improvvisazione, come ancora gran parte della sinistra crede. E non è nemmeno fascismo o totalitarismo tout court, come l'altra parte della sinistra crede.
E allora, che cos'è?
E'una strategia sottile, abilissima, intelligente (piantiamola di dire che sono stupidi), attenta al feed back con l'elettorato; una strategia che per raggiungere i suoi fini si appoggia su un immenso potere economico (ben oltre i confini nazionali). Dove può, compra e dove non può comprare, persuade, avvalendosi delle tecniche più avanzate e raffinate.
Un solo esempio.
Molti anni fa - certamente prima del 1994 - vidi sulla fiancata di un autobus romano, nello spazio riservato alla pubblicità, una schiera di adorabili bimbi paffuti su sfondo azzurro, con la scritta "forza, Italia!". Chissà se qualcuno a Roma se ne ricorda.
Pensai allora al lancio di un nuovo prodotto per bambini, alla Nazionale azzurra...
In molti deve aver lavorato, quell'immagine.
Io per fortuna, addestrata dai lunghi anni passati a scuola a rendere coscienti gli alunni e soprattutto le alunne dei lenocini della pubblicità, misi il tutto in un reparto speciale della mia memoria nel quale schiaffo le cose che mi lasciano perplessa (comportamenti, parole, immagini) e che richiedono (ahimè!) maggior riflessione.
E proprio adesso, nel momento in cui assistiamo allo smantellamento sistematico, oculato e ben programmato di tante cose buone e oneste che credevamo irreversibili, proprio ora dovrei lasciarmi convincere e sedurre? No, proprio no, grazie.
Meglio andarsene, dice una voce. Meglio lasciar perdere, tanto a che serve?
3. Visualizzatemi
Immaginatemi in un luogo fuori del tempo e dello spazio - MeDea - mentre mi chiedo con ansia: "Che debbo fare? Solo quattro numeri all'anno? Sopprimo la rubrica eventi? Faccio un'impaginazione standard simile al vecchio ciclostile? Beh, magari ci metto i colori... e qualche immaginetta semplice... o magari faccio l'aggiornamento ogni due mesi... con pochi pezzi... Ce la farò?"
Mi guardo intorno. Ci sono scrigni traboccanti, bauli semiaperti, scaffali pieni di...
Sì, è pieno il caveau di MeDea: ci sono tutti i tesori che ci avete mandato, che stiamo pubblicando da tempo e che aspettano amorose mise en page: c'è il brico(l)lage di Longo, c'è Mishima, ci sono le poesie di Lucia Gazzino, c'è...
E poi arriva la telefonata di Paola Rosati, che mi promette due haiku belli impaginati (grazie, Paola!). E le protagoniste della Terra di donne hanno in serbo per MeDea nuove storie: c'era una ninnananna che legava come un filo le generazioni, c'era quella maestra di cent'anni che... E Anna Rosa mi annuncia per novembre un importante convegno a Roma sulle donne albanesi... E dove andranno in ottobre Les Tambours de Topolò? A Chioggia, domenica 20 ottobre alle 22! E Sabina Manetti? Ha messo un link a MeDea sul suo sito, pieno di progetti. Mi scrive poi Elvira Reale da Napoli, che tanto fa per la salute delle donne, e mi annuncia che il suo gruppo ha continuato a lavorare su un progetto di Marina Piazza, ne è nato un libro che si chiama "La mente, il cuore, le braccia e......", andate subito a vedere il sito di Elvira dal quale è tratta questa bellissima foto!
Che faccio, abbandono?
Roma, 18 settembre 2003

|