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Sabina, il mare, la musica

Intervista a Sabina Manetti
di
Paola Musarra

la spiaggia di San Vincenzo







San Vincenzo, agosto 2002

In un piccolo bar sulla spiaggia parlo con Sabina Manetti, che a San Vincenzo è nata e vive. Con noi c'è anche il mio compagno.

Ripercorriamo insieme le tappe della sua carriera musicale (dal gospel cantato in chiesa sin da bambina fino ai più recenti progetti di musicoterapia), intrecciando i dati biografici con le emozioni legate alla progressiva conquista di una voce-corpo, che utilizza in piena libertà le conoscenze tecniche, comunque indispensabili per una compiuta e godibile produzione musicale (Sabina è diplomata in canto corale al Conservatorio).

Sabina ha colori solari, e il suo viso mobile si incupisce o si schiarisce, seguendo il filo del discorso.

... il gospel mi stressava...

Paola e Gianni - ... Dunque c'è stato un momento in cui il gospel "ti stressava"... Facci capire meglio!

Sabina - Gli studi di canto classico e jazz mi hanno aiutata dal punto di vista tecnico e teorico, ma non hanno mai curato la mia "ansia da prestazione" che si rinnovava ogni volta che dovevo fare un "solo"!
Cantavo il jazz con l'attesa dell'applauso dopo l'improvvisazione (è l'usanza del pubblico in questo genere musicale: se non applaudono il tuo solo non è piaciuto!) e cantavo il gospel con i Jubilee Shouters diretti da Gianna Grazzini avendo degli spazi brevi (trenta secondi...) dove dovevo dare il meglio di me e tenere alta l'energia del coro, quindi avevo anche una responsabilità maggiore!

Paola - Come hai fatto a venirne fuori?

Sabina - Questi momenti li ho superati grazie a Gianna Grazzini che mi ha "commissionato" un solo su una ninna nanna africana (Mupepe) e poi una ninna nanna ispano-indiana (La Nana).
Allora mi si sono aperti due mondi: quello del ritmo circolare ipnotico e senza alti né bassi e senza fine!... e quello del canto libero su bordone fisso, dove la tonalità non cambia, è lì, ti aspetta, ti sorregge, ti invita a stenderti sul suo tappeto di suoni costanti e calmanti - anzi "colmanti" delle tue ansie per il vuoto...

Paola - Capisco: avevi bisogno di recuperare il corpo per eliminare lo stress.

Sabina - Vedi, in occidente purtroppo si ha una concezione unilaterale del canto: si pensa che sia frutto di una buona tecnica e di un buon controllo sulle emozioni e sulla postura del corpo. Ma il corpo non si fida di noi! Si ribella costantemente per difendere le sue funzioni biologiche vitali... Bisogna trattarlo dolcemente e cercare un dialogo con il proprio sé più profondo: l'anima sta nella nostra parte animale, di cui ci vergognamo tanto!

... l'anima sta nella nostra parte animale...

La voce la dice lunga sulla nostra salute psico-fisica: attraverso il suono della voce passano una serie di informazioni, perché la voce è l'"espressione olistica" (dal greco ólos che vuol dire "tutto") del nostro essere.
Non è solo la mente, non è solo emozione, non è solo fisicità, ma tutto questo insieme.

Paola e Gianni - Sei partita da questi concetti nel tuo lavoro di insegnante di canto?

Sabina - Potrei farvi molti esempi... Ho riscontrato nella mia attività di insegnante che oggi la tendenza delle voci a rimanere... "voci bianche" si estende fino all'età di trent'anni. Spesso mi trovo impotente nel cercar di dare volume a delle voci molto esili, perché alla base non c'è solo un problema di consapevolezza vocale, ma di crescita psichica: questi sono giovani che vanno all'università e che stanno in casa con i genitori - magari oppressivi!

...è un problema di crescita psichica...

Si sa benissimo che la crescita fisica (e quindi della struttura laringea) segue una crescita psichica... Ma è vero anche il contrario! Ho visto crescere persone in breve tempo grazie all'uso del canto come mezzo di esplorazione e armonizzazione di sé!

Gianni - E' una vera e propria musicoterapia...

Sabina - Fondamentale nel processo di canto olistico è l'accettazione delle proprie "ombre" e l'abbandono dell'idea di perfezione, che è strettamente collegata al GIUDIZIO, il nostro nemico maggiore, il fattore inibitore numero 1: questo è bello, questo è brutto, questo lo tengo, questo lo levo, poi levo anche questo, poi anche quest'altro! E alla fine rimaniamo sottili sottili senza spessore, senza poter far ombra, dice Robert Bly: siamo come strane creature extra-terrestri che, si dice, "vogliono somigliare a Dio"!

Paola - Parliamo del tuo coro sperimentale, per il quale tu arrangi e re-interpreti musiche di etnie diverse: nativi del Nord America, gitani, pakistani, africani...

Sabina - Il Coro Etnico Sperimentale Patch World nasce nel 2000 col proposito di avvicinare la gente alla musica popolare da tutto il mondo, per ampliarne i confini artistici e sociali. Oggi siamo una piccola tribù multirazziale e multisociale che si esibisce su palcoscenici importanti per sensibilizzare l'opinione pubblica anche verso i problemi del Terzo Mondo.

Sul bel sito Patch World che vi abbiamo già segnalato troverete tante altre notizie su Sabina, il suo coro, il significato dei canti etnici, le incisioni e i futuri appuntamenti.

... i miei progetti...

Paola - Quali sono i tuoi progetti?

Sabina - Il mio percorso di artista oggi mi porta ad affacciarmi su nuovi territori, e mi sento molto incuriosita dall'uso del canto e del corpo come mezzo terapeutico e di comunicazione.
Sto elaborando progetti di lavori in gruppo: seminari di avvicinamento alle musiche tribali ed esotiche, di esplorazione della propria creatività musicale attraverso l'esperienza dei chakra e quindi del potere energetico rivitalizzante del suono: vivere i suoni come dei colori da accostare assieme per creare paesaggi sonori impressionistici, danzare la propria voce in forme libere e organizzate per riappropriarsi del proprio corpo in modo soave e piacevole, esprimendo le proprie emozioni, liberandole da una vita di prigionia!
Ho previsto momenti di catarsi (liberazione, scioglimento dallo stress) e momenti di raccoglimento e di ascolto delle vibrazioni del suono e delle proprie emozioni, momenti individuali di elaborazione delle capacità personali e momenti collettivi, corali; momenti di sincronizzazione ritmica dei movimenti e momenti di creatività libera...

La spiaggia sfuma nel grigio. Sabina si addentra in affascinanti particolari tecnici, spiegando a Gianni, che è molto interessato, la scala orientale e la scala pentatonica...
Il pomeriggio vola, ma noi, immersi nel presente, non ce ne accorgiamo.

... il pomeriggio vola...



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