I riduttori di teste
Che succede quando gli uomini parlano (o scrivono) delle donne?
Il più delle volte assistiamo ad una operazione simile a quella che alcune tribù praticavano nei confronti dei nemici: la riduzione delle teste.
L'idea stessa di donna viene disseccata e ridotta per poterla meglio dominare, inscatolare, etichettare: la Madre, la Moglie, la Bella Gnocca, la Seduttrice, la Manager, la Femminista...
Successivamente si procede per grossolane generalizzazioni, facendo in modo che gli elementi negativi impliciti in ciascuna etichetta avvolgano potenzialmente ogni donna.
Ogni donna diventa quindi potenzialmente protettiva e possessiva all'eccesso, ottusamente calcolatrice, troppo (come osa!) capace e intraprendente, visceralmente irrazionale, minacciosamente castratrice... Su ogni donna incombe l'implicita minaccia maschile "Se ti comporti così, ti ripudio."
Questi sono i confini dei visibili e invisibili harem, dei visibili e invisibili burqa entro i quali è necessario racchiudere a scopo preventivo queste pericolose nemiche e rivali.

Ecco perché, timorose di non piacere, molte donne diventano (o fingono di diventare) madri non troppo assillanti, mogli assai discrete e comprensive, amanti invisibili e soccorrevoli, perfette casalinghe in sottoveste di pizzo nero, manager ossequiose davanti ai colleghi uomini (e micidiali con le colleghe), dame impegnate, non femministe ma femminili.
Ma per fortuna non sempre è così.
Ci sono uomini che si accostano alle donne, con timore e con audacia, rispettandone con trepidazione la complessa identità, lasciando - per così dire - "spazio" alle loro (auspicate? temute?) reazioni.
Consapevoli delle ripide pareti rocciose e dei profondi abissi che separano il dicibile dall'indicibile, attraverso il loro narrare ci offrono preziosi indizi sulla "loro" identità, che nel confronto con le donne si interroga e si arricchisce.
Così Giuseppe O. Longo nei suoi romanzi e nei suoi racconti.
E a proposito di Longo mi sono divertita a fare alcuni scavi archeologici nel vasto territorio di questo sito. Stavo cercando i link interni alla Infoperlina che lo riguarda, alle divagazioni di titjan che lo ha promosso octopus, alla mia recente recensione del suo Homo technologicus. Avevo azionato il nostro piccolo motorino di ricerca quando mi sono ricordata di aver nascosto un riferimento a Longo proprio nel cuore del mio Saltimbanco di Notre-Dame (non vi dico dove, dovete scoprirlo da soli/e!).
Ma non è tutto: in quella occasione avevo fatto un link "esterno" ad una mia riflessione su un racconto di Longo. Quel link oggi non è più attivo, ma rileggendo il mio pezzo mi è venuta voglia di riproporvelo, perché il racconto di Longo mi è sembrato ricco di spunti per una comune riflessione sull'identità maschile e femminile, sul tema della "distanza", sulla narrazione come ponte, sulla conquista di una autonomia fondata sulla consapevolezza.
Ricordo di viaggio