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Paesaggi interiori

di
Paola Musarra


E' difficile fare un video di poesia. E' difficile "parlare" di un video di poesia.

Lucia Gazzino è riuscita, con l'aiuto di Claudio Zorzenon per le riprese, a fare un bellissimo video con le sue poesie.

E io proverò a raccontarvelo.

il titolo del video: Viaggiatori senza valigia

Ogni poesia genera le proprie immagini: con le parole, con il ritmo, ma anche con il vuoto che circonda i versi.

Accostare altre immagini a questa fragile filigrana è un'operazione assai pericolosa, poiché si rischia di invadere uno spazio sacro, confondendo e distraendo chi legge o ascolta.

Ma Lucia ha creato per le sue poesie un "luogo" visivo che ha tutte le caratteristiche di un "non luogo": il treno, il piccolo treno che collega Udine a Cividale.

il trenino che va da Udine a Cividale

E dal "non luogo" - binari veloci, fantasmi di stazioni, rumori cadenzati - nascono paesaggi interiori, come quando si guarda dal finestrino, e la nebbia leggera trasforma alberi e colline in fuga in segnali - segnalibri? - che cadenzano il trascorrere del nostro tempo.

Così nasce, spontaneamente, accompagnata dalla mano che scrive sul diario, una poesia ricordo, una poesia meditazione, una poesia speranza.

Si alternano il rimpianto, il disincanto, l'ironia, la tenerezza, la struggente malinconia ed una sorprendente, primordiale freschezza.

La terra dei padri fa da cornice, una terra povera e dura, da lasciare e ritrovare:

Terra mia avrai le trecce brune
e gli occhi verdi quando
me ne andrò.
Avrai fiumi di primavera
Avrai fango e ruggine
sulle mani, avrai
ruvide mani coperte di terra.
.......

terra mia...

Polvere, miseria, ineluttabilità delle origini:

.......
Da là venimmo: i cavalli prestati
prestati gli aratri, coloni da sempre
poco meno di schiavi,
dalla carne pallida, bruciata
dalla polvere...
Dalla polvere siamo nati e di
chi ci partorì rimane un cartoncino
di seppia ed una roccia.
Da là venimmo.

Un cartoncino di seppia...

A tratti un buio soffice inghiotte il paesaggio azzurrino, nascono interni caldi, dalle tonalità rossicce, profili disegnati dal fuoco di un caminetto.

Emergono dalla penombra una clessidra, una candela accesa, un arcolaio...

una candela accesa...

Le vecchie foto... Il rimpianto trova voce nella familiarità del friulano:

Undis ains cence di te
tu mi cjalis,
e no tu mi cjalis plui
mi mancje
cjarezze che sfuée
le pore come
blave sprecolade te gnot
mi mancje ridade,
mi mancje vôs
mi mancjo io
quanche tu mi mancjis tu.


(Undici anni senza te / Mi guardi, / e non mi guardi più / mi manca / carezza che sfoglia / la paura come / granturco sgranato nella notte / mi mancano risate, / mi manca voce / mi manco io / quando mi manchi tu)

Il disagio interiore è una matassa che si dipana nel roteare dell'arcolaio:

Dut i t'un glemuç
dute ingropade
le me vite,
nissun fil par
disfà chist majon
impanît
.......


(Come un gomitolo / tutta aggrovigliata / la mia vita, / nessun filo per / disfare questo maglione / infeltrito...)

Il crepitare del caminetto accompagna la solitudine, la riscalda, la consuma:

.......
e spezzo versi come
rami da bruciare in inverno.

In un interno nitido, una tavola apparecchiata. La mano spezza un grissino, ironia per i "medi": mezzo grissino, mezzo bicchiere d'acqua, mezzi pensieri...

A questa risicata ed angusta mediocrità si contrappongono aperture di mare vivificate dal vento e - sorpresa! - la ricchezza sontuosa di un piatto di fragole mature, promessa di vita piena:

Creserai, une dì forsit
cu le bocje rosse di
freulis maduris
cjali al mont
atôr. Atôr
al mont di chei atris
le tiare siarade in t'une pereson
cence sbaris

Creserai, une dì forsit
o platarai lis mês pipinis
di cjarte, i sfueis di peraulis
o platarai le rabie, o platarai i siumps
e le me anime
Cu le bocje rosse di freulis maduris
cjalarai indûr o indenant
e o robarai ancjemò une freule.


(Crescerò, un giorno, forse / con la bocca rossa di / fragole mature / guardo il mondo / attorno. Attorno / il mondo degli altri / la terra chiusa in una prigione / senza sbarre
Crescerò un giorno forse / nasconderò le mie bambole / di carta, i fogli di parole / nasconderò la rabbia, nasconderò i / sogni e la mia anima / Con bocca rossa di fragole mature / guarderò indietro o in avanti / e ruberò ancora una fragola)



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