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Nuovi discorsi sulla Rete

MeDealogo n.1 - Una visione condivisa

di
AliSteMar*
a cura di Paola Musarra

*ALIce Liccardo,STEfania Nocca, MARio Cusmai


Roma, settembre 2014
Paola - Sì, avete letto bene, cari lettori e care lettrici di MeDea: a differenza dei precedenti contributi (Stupidi o liberi?, Cavernicoli o teatranti?, Su carta o su schermo?) questa volta si tratta proprio di "nuovi" discorsi, anzi, di MeDealoghi (il termine, inventato da Mario Cusmai, allude ai ben noti metaloghi batesoniani...).
Vi propongo un incontro con tre giovani tutor, anzi, i-tutor, coinvolti in un percorso blended di I-learning... Tutto chiaro? Noo?!? Allora sentiamo AliSteMar!

Alice - Beh, prima di tutto va detto che questo percorso formativo è proposto dal professor Alberto Quagliata che coordina il gruppo di ricerca del Dipartimento di Scienze della Formazione dell'Università RomaTre.

Mario - E noi, come tutor, anzi, come i-tutor, seguiamo i gruppi di lavoro nel loro percorso di I-learning, un percorso blended, che vuol dire "misto": si svolge sia in Rete sia in presenza.

Paola - Ma perché I-learning? Non bastava e-learning, cioè, semplificando, apprendimento (learning) attraverso l'uso di mezzi elettronici, il computer, la Rete...

Alice - Vedi, Paola, non si tratta di un gioco competitivo fra due vocali, l'I-learning non è banalmente, teledidattica...

Stefania - In sintesi, potremmo dire che nell'I-learning ("I" vuol dire "io") l'"io" dello studente esce dall'anonimato e dalla condizione di prevalente solitudine dell'apprendimento tradizionale e diventa un protagonista consapevole, motivato e creativo dell'"intelligenza collettiva" della Rete, per seguire l'evocativa metafora di Pierre Lévy...

Mario - Si tratta insomma di una modalità che integra in modo, diciamo così, "virtuoso" le attività didattiche realizzate in presenza e le attività sviluppate in Rete.

Paola - Quali sono i vantaggi di questa duplice modalità?

Alice - Io posso dire che nell'arco delle dieci settimane vissute tra incontri in presenza e scambi online con gli studenti nei corsi universitari di "Progettazione didattica per la formazione in Rete" ho raccolto una miriade di elementi significativi: alcune persone vivono gli ambienti della Rete senza nessun "timore reverenziale", altre invece si sentono completamente a loro agio solo nelle situazioni in presenza. A questo punto tocca ai tutor, anzi, agli i-tutor (forse adesso il termine è più chiaro...), di sostenere e accompagnare i gruppi di lavoro nei percorsi formativi blended, attuando forme di leadership, certo, ma una leadership organizzativa e comunicativa che si pone come riferimento relazionale del gruppo...

Paola - Vorrei capire meglio: in pratica l'i-tutor non è né il compagno di banco né il professore, ma uno studente più "anziano" che ha acquisito delle competenze e ha una gran voglia di condividerle con il gruppo, rispettando l'"io" dei singoli partecipanti, è così?

Mario - Sì, la figura dell'i-tutor è una specie di catalizzatore dei processi comunicativi, perché favorisce l'emersione di quelle componenti emotive e metacognitive che contribuiscono in modo determinante alla crescita di un apprendimento significativo!

Paola - Facile a dirsi...

Mario - Effettivamente, le cose si complicano quando ci sono forme di partecipazione diverse nelle due modalità (in presenza e online). Ad esempio, nel gruppo che ho seguito insieme a Stefania (gli i-tutor lavorano in coppia) c'era una studentessa che viveva davvero con poca intensità gli scambi in Rete sulla nostra piattaforma dedicata, mentre negli incontri in presenza era vispa, attenta, rispettosa dei punti di vista degli altri componenti del gruppo...

Alice - Anche nel gruppo seguito da me e dalla mia collega i-tutor si è presentata una situazione simile: tutte le studentesse hanno fornito contributi vivaci e significativi in presenza, ma alcune di loro hanno incontrato difficoltà a orientarsi e a entrare nelle complesse maglie comunicative e relazionali degli ambienti di Rete messi a disposizione dalla nostra piattaforma.

Paola - Ma che è questa "piattaforma" di cui parlate?

Mario - E' la piattaforma Moodle, un ambiente utile per la formazione online che può essere liberamente scaricato dalla Rete. Permette di gestire strumenti per la comunicazione e la collaborazione e di condividere risorse multimediali come immagini, video, brani musicali...

Paola - Mhm... mi sa che non è tanto facile da gestire, questa piattaforma... posso capire i problemi delle studentesse - e degli i-tutor!

Alice - Sì, in un primo momento avevamo il timore che il gruppo facesse fatica ad avviarsi e che si sarebbe trascinato in maniera poco fruttuosa fino al termine dell'esperienza formativa. Per fortuna questo non è successo!

Paola - Che cosa avete fatto, in pratica?

Alice - Credo che gli ambienti in presenza e quelli online vadano considerati come un continuum: non vi sono separazioni né difformità per quanto riguarda le molteplici possibilità di azione e di interazione degli studenti. Dopo un incontro in presenza particolarmente ricco e vivace, ho pensato che era assolutamente necessario "ricostruire" quelle energie nell'ambiente online. Abbiamo iniziato a intensificare gli incontri in presenza e a sollecitare maggiormente la partecipazione in piattaforma, Progressivamente le due modalità sono diventate ricorsive e i loro "effetti" hanno cominciato ad acquisire un carattere continuo: è proprio attraverso questa continuità che si è progressivamente disciolto il "muro" di separazione tra i due ambienti, permettendo un'interazione efficace e un riconoscimento del valore dei propri contributi.

Stefania - E' così: gli incontri in presenza andrebbero trasformati in un rito motivante, vissuto con piacevolezza e passione, alimentando in questo modo la partecipazione online anche da parte di chi si affaccia ancora in punta di piedi e non osa "entrare nella danza"!

Alice - D'altronde il modello dell'I-learning favorisce proprio l'imprevedibilità dei diversi percorsi di apprendimento. Si esce dai binari dei corsi tradizionali di formazione, i quali propongono una didattica che replica costantemente se stessa. Qui invece emerge l'unicità e l'irrepetibilità di ogni singolo percorso, ma al tempo stesso si instaurano processi di "costruzione condivisa delle conoscenze"...

Paola - Non so se vi rendete conto del fatto che queste piccole "comunità di apprendimento" che voi create sono delle vere e proprie cellule di libertà e di democrazia, basate sulla solidarietà e sul rispetto reciproco...

Stefania - A questo proposito voglio raccontarvi una mia esperienza vissuta da studentessa. Vi sembrerà improbabile, ma io vivevo uno strano disagio proprio durante gli incontri in presenza, forse per il breve tempo che avevamo a disposizione per confrontarci. Quando si lavora in gruppo le idee incalzano veloci e il tempo per riflettere e contemporaneamente condividere il proprio pensiero è limitato. Potremmo essere spinti a pensare che l'ambiente online - che non ti obbliga a un diretto confronto con gli altri, guardandoli negli occhi - sia invece un contesto "protetto" che incoraggia a offrire con maggiore disinvoltura e... forza d'animo i propri contributi.
La persona è seduta davanti al suo computer, a TU per TU con lui: stimolata dalle molteplici riflessioni dei compagni fruibili sulla piattaforma e dalle infinite possibilità che la Rete offre, partorisce il suo intervento creativo, utilizzando tutto il tempo che ci vuole... e che è esattamente quello di cui Lui o Lei ha bisogno. Così pensavo. Poi però...
Poi però, quando ho vissuto pienamente il percorso di formazione blended, sono riuscita a maturare una nuova consapevolezza grazie alla condivisione, che favorisce lo sgretolamento di ogni sensazione di paura o di disagio: si è trascinati in un flusso di pensiero IMMEDIATO e condiviso da tutti, una danza, un unico respiro...
Sento di poter accostare il nostro particolare approccio formativo alle dinamiche del gioco. Saper giocare significa, come direbbe Goffman, "saper dosare coinvolgimento e distanza, secondo un delicato equilibrio che si riesce a raggiungere solo custodendo questa ambiguità".

Paola - Sono molto colpita dalla finezza delle vostre analisi... Avrei voluto avervi come colleghi a scuola!

Mario - Secondo me però non abbiamo affrontato il problema più spinoso, un problema che mi sta molto a cuore: la valutazione.
Quali "descrittori" dobbiamo elaborare per valutare gli studenti in situazioni così complesse?
Ne dovremo riparlare...

Mario Cusmai - foto P.Musarra
Mario
foto: P.Musarra

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Letture

  • Erving Goffman. Espressione e identità. Gioco, ruoli, teatralità, Il Mulino, Bologna 2003 [1961]
  • Pierre Lévy; L'intelligence collective. Pour une anthropologie du cyberspace, Editions La Découverte, Paris 1994
  • Alberto Quagliata, I-learning. Storie e riflessioni sulla relazione educativa, Armando Editore, Roma 2014


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