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A Badia con Giuseppe Longo
Meditazione sull'Antidecalogo

di 
Paola Musarra

 

 
Badia Prataglia, vacanza studio 2016

L'anno scorso a Badia ho presentato agli amici del Circolo Bateson il libro che Giuseppe O. Longo ha dedicato al suo amato bassotto, Alcibiade.

Quest'anno Alcibiade non c'è più. C'è Ettore, che sfreccia rapidissimo in tutte le direzioni contemporaneamente... Ma di lui parleremo a suo tempo, è ancora troppo giovane.

Vi parlerò invece ancora dell'Antidecalogo (Editoriale Jouvence, Milano 2015), al quale ho dedicato quest'estate una riflessione su MeDea: Memorie al Diorama.

Ma veniamo al titolo di questo contributo.

1. Perché "meditazione"?

Un'amica mi ha confessato di aver dovuto leggere più volte alcuni dei racconti dell'Antidecalogo, isolandosi dal rumore della sua quotidianità, prima di riuscire ad apprezzarne compiutamente il sapore.

E a me è venuta in mente un'espressione coniata dall'enologo e gastronomo Luigi Veronelli: vino da meditazione (come ad esempio il Picolit), un vino talmente ricco e complesso da dover essere gustato da solo (e non abbinato a cibi dai sapori forti), un vino vellutato da bere in completo relax, sorseggiandolo lentamente e... meditando.

Così bisogna fare con l'Antidecalogo, affinché sprigioni tutti i suoi aromi.

E, parlando di vini, stiamo attenti alle annate: i dieci racconti si articolano su un arco di tempo che va dal 1978 al 2011, alcuni sono stati rivisti e riscritti, alcuni sono già stati pubblicati, uno è stato premiato, sei sono inediti.

Dieci "esercizi di stile" che ci accompagnano in un percorso impervio, accidentato, con bruschi cambiamenti di ritmo, in un paesaggio a volte arido, a volte rigoglioso. E a questo proposito...

2. Tema e variazioni

Nel mese di agosto, durante un soggiorno al mare a San Vincenzo, in Maremma, mi è capitato di ascoltare una giovane, promettente pianista, Giulia Gambini, cimentarsi con temi e variazioni in un concerto dedicato a Hændel (Ciaccona in sol maggiore HWV 435, Variazioni e fuga di Brahms su un tema di Hændel op.24). Era emozionante ascoltare il tema e ritrovarlo trasformato nelle variazioni, scivolando a volte in tonalità minore, con momenti di intensa malinconia...

Nell'Antidecalogo una scrittura sempre limpida e sorvegliata a tratti incrudelisce fino allo spasimo, come negli inediti "Onora il padre e la madre. Davanti all'ospizio" e "Non rubare. Nel museo".

3.E il sesso?

L'immagine di Füssli in copertina che raffigura il peccato inseguito dalla morte sembra promettere abissi di sensualità, voluttuosi amplessi e raffinati godimenti sadomasochisti, e invece, quando si parla di sesso... una tristezza.

dalla copertina

Nel sesto racconto ("Non commettere atti impuri. La cura dell'uva") l'amore del protagonista con una ragazza giovane si riduce a una serie di scopate meccanicamente programmate, finche il desiderio si spegne (complice la cura dell'uva?)e cede il passo ad una eccitazione morbosa suscitata dalla fotografia d'una morta (!), moglie di un amico occasionale.

E che dire del nono comandamento, "Non desiderare la donna d'altri. Giochi di mano"?

Il protagonista crede di essere un grande e trasgressivo seduttore, ma poi si accorge di essere stato solo lo strumento inconsapevole per procurare eccitazione e orgasmo in una coppia disinibita... Per niente "spassoso" (così viene definito questo racconto in quarta di copertina).

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Ma un vero trionfo del sesso in realtà c'è, ed è celebrato nel primo racconto: "Non avrai altro Dio all'infuori di me. La grotta delle apparizioni".

Qui Longo mette in scena da par suo due mondi contrapposti: l'algido mondo del padre (rappresentato dal barone che ospita il giovane protagonista) e quello caldo e ricco di umori della madre (la grotta delle apparizioni).

A casa del barone il caffè è ghiacciato, i sorbetti e la macedonia sono serviti in coppe d'argento, un pigro benessere invita a trascorrere lunghe giornate oziose.

La giovane figlia del barone ha un viso insignificante, pelle troppo chiara, malsana, braccia ossute... Il protagonista la ignora (anche se sembra essergli destinata): cerca sensazioni forti e penetra in una dimensione diversa, in un mondo selvatico, barbarico, che esercita su di lui un fascino greve.

Una vecchia del paese, Gesina, ha le visioni, vede apparire la Madonna in una grotta. La nipote di Gesina è una giovane dai capelli crespi, nerissimi, il suo odore è aspro e snervante...

Nonostante i divieti e le dissuasioni il giovane protagonista si avvicina alla grotta: al centro una bocca nera "dall'afrore mezzo", fra due massi giganteschi un rivolo d'acqua forma una pozza verdastra. Il foro nero della caverna è di un nero spesso e morbido, vellutato.

Si fa ancora più esplicito il linguaggio: la grotta vuota e tiepida è come una valva che invita ad esplorare le cieche profondità della carne - e il corpo odoroso e caldo della giovane nipote di Gesina.

dalla copertina

Come non evocare il famoso dipinto di Gustave Courbet, "L'Origine du monde", custodito nel Musée d'Orsay, che tanto scandalo suscitò nel 1866? E non solo per la posa della modella, seminuda e semisdraiata, ma soprattutto perché, come simbolo della vita e della fecondità, il sesso femminile ostentato in tutta la sua concretezza, la donna insomma - e non un Dio freddo e distante - veniva presentato come artefice della creazione: l'Origine du monde.

Mi fermo qui. E voi divertitevi a scoprire nel libro di Longo altre trasgressioni, magari potreste aver voglia di reiventare l'Apocalisse o di riscrivere le Sacre Scritture...

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Durante la vacanza-studio 2016 a Badia ho messo in scena come Circo Bat&son (vedi questa voce sul sito del Circolo Bateson), con la preziosa collaborazione di Angela Grazia Ciusani, il lungo monologo dell'invidiosa, tratto dal decimo racconto: "Non desiderare la roba d'altri. La visita". Una vera discesa agli Inferi...



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mise en page:
Paola Musarra


 

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