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Altre Voci

Identità e memoria

Appunti sul tempo
di
Paola Musarra

versione francese:
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E' strano: quando un'idea ci ossessiona, tutto ciò che ci capita (incontri, viaggi, letture, spettacoli) sembra organizzarsi concentricamente Piranesi - Antichità romaneintorno a questo attrattore, come i granelli di polvere intorno a una fonte luminosa sulla superficie di uno specchio.

E' quello che mi sta succedendo in questo momento: l'aver evocato lo scorrere del tempo, e quindi la memoria e l'oblio, l'identità e la scrittura, mi rende sensibile a tutte le manifestazioni di questo universo labirintico che allunga le sue spire nel buio, si allarga in laghi nascosti o risale violentemente in superficie ribollendo.

Grazie alla presa di distanza e all'azione sempre selettiva della memoria, l'esperienza del passato viene riconosciuta come tale, etichettata e situata nel tempo e nello spazio. Purificato degli aspetti negativi, che potrebbero offuscarne lo splendore, il ricordo si riveste di una forma tangibile, degna di essere accolta in una specie di recinto sacro, che è il luogo in cui si costruisce, e a volte si pietrifica, si mummifica la nostra identità individuale e collettiva - il luogo in cui si scrive la nostra storia.

Nelle società totalitarie, afferma Pierre Vidal-Naquet, memoria e storia, entrambe ufficiali, debbono coincidere perfettamente,"salvo ad essere modificate per un ordine venuto dall'alto."

Nelle società pluraliste possono coesistere più memorie: è quella che Vidal-Naquet chiama "la rivalità organizzata delle memorie".

Ma per scongiurare il rischio di un "uso pubblico della storia" (Nicola Gallerano) che cancelli la complessità del lavoro dello storico ad esclusivo vantaggio del conflitto politico tra fazioni contrapposte, è necessario esplorare il concetto di memoria in tutta la sua ambiguità: la memoria può infatti sacralizzare il passato e impedire la manifestazione di nuove identità nel presente.

Bisognerà allora discendere, con la determinazione dello speleologo, al di sotto di quello spazio consacrato in cui tutto è in ordine, in cui sono conservate le vestigia ufficiali del nostro passato, per esplorare quell'inferno sotterraneo di cui il tempo è il cieco sovrano, quel disordine inferiore, quel Capriccio piranesiano in cui si ammucchiano ossa, lapidi spezzate, frammenti illeggibili di iscrizioni dimenticate.

Partiamo alla ricerca di una "verità" indubbiamente parziale, sempre provvisoria e suscettibile di revisioni, tuttavia capace di disincrostare, di sollecitare, di smuovere la nostra visione del passato.

Questo mese, su MeDea, Giuseppe Rocca si tuffa nel suo passato per metterlo in scena ma anche per prendere le distanze da questo mondo ormai remoto, che la sua maturità d'artista gli permette oggi di contemplare con lucidità.

Da parte sua, Gabriella Alù evoca coraggiosamente la parte sostenuta dalle donne nell'occupazione delle terre in Sicilia: questo episodio, minacciato da un duplice oblio (quello che cancella la storia non ufficiale e quello che soffoca la voce delle donne) rimette emblematicamente in discussione la nostra storia recente e ci obbliga a ripensare (Gabriella ce ne fornisce gli strumenti) l'eterno conflitto Nord-Sud che affligge la nostra identità.

Più vicina alla nostra vita quotidiana, Ermenegilda Uccelli-Gravone accetta di buon grado una "mise en page" che è al tempo stesso una "mise en scène" della sua identità multipla (telefonino compreso!): la sua esperienza personale del femminismo militante si apre oggi con flessibilità alle teorizzazioni più recenti che attirano le giovani generazioni, senza per questo dimenticare le tappe dolorose di una lotta sempre attuale (le "donne in nero").

La RedRom (= redazione romana) accoglie Paola Rosati che ci parla di uno spettacolo in cui l'identità sfuma ben oltre l'ambiguità, sessuale, spingendosi fino ai limiti tra la vita e la morte.

Volti mobili, trasformazioni, mutazioni: MeDea si rinnova e accoglie in redazione... ebbene sì, un uomo! E' Bruno Flores, il proteus della RedRom. Auguriamogli il benvenuto, tanto più che il nostro sito, questo piccolo Tamagotchi vorace, sembra gradire le paterne cure di Bruno...

Per concludere, vorrei segnalarvi alcune delle letture che stanno accompagnando queste mie riflessioni su tempo, oblio, memoria, identità, storia, tradizione.
Emi mi fa notare che a parte i miei scritti le mie indicazioni riguardano articoli e libri scritti da uomini.
Prendete allora questa piccola bibliografia come una semplice provocazione intellettuale: sta a voi completarla con le vostre letture personali al femminile, su carta e sulla Rete.
Alcuni autori (Todorov, Hobsbawm, Nicola Gallerano) sono miei vecchi compagni di viaggio, altri, come Weinrich e Gleick, sono letture recenti che mi piacerebbe condividere con voi (come abbiamo fatto con Donna J. Haraway a settembre e a ottobre). L'inverno si annuncia duro... Partiamo alla scoperta di questi libri, che potrebbero offrirci argomentazioni utili per difendere i nostri punti di vista, ne abbiamo davvero bisogno.
Seguitemi!



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