SperanzeIncontro con le ragazze del quarto anno del liceo linguistico di Tirana
di Anna Rosa Iraldo
Ho incontrato le ragazze del Liceo Linguistico di Tirana durante l'ora di educazione fisica, mentre i ragazzi erano impegnati con il loro professore. Era presente alla conversazione la professoressa di Italiano.
Di venti ragazze presenti, tredici hanno parenti in Italia; quindici sono state in Italia, (due per più di due settimane, le altre per pochi giorni). Sei ragazze non sono di Tirana e vivono in convitto o viaggiano. Le ragazze che non sono di Tirana sono:
Dorina di Bulqiza (nella regione di Peshkopoje, Nord Albania), Griselda di Berat, Ina di Durazzo,
Suela di Fier, Ogesa di Shiak (Durazzo), Flutura di Rrogozhina (Kavaje).
La conversazione, che si è svolta in italiano, rispecchia le idee a volte contraddittorie delle ragazze di oggi, quelle che nel momento della transizione dal regime di Hoxha avevano sette o otto anni: desiderio del "nuovo", paura di perdere i legami, tenere ribellioni, ansie e speranze... Sono davvero così diverse dalle loro mamme?

1. Andare all'estero.
Flutura - Penso che noi siamo più fortunate delle nostre mamme perché nel loro tempo, loro se volevano cominciare una scuola, per esempio una scuola di giurisprudenza, non potevano, perché non avevano possibilità, anche se fossero stata in gamba. Invece noi oggi siamo più fortunate. Se vogliamo cominciare una scuola, se abbiamo un po' di volontà possiamo farlo. Però se finisci una scuola con un certo indirizzo, qui non c'è un futuro, la possibilità di trovare un lavoro.
Ina - Non è che voglio fare interferenze, ma secondo me oggi se tu vuoi e sei capace di fare una cosa, puoi farla, perché ci sono le possibilità. Allora non c'è nessuno che possa impedirti di realizzarla.
Anna Rosa - Anche nel lavoro?
Ina - No, ed è per questo che spesso i giovani pensano di crearsi il loro futuro all'estero, perché pensano che per diverse professioni ci sia un futuro migliore all'estero che non qua. Se tu in una professione sai che non puoi realizzarla qua, perché sai che qui non guadagni, (perché in fondo è per quello che uno lavora), io penso che possa realizzarsi meglio all'estero, per esempio in Italia.
Emona - Se parliamo della donna qui, lei non ha molte possibilità, perché da anni è stata la casalinga, poche sono state le donne che hanno fatto carriera, perché in Albania la donna è ancora sottomessa.
Anna Rosa - Vorrei sapere, soprattutto da chi viene dal Nord o da Berat, trovate differenza nel modo di vivere delle ragazze di Tirana?
Kristina - Sì, c'è differenza. Per esempio qui a Tirana esiste la vita di notte (di sera) Le donne, le ragazze escono con i loro mariti. A Berat no.
Flutura - Anche a Rogoxhina. Ci sono cose diverse da Tirana. Di giorno si può uscire con le amiche a bere un caffè, ma ti guardano un po' male, con un altro occhio. La stessa cosa a Peshkopia.
Olda - C'è una mentalità un po' diversa, non è che la donna può fare quello che vuole. Qui il maschio ha più libertà, può fare quello che vuole, può lavorare, può uscire fino a tardi.
Anna Rosa - Parli del maschio della tua età, o parli degli uomini...?
Olda - Parlo degli uomini in generale. Anche i maschi della nostra età hanno quel maschilismo, perché sono cresciuti in questa mentalità.
Ina - Sta a noi cambiarli. E' la cosa più importante. Perché io credo che se una donna non riesce a cambiare qualcosa nel carattere di un maschio allora è finita.
Griselda - Se vediamo le università, sono piene di ragazze, anche perché le donne sono molto intelligenti e perché i ragazzi migrano all'estero.
Anna Rosa - Migrano più i ragazzi che le ragazze?
Alcune voci - Sì, le ragazze migrano per lo studio e i ragazzi per lavorare.
Genta - Per quanto riguarda la scuola, la mamma spesso mi spinge ad andare in Italia, per due motivi: il primo è che il diploma nostro non si conosce all'estero. Il secondo motivo è un po' strano ed è che i ragazzi stranieri sono meglio dei ragazzi albanesi (risate). Però è la realtà... A dire la verità i ragazzi sono tutti uguali: ci sono dei ragazzi cattivi, dei ragazzi buoni.
Io non sono del tutto d'accordo con mia madre, ma per quanto riguarda la laurea, penso di andare in Italia per quattro anni a fare l'università e poi di ritornare qui, perché mi sembra strana l'idea di restare senza i miei.

2. Sottomissione?
Floriana - Penso che nessuno vuole andare in Italia e poi restare lì per sempre, perché uno si affeziona a certe cose, al suo paese, alla sua casa e quindi penso che nessuno degli albanesi abbia intenzione, quando parte, di restare per sempre lì in Italia, in America, negli altri posti...
Lindita - Anch'io penso come Floriana perché non solo noi albanesi, ma chiunque nel mondo, nel suo paese ha le sue radici, le sue cose, eccetera. Io per esempio non posso sopportare l'ambiente straniero. Perché noi abbiamo altre usanze, per esempio perché una di noi quando sposa qualcuno, ha altre abitudini, da quando si sposa uno all'estero.
Emona - Riguardo al fatto che la donna è sempre sottomessa... non succede solo in Albania, ma in tutto il mondo. Ma qui secondo me in Albania è percepito in modo più grave.
Ina - La differenza sta nel fatto che negli altri paesi le donne non sono rassegnate e cercano di fare qualcosa, invece in Albania da tanto tempo le donne sono rassegnate al loro destino!
Flutura - Negli ultimi anni forse è cambiato un po' perché è venuto un altro sistema politico. E' migliorato un po', però continua questa inferiorità delle donne.
Ununa - Se noi, le ragazze, le femmine, andassimo all'estero a fare l'università, nessuna di noi dovrebbe restare là, perché se noi restassimo là il nostro paese dove finirà, se noi non facciamo dei cambiamenti, se non diamo tutto quello che sappiamo al nostro paese, allora chi porterà avanti l'Albania?
Floriana - Non è che le donne qui siano più sottomesse. E' che qui non può trovare un posto di lavoro e mantenerlo e questo fatto credo che ci spinge ad essere sottomesse più degli altri paesi.
Anna Rosa - Chiariamo il concetto di "sottomesso". La mia impressione, parlando con persone più anziane di voi, è che la donna abbia un ruolo che forse non è socialmente riconosciuto, ma che è comunque un ruolo, per cui nei momenti più difficili, degli anni Novanta, quando le persone perdevano il lavoro, sono state proprio le donne che con una capacità imprenditoriale individuale, una capacità di sacrificio, hanno portato avanti le famiglie. Voi condividete questa analisi?
Ina - Sì, però vorrei dire che sicuramente il problema è che gli uomini non riescono ad accettare il fatto che la moglie abbia un ruolo più importante in famiglia, che sia una donna realizzata, una donna in carriera, che porta i soldi, che ha una propria autonomia individuale. Io credo che questa è la cosa che gli uomini non sono ancora riusciti ad accettare negli anni passati. Speriamo che l'accettino negli anni futuri.
Genta - Nella mia famiglia succede tutto il contrario. La mamma adesso lavora. Siccome papà è in pensione è lei che mantiene la famiglia. Anche prima, quando papà non poteva lavorare, era lei, la mamma, che manteneva la famiglia, e non era considerato una vergogna. Nella nostra famiglia c'è una mentalità diversa.
Anna Rosa - Voi ritenete che la famiglia di Genta sia un'eccezione?
Molte voci - Sì, sì!
Anna Rosa - Continuiamo il discorso della famiglia. Avete detto che un ragazzo giovane che si sposa porterà con sé la propria famiglia d'origine. Secondo voi, perché succede questo? Quale è la vostra percezione di questo fatto? E' tradizione? E' mancanza di appartamenti adeguati? Come la vivete voi?
Emona - Ci sono diverse situazioni. Può essere che la famiglia va a vivere con il figlio che è sposato perché hanno un legame forte. Poi, se uno dei genitori è morto, l'altro va a vivere con il figlio. Poi, un'altra ragione può essere che non ha un appartamento, oppure i genitori anziani hanno bisogno di aiuto. Parliamo del figlio maschio.
Ina - Perché, solo i maschi hanno un legame con la famiglia? Perché, le ragazze non ce l'hanno!? Noi siamo cresciute così. E' una grossissima stupidaggine. Siamo legate alle tradizioni che vengono da cento anni fa e dobbiamo seguirle anche nell'anno 2003 ; è una grossissima stupidaggine (voci, urla). Se noi non cerchiamo di fare un cambiamento non ci sarà nessuno che cercherà di cambiare le cose. Non possiamo pretenderlo da nessuno. E' una cosa stupida, punto e basta!
Iza - Io penso che nei nostri giorni molti dei maschi che si sposano sono costretti a vivere con la famiglia. Mio zio è costretto a vivere con i suoi genitori perché non ha i soldi. Non è solo la tradizione, almeno qui a Tirana. Io ho un fratello che vuole sposarsi ma dice che non può perché non ha i soldi...
Flutura - Io non credo che questa tradizione non sia buona, perché infine sono gli stessi genitori che hanno cresciuto il figlio. Non è così tragico vivere con la famiglia del marito!
Ionida - Però, per esempio mio fratello si vuole sposare e io non trovo giusto che debba vivere con la famiglia. I figli non devono sentirsi costretti.
Ina - Visto che sono diventata la cattiva del gruppo, voglio dire alcune cose... Quando ti sposi prendi le tue responsabilità con tuo marito, o tua moglie, fai un accordo con lui, non con altre persone, che non hanno diritto di interferire. Spesso le suocere sono la causa della rovina della vita di coppia.
Emona - Allora le mandiamo in esilio! (risate)
Griselda - Io la penso come Ionida e Ina, ma se i genitori ne hanno bisogno è chiaro che bisogna aiutarli.
Qui in Albania ci sono casi di famiglia con suoceri che vivono nello stesso appartamento, ma non condividono la cucina eccetera, mantengono la loro indipendenza.
Olda - Le cose sono cambiate: se il ragazzo vuole andare per conto suo lo fa. Invece fino a cinquant'anni fa al Nord, quando una ragazza si sposava, insieme al corredo veniva consegnato allo sposo un proiettile che sarebbe servito al marito ad uccidere la moglie se lo avesse tradito! Adesso le cose sono cambiate...

3. Maturi, immaturi...
Anna Rosa - Parliamo ancora delle donne che lavorano...
Linda - Io penso che a Tirana come capitale dell'Albania, non è una vergogna che la donna lavori. La situazione è diversa se vai in altri posti, per esempio a nord dell'Albania, le donne stanno a casa, fanno i "lavoracci" della casa.
Griselda - Non credo che succeda sempre così. Se le donne sono qualificate, hanno finito una scuola, anche nelle altre città le donne lavorano, non è una vergogna. Gli uomini lo accettano.
Voci dal fondo - Perché i soldi non fanno male.
Anna Rosa - - Ma ci sono donne in posizioni importanti... E i ragazzi, i vostri coetanei, cosa pensano?
Voci dal fondo - Non pensano.
Ina - Non si pongono problemi. Devono passare almeno dieci anni. Sono immaturi. Alla nostra età non pensano al futuro. Sono lontani da queste idee serie sul futuro.
Al tempo dei nostri genitori anche i ragazzi della nostra età pensavano molto al futuro, perché era il sistema che li faceva lavorare. I nostri genitori lavoravano durante la scuola: il lavoro era proprio come... una materia (facevano campi di lavoro per tutta l'estate).
Suella - Era il sistema economico che li faceva pensare, perché al tempo di oggi tutto è cambiato, non proprio tutto, ma è cambiato, perché il papà può lavorare, può trovare un lavoro, invece la mamma no.
Emona - Sia ai tempi dei nostri genitori che oggi i ragazzi albanesi sono più maturi dei loro coetanei all'estero perché vivono con i problemi dei genitori, li ascoltano.
Anna Rosa - Ma come, tu prima hai detto che sono immaturi...?
Emona - Immaturi perché si sa che la femmina è più matura in questa età, mentre il ragazzo matura dopo. Ma i ragazzi albanesi di questa età sono comunque più maturi dei loro coetanei all'estero. Perché sono più coinvolti nella vita di famiglia, dei genitori, hanno più problemi, i soldi, il lavoro, papà ha perso il lavoro, devo darmi da fare per farmi dare dei soldi dal papà... aiutare la mamma, problemi così, che abbiamo noi albanesi.
Ina - Noi albanesi siamo più coinvolti nei problemi di tutti i giorni. Noi sappiamo che dobbiamo impegnarci di più. Se io vado all'estero so che devo impegnarmi di più per essere come gli altri. Noi ci sentiamo sempre un po' inferiori e per questo sentiamo di doverci impegnare tantissimo per riuscire a realizzarci nella vita, molto di più di quanto può impegnarsi un giovane italiano.
Lindita - Io volevo dire che per me dipende dal carattere: chi vuole lavorare può lavorare. Nella nostra classe chi è più in gamba, chi capisce che la vita è piacere, lavoro, denaro, tutto, lavora. Chi non capisce tutto questo, che pensa che la vita sia solo divertirsi, eccetera, non lavora.
4. Trovare un lavoro.
Anna Rosa - Che cosa volete fare quando finite il liceo? Quante di voi pensano di andare fuori?
Genta - Tutti i ragazzi hanno desiderio di studiare all'estero, però come ha detto Iona ci sono quelli che non hanno la possibilità, ma io penso che loro possono lavorare, come la maggior parte dei ragazzi che fanno un lavoro part time. Però esiste anche la possibilità che non si trovino bene nello studio...
Ina - I ragazzi degli altri paesi che lavorano part time non lavorano per mangiare, per vivere, perché vivono nelle loro famiglie, lavorano per comprarsi qualche vestito, per avere dei soldi in più in tasca. Invece per noi andare là e lavorare per mantenersi è molto difficile.
Emona - Per esempio qualcuno di noi, io, se voglio andare, la mia famiglia mi può mantenere, ma non vuole che mi allontani...
Iona - Non tutte le famiglie hanno la possibilità di aiutare i figli, quindi qualche volta i figli sono obbligati a lavorare e non riescono a dare i risultati che la famiglia si aspetta da loro nei loro studi.
Griselda - I miei genitori non hanno molte possibilità. Sono insegnanti
Anna Rosa - Volevo sapere da dove vi arrivano queste informazioni sui ragazzi che lavorano in Italia.
Ina - Io ho tantissimi amici che studiano in Italia e quando vengono qua ci dicono delle cose. Ho amici a Roma, a Padova, a Parma. Loro mi dicono che lavorano, ma la parte consistente dei soldi glieli mandano le famiglie.
Una voce - Io ho una sorella a Roma che studia lingue alla Sapienza e al sabato e alla domenica lavora come commessa in un negozio e dà lezioni di inglese e francese a due bambini. Anche in televisione abbiamo visto che ci sono molti studenti che lavorano.
Anna Rosa - Voi farete l'università a Tirana, poi pensate di tornare al vostro paese?
Suella - Io penso di tornare a Fier perché mi dispiace per i miei genitori. Mi dispiace per loro perché hanno fatto tutto per noi.
Una voce - Per me dipende da dove trovo lavoro...
Ina - I genitori ci hanno mandato a fare il liceo a Tirana, in una età delicata, per migliorare la nostra vita. Se hanno fatto questo, come è possibile che si preoccupino quando avrai ventitre o ventiquattro anni? Lo fanno per migliorare la tua vita. Sarebbero i genitori che mi incoraggerebbero a rimanere a Tirana.
Una voce - Per esempio se tu domani vai in Italia e sei lontana dai tuoi genitori, loro non vogliono che tu ti crei una famiglia in Italia, ma che tu torni nel tuo paese.
Ina - Ma è molto difficile per un albanese trovare lavoro in Italia, anche a scuola compiuta in Italia. Dicono "Perché devo prendere un albanese quando posso prendere un italiano?"
Iona - Io ho avuto anche amici in Italia, loro invece hanno finito una facoltà e hanno trovato un lavoro come avvocato eccetera, insomma, un lavoro adeguato al loro titolo di studio!

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