Paola - Questa volta voglio fare qualcosa di completamente diverso! Per prima cosa...
Paolo - Ma come, non diamo le soluzioni di "Voglia mattutina" e di "Sera infinita"?
Paola - Calma, adesso vedrai. Per prima cosa, dicevo, ho il dovere di soddisfare alcune curiosità, nate dopo la presentazione al Seminario Bateson sulla spiegazione di "Sera infinita" come esempio di "collisione" o meglio, in quel caso, di incontro-dialogo tra due poesie.
Paolo - Quali curiosità sono nate?
Paola - Beh, prima di tutto facciamo una doverosa precisazione: la tua "Poetanza mista" non è una parodia dei testi poetici. Debbo all'amico sinologo Carlo Laurenti l'esempio di Paolo Vita-Finzi che ha parodiato, tra l'altro, il pascoliano "Udii tra il sonno le ciaramelle..." con "Oggi ho impastato le caramelle...".
Paolo - Ah sì, l'ho trovata in un sito, molto divertente!
Paola - Ecco, quella è una parodia, "A la manière de...", per non parlare dei Pastiches di Proust, per i quali c'è un bel libro della Marsilio con il testo a fronte, curato da Giuseppe Merlino... ma sto divagando, continuiamo a parlare della tua "Poetanza mista" che non è neanche "poesia rovesciata", come il famoso "T'odio empia vacca" (al posto di "T'amo pio bove") presentato da Giampaolo Dossena, esperto di giochi letterari nel volumetto da lui curato per Rizzoli nel 1994, con il sottotitolo Dileggio e descolarizzazione...
Paolo - No, niente del genere nella mia "Poetanza": i versi (o i mezzi versi) sono riprodotti tali e quali... anche se, certo, mi piace giocare!
Paola - Agli appassionati di giochi linguistico-letterari non posso che consigliare di avvicinarsi all'Oulipo (OUvroir de LIttérature POtentielle): possono leggere per esempio l'Atlas de littérature potentielle, opera collettiva scritta per Gallimard nel 1981!
Paolo - Mhm... sì, ma mi sa che è più semplice collegarsi al bellissimo sito di Paolo Albani! Senti, abbiamo finito con i riferimenti letterari? Mi sa che se ne sono andati tutti...
Paola - Non essere così pessimista! Adesso veniamo a noi: né parodia, né poesia rovesciata... ma che roba è "Poetanza mista"?
Paolo - Beh... io penso che potremmo definirla come una raccolta di "centoni".
Paola - Aspetta... Vediamo... Dunque l'etimologia latina (cento centonis) designava un panno formato da pezze di vari tessuti... Esistono vari centoni virgiliani di soggetto cristiano...
Paolo - Sì, ma in quel caso si tratta di centoni "finalizzati", per esempio, a descrivere la vita di Cristo utilizzando versi estratti dall'Eneide. I miei centoni invece non sono finalizzati come quando scrivi una poesia e vuoi comunicare stati d'animo, sentimenti che conosci già, quindi devi andare alla ricerca delle parole adatte per renderli comprensibili. Invece quando scrivo un centone, io non parto da un mio stato d'animo, ma dai versi che ho già!
Paola - Fammi capire meglio... Anzi, guarda, ti faccio un'intervista in piena regola: "Professor Di Santo, ci spieghi come scrive i suoi 'centoni non finalizzati!'"
Paolo - Dunque... Immagina di guardare una serie di quadri. Guardandoli attentamente scopri che un particolare di un quadro si può accostare ad un particolare di un altro quadro e così via, combinando, "incastrando" tanti particolari , fino a formare un'immagine diversa, ma con un suo messaggio. La combinazione di tanti pezzettini-particolari, a volte, come si diceva, sotto forma di collisione-duello, a volte di incontro-dialogo, riesce a comunicare qualcosa di nuovo, di diverso, rispetto ai quadri originari.
Paola - Facciamo un esempio concreto: come è nata "Voglia mattutina"?
Paolo - Sono partito da sei poesie di Giacomo Leopardi: "La quiete dopo la tempesta"; "Il sabato del villaggio","La sera del dì di festa",il "Canto notturno di un pastore errante dell'Asia","La ginestra"e "A Silvia". Le ho lette tutte di seguito. Mi ha colpito un verso particolare...
Paola - Quale?
Paolo - "Che fai tu luna, in ciel? Dimmi, che fai?" Questo era, diciamo, il verso di partenza, anche se poi non è diventato il primo verso del mio centone.
Paola - E poi?
Paolo - Poi sono andato alla ricerca di un altro verso che si potesse legare alla luna, alla notte, e così via. Piano piano si è delineato lo svolgimento del centone... Ecco, il bello è proprio qua, la poesia si scrive da sola, come se assumesse una propria vita autonoma... e io continuo a scrivere proprio perché sono curioso di vedere cosa verrà fuori!
Paola - Ed effettivamente è venuto fuori un componimento, diciamo, sorprendente!
Paolo - Infatti: la prima parte, che è tutta intrisa della poetica del Nostro, entra in collisione con la seconda parte, che Leopardi non si sarebbe mai sognato di scrivere... eppure sono tutte parole sue!
Paola - E' come se certi versi (o certe parole, forse addirittura certi suoni) avessero il potere di attrarre, combinarsi, incastrarsi, fondersi con altri versi...
Paolo - Sì, sono degli "attrattori"... forse sono degli archetipi poetici universali...
Paola - Ma non deve essere sempre facile tirar fuori questi "attrattori", come dici tu.
Paolo - In certi autori come Leopardi, Pascoli, Carducci è facile, in altri, come ad esempio Dante, i versi si legano bene soprattutto con versi dello stesso autore. In Manzoni invece non ho trovato questo tipo di versi, non mi è stato possibile "estrarre" qualcosa, è tutto legato come un blocco compatto.
Paola - Già, non c'è spazio, non c'è respiro... Invece, in "Sera infinita"...
Paolo - In quel caso la poetica del Foscolo ("Alla sera") e quella del Leopardi ("L'infinito") si sono fuse, creando qualcosa che non è Leopardi né Foscolo, ma una costruzione poetica originale.
Paola - Un bellissimo esempio di interpenetrazione...
Paolo - Mhm... proprio così!
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