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Vele, acqua, vento - Prima parte

di
Luigi Candela

montaggio: Paola Musarra


Chi segue MeDea ha incontrato per la prima volta Luigi sul Garda in una Infoperlina. A parte due cronache di vela e una fuggevole apparizione a Mantova con Emi, Luigi è riapparso nella cronaca del viandante (Eolo), nella sua casanave, come narratore di storie di mare e di vento.
Nell'ottobre del 2004 il mio compagno ed io siamo andati a trovare Emi e Luigi a Brenzone. Mentre Gianni respirava a pieni polmoni l'aria del Garda ed Emi ci preparava cose buonissime, Luigi ed io stavamo davanti al suo computer, per l'occasione trasformato in uno strumento degno di figurare sul ponte di comando di una nave. In quella occasione sono nate queste conversazioni, che ora proponiamo non solo a chi pratica la vela (ce ne sono su MeDea!) ma anche a chi - come me - ha una struggente passione per l'acqua viva, animata dal vento e dalle correnti.

Paola Musarra

nodo a bandiera doppio

"...Perché vedi, Paola, io sono cresciuto a Palermo in una famiglia piccolo-medio borghese con una educazione rigida e repressiva.
Fuori dalla famiglia... una città dura e allo stesso tempo dolce. Il mio carattere introverso completava il quadro nei miei rapporti interpersonali. Quel periodo si concluse con la fine degli studi.

"Al contrario, il mio rapporto con la natura ancor più selvaggia e lontana dalla gente era idilliaco. Sì, c'era la curiosità romantica dell'esploratore, ma soprattutto, capisci, la mia innata creatività si lanciava senza freni...

"Lo sport velico fu una inconsapevole terapia che mi restituì fiducia anche nei rapporti con la gente. Questo è un punto per me molto importante: la vela come formazione e terapia.
Grazie alla vela, acquistai metodo e disciplina per il raggiungimento dei miei progetti, ma - e questo è fondamentale - senza perdere la capacità di sognare.

Luigi da piccolo

"Iniziai a compiere i primi bordi con mio padre sulla sua barchetta, ma la sua personalità esuberante non mi aiutò. Mi divertivo ugualmente e continuai insieme ai giovani della mia età.
Ogni volta che con mio cugino (con il quale iniziai l'attività) lasciavo il molo per svolgere un allenamento anche di poche ore mi sembrava d'intraprendere un grande viaggio e una piccola avventura...

"Devi considerare che l'epoca in cui iniziai a svolgere attività sportiva velica era quasi pionieristica in Italia. Sì, c'era un'attività velica organizzata sul territorio, ma non usciva fuori dall'élite.
Gli anni Settanta (io frequentai il primo corso nel 1974) erano l'inizio del cambiamento che portò in mare e sui laghi un maggior numero di italiani. Questo processo di democratizzazione della vela procedette a ritmo più o meno serrato fino ad oggi.

"E oggi?

"Oggi la "popolazione" velica è estremamente eterogenea e non è più facilmente inquadrabile come trent'anni fa...

"Ma prima di parlare dell'oggi, è importante parlare di alcuni fattori che hanno nel passato fortemente condizionato la diffusione dello sport velico, nonostante l'impegno di alcuni amministratori.

La religione

"Sì, il primo fattore è la religione: ti meravigli? Guarda che il "paradiso terrestre" non prevedeva il mare e i laghi. Al massimo qualche ruscello. Dal "Grande Abisso" proveniva tutto il male immaginabile...
"Non c'è mare nel giardino dell'Eden", afferma Alan Corbin (ti consiglio di leggere il suo libro fondamentale L'invenzione del mare, pubblicato nel 1990 nei Saggi Marsilio).
"Voler penetrare i misteri dell'oceano, è sfiorare il sacrilegio, come voler scavare l'insondabile natura divina": così affermavano Sant'Agostino, Sant'Ambrogio e San Basilio.
In sostanza, per sintetizzare al massimo, l'epoca antica e la religione cristiana presentarono il grande mare come la massima punizione divina: addirittura secondo i teologi del tempo la terra nacque senza mare e il Diluvio Universale fu una punizione.
Il ritorno all'ordine è rappresentato dal ritiro delle acque: le rive dei mari e dei laghi non sarebbero altro che i ruderi di questo cataclisma divino.

"Tu capisci che, con questo approccio, le popolazioni in cui la religione cristiana permeava ogni azione quotidiana del vivere, ebbero un rapporto difficile con la salubre vita marina... L'andare in barca per portare a casa del pesce era ovviamente una necessità per vivere e quindi l'immagine della fatica e della sofferenza.
Ancora una volta prevaleva il concetto della punizione.

nodo mezzi colli

"Una lenta inversione di tendenza dell'interpretazione del ruolo delle grandi acque inizia dopo la riforma protestante (L'etica protestante e lo spirito del capitalismo di Max Weber resta sempre una lettura fondamentale).
Le teorie sul Diluvio Universale mutano radicalmente. Ascolta queste citazioni:

  • "dopo il diluvio, sulla terra regna un grande equilibrio" (Cartesio)
  • "... una catastrofe necessaria al nostro benessere... " (Woodward)
  • "La sconcertante distesa dell'oceano è stata decisa dalla Provvidenza per propiziarne i viaggi e renderli più rapidi" (Fénelon)

"Chi sono i portatori del nuovo vento?

"Indubbiamente gli Inglesi, con le loro scoperte scientifiche, e gli Olandesi con l'esaltazione delle fertili rive recuperate al mare e la loro "epoca d'oro" dei commerci.
Ma non bisogna dimenticare la moda del viaggio classico nelle radiose sponde del Mediterraneo...

... le radiose sponde...

"Fermiamoci qui. La prossima volta parleremo degli altri importanti fattori che hanno determinato il progressivo sviluppo dello sport velico. Nel frattempo... nel frattempo, tu che ami le vent du large, che ne diresti di leggere le Memorie del largo di Eric Tabarly (Mursia 1998) per impregnarti un po' di salsedine?

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redazione e mise en page: 
pmusarra

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