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Albanesi in Italia

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Con altri occhi
di
Paola Musarra
Roma, 8 settembre 2006

Ancora una volta, un caloroso incontro con le/gli Albanesi che vivono a Roma: Anila, Rando, Silvana, Roland... e tanti altri volti sorridenti (ma dov'è Keti?) nella folla che trabocca dal Centro Congressi di Via Cavour. Ci sono anche Anna Rosa Iraldo e Giovanna Petta; da Frosinone è venuta Irene Archilletti (Osservatorio sull'Integrazione e la Multietnicità della Provincia di Frosinone), ricordate il seminario sulle donne immigrate organizzato dal 2 all'8 marzo 2006? C'è anche Giuseppe Cossuto, traduttore e interprete (e molto di più), venuto da Cassino per l'occasione.

Sono tutti qui per assistere alla presentazione del volume L'immigrazione albanese in Italia. Dati, riflessioni, emozioni, (Agrilavoro ediz. Roma 2006). L'incontro è stato organizzato dal sindacato FAI-CISL.

il libro di Rando Devole

Vi ho già parlato di Rando su MeDea, anche a proposito di un suo corrosivo articolo (che troverete nel suo libro). Nato a Tirana nel 1967, da anni vive a Roma dove si è laureato in Lettere e Scienze Sociali, conseguendo successivamente un Master in Comunicazione e un Dottorato di ricerca in Sociologia. E' autore di numerose pubblicazioni legate alla sua attività di ricercatore.
Per il suo impegno sindacale a favore degli immigrati il Presidente della Repubblica gli ha conferito l'onorificenza di Commendatore dell'Ordine della Stella della Solidarietà Italiana.

Ecco, le note ufficiali le ho scritte, ma io ho in mente soprattutto il suo sguardo sorpreso e commosso nel vedere tanta gente riunita per lui. Non c'è più posto nella sala, Irene e Giuseppe restano fuori, farò appena in tempo a correre a salutarli alla stazione appena finita la presentazione del libro...

il treno per Cassino

Ma parliamo di questo corposo volume (306 pagine), che riunisce, oltre ad alcuni inediti, articoli e interventi già apparsi a partire dal gennaio 2003, sul "Bota Shqiptare", su "Migra", su "Shqiptare i Italisë" e su "Ilpassaporto.it". Il volume comprende anche numerosi allegati statistici sugli immigrati e un interessante saggio sul significato sociale del cellulare presso gli Albanesi.

Conoscevo già il valore di Rando come sociologo; mi ha piacevolmento sorpreso scoprire le sue qualità di scrittore. Questo aspetto è stato sottolineato in particolare da una relatrice, l'intellettuale arbëreshe Caterina Zuccaro, che ha tradotto molti capitoli in italiano (con mia grande gioia: mi ero cimentata con miseri vocabolarietti e assai modesti risultati sugli articoli di Rando pubblicati dal "Bota"...).

il Bota

Ed è con giusto orgoglio che Roland Sejko, direttore del "Bota". ricorda l'impegno di Rando sul suo giornale, preconizzando per le future generazione lo sviluppo di un senso di "appartenenza" che vada oltre il concetto di "integrazione", un argomento che appassiona anche Besnik Mustafaj, Ministro degli Esteri albanese e scrittore (lo abbiamo incontrato su MeDea ricordate)?

Besnik Mustafaj

Ma da quanto è emerso da questo incontro (e dalla successiva attenta lettura del volume) c'è un altro importante elemento che aggiunge valore all'impegno di Rando.

Quando leggo degli articoli sugli Albanesi scritti da Italiani, anche se sono pieni di buona volontà e ben disposti verso gli immigrati, mi rimane sempre in bocca dopo la lettura un saporaccio assai sgradevole. C'è sempre una - come dire? - irrimediabile distanza tra "noi" e "loro", che ignora o addirittura cancella elementi profondamente significativi.

Per esempio, chi ha saputo parlare in modo appropriato del dolore della separazione degli immigrati dalla famiglia, della perdita dei punti di riferimento, del disperato tentativo di ricostruirsi un'identità, una dignità, una rete di relazioni?

Rando sa affrontare questi temi con altri occhi, con la serietà del sociologo e la delicatezza dello scrittore, con la forza di un uomo che "vive" due culture.
Anche il tema difficile della bellezza - e della conseguente vulnerabilità - delle donne albanesi viene affrontato con grande sottigliezza.

Ma l'articolo che preferisco ("Flirt sul 409") descrive l'incontro in autobus tra un giovane Albanese e una ragazza italiana, con un appassionante gioco incrociato di piccole seduzioni, fughe e improvvisi slanci...

Dopo averlo letto, non so perché (o forse lo so), mi sono ricordata di una bellissima foto scattata in Albania da Anna Rosa Iraldo nel gennaio del 2002, su una spiaggia semideserta. Ve la offro, fate voi le necessarie associazioni.

sposi - foto A.Iraldo


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