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Per una nuova immagine 
delle donne albanesi

Un progetto
di
Anna Rosa Iraldo e Paola Musarra
Sesta parte


Sommario


Là dove c'era la città, ora c'è l'erba
testi e foto di
Anna Rosa Iraldo

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Nell'aprile di quest'anno avevo visto demolire nel giro di un giorno o due tutti i chioschetti abusivi che occupavano il parco centrale della capitale. Ne parla Piro Misha nel n.2 di liMes 2001 (che vi abbiamo suggerito come lettura nel mese di ottobre) nel suo articolo "Ciò che noi albanesi chiediamo all'Italia": "la polizia di Tirana ha compiuto un'importante operazione per abbattere tutte le costruzioni abusive nel parco centrale della capitale. In tutto, 106 edifici: bar, ristoranti, sale da gioco, alberghi, messi su tra il 1991 e il 1997, quando l'Albania conobbe un capitalismo senza regole, dove l'arricchimento veloce giustificava qualsiasi trasgressione" (p.239).

dai chioschi al parco: macerie

Di fronte al cumulo di rovine che mi si era presentato quando cercavo quel localino dove facevano le costolette di agnello che mi piacevano tanto, avevo previsto mesi di incuria e di abbandono di quell'area già sufficientemente degradata.

Tutto sommato avevo provato nostalgia per quei chioschetti che poi tanto brutti non erano se paragonati alle macerie divenute miniere di materiali di recupero, prima che venissero recintate e presidiate dall'esercito.

Mi era tornata in mente la prima conversazione avuta con un gruppo di donne albanesi, Kristina, Enkeleida e Lirì, che con nostalgia mi parlavano della bellezza ormai scomparsa del Lana - il fiume che attraversa Tirana - dei salici sulle sue rive, degli alberi secolari del parco e non avrei mai pensato che, tornando a settembre, avrei mandato a Paola quel messaggio.

demolizione del Lady D

Ebbene sì, si dovrebbe scrivere un'altra canzone. Là dove c'era il ristorante "Lady Diana" (nella foto lo vedete durante la demolizione) con tanto di finte colonne greche all'ingresso, omaggio ad una donna che evidentemente aveva costituito un sogno ed un modello, adesso c'è un albero con panchina.

Scomparsi i chioschetti, scomparse anche le macerie, rimpiazzate da un parco scintillante d'erba tenera, attraversato da vialetti, ombreggiato da alberi secolari che per fortuna erano stati risparmiati - perché inglobati come elementi decorativi - da chioschetti e pizzerie, con panchine nuove opportunamente collocate dove persone di tutte le età si godono la città rinnovata (qualcuno avrà nostalgia dei piccoli bar?).

... e adesso c'e' un bel parco...

Ma tutto il centro viene rinnovato, in particolare con un pullulare di aree giochi per bambini che testimonia un'attenzione impensata ai problemi dell'infanzia e delle donne.

Paradossalmente, la demolizione dei chioschetti ed il ripristino del parco cancellano alcuni dei prodotti più evidenti del cambiamento degli anni novanta che era stato troppo veloce ed incontrollato. Un cambiamento fondato sull' "equivoco albanese riguardo all'economia di mercato" (Piro Misha, ibidem) che aveva portato non solo abusivismo, ma anche distruzioni e vandalismi.

Vengono in mente le parole di Lirì che, parlando dei ruoli delle donne e degli uomini durante questi anni convulsi aveva detto:
"E' stato forse tutto quello che hanno accumulato nel tempo di Enver Hoxha. Tutte queste sofferenze sono scoppiate fuori. Gli uomini dicevano 'rompiamo questo, rompiamo quello'.. Le donne mai, le donne vanno al lavoro, si preoccupano , perché i mariti albanesi sono un po' più duri, le donne fanno tutto il lavoro di casa e poi leggono..."

E ritorniamo alle donne. "Le donne mai" dice Lirì (Paola l'aveva detto che sarebbe stato difficile essere veramente obiettive...), eppure anche le donne sono state testimoni e protagoniste degli ultimi cambiamenti. Certo, ma in modo più graduale, più controllato, forse per questo più duraturo.

Kozeta

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mise en page: 
pmusarra

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