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Lirì, Libertà
di Anna Rosa Iraldo e Paola Musarra

2. Dalle durezze del regime agli ultimi cambiamenti


Nel 1966 Lirì e suo marito vengono allontanati da Tirana e mandati ad Elbasan: "dato che non facevamo abbastanza la guerra contro i borghesi". I figli rimangono a Tirana per completare gli studi; il marito, che non è più direttore di Radio Tirana, lavora alla casa della cultura di Elbasan.

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"Poi ci hanno portati qui." Il marito da' lezione ai giornalisti, Lirì insegna pianoforte. Ma il ministro della difesa Beqir Balloku "aveva delle intenzioni contro Enver Hoxha." La situazione precipita, Balloku viene fucilato.

"Lo hanno ammazzato e hanno messo fuori dal partito tutti i suoi compagni e nessuno ci parlava: quando andavamo a prendere il pane, non ci parlava nessuno... Dicevano: la moglie del direttore ha studiato in Italia, ha nostalgia degli italiani o che so io, ma non era vero, ho avuto corrispondenza con una sola amica, poi abbiamo interrotto... Ma meno male che avevamo i figli che avevano terminato gli studi. Se non avessero già avuto la laurea, li avrebbero tenuti fuori dalla scuola, invece quando ci hanno messo fuori dal partito, loro erano già laureati. E hanno sempre avuto un lavoro".

Il clima era pesante. "Tutte le sere vedevamo i poliziotti e ci chiedevamo 'Dove vanno? forse arrestano qualche figlio...' Perché tutte le sere c'era una famiglia che buttavano fuori."

E Lirì lavorava ancora? Continuava a insegnare pianoforte? "Sì, e poi ho avuto la pensione.". E il marito? "Quando l'hanno mandato fuori dal partito, l'hanno messo a fare l'operaio, e lavorava in una tipografia."

Seguendo il filo del tema lavoro (sotto il regime tutti lavoravano), la conversazione si orienta verso il nuovo mutamento socio-politico, vissuto in modo diverso da donne e uomini.

"E' stato forse tutto quello che hanno accumulato nel tempo di Enver Hoxha, tutte queste sofferenze sono scoppiate fuori. Gli uomini volevano fare contro Enver Hoxha quello che avevano fatto contro il fascismo, è la storia di tutto il mondo, non capiscono quello che fanno, dicevano 'rompiamo questo, rompiamo quello'. Le donne mai... perché la donna a casa vuole tutto in regola, in ordine..."

Arriviamo ai nostri giorni. Il disagio che nasce dalla diversa velocità di emancipazione (o di adattamento?) degli uomini e delle donne è un tema su cui torneremo a lungo nelle altre interviste; Lirì lo riassume in una sintesi molto personale: "Le donne vanno al lavoro, si preoccupano perché i mariti albanesi sono UN PO' PIU' DURI." E poi aggiunge un elemento importante ai suoi occhi di donna colta: "Le donne fanno tutto il lavoro della casa e poi leggono. Perché qui si legge molto. E le donne in particolare."

Esiste una letteratura femminile? "Elena Kadarè, per esempio: è mia nipote, è la moglie di Ismail Kadarè, è una donna di Tirana, è una poetessa...." Si parla dell'emancipazione delle donne, della loro capacità di associarsi, di organizzarsi, di inserirsi nella vita politica: "Sì, le donne sono molto sviluppate socialmente."

Alla conversazione assiste Kristina, un'altra amica di Tirana. A lei Anna Rosa aveva chiesto di farle incontrare una donna che potesse farle capire Kristinacome gli eventi degli ultimi dieci anni avessero influito sulla vita quotidiana in Albania. E lei le ha presentato Lirì, che ha vissuto in prima persona tutti i mutamenti politici e sociali degli ultimi... sessant'anni!.

Kristina mette l'accento sui più recenti mutamenti di costune: "Io nel mio lavoro in ospedale ho visto molte donne in gamba. E adesso le cose sono migliorate, con elettrodomestici, frigoriferi, aspirapolvere. Le donne emigrate in Italia mandano soldi alle famiglie. Io con i miei occhi ho visto molti cambiamenti."

Lirì commenta, con una punta di ironia:"In Albania abbiamo un proverbio: 'il fico si matura quando scorge l'altro fico che si è maturato'..."

Ma quando Kristina parla di un altro cambiamento importante, cioè della possibilità di viaggiare, di andare (teoricamente...) "dappertutto", Lirì condensa in poche frasi una magistrale sintesi della sua vita, evocando viaggi di oggi, viaggi del suo passato, piccoli e grandi viaggi, progettati, desiderati, sognati, come se volesse chiudere il cerchio e riprendere in mano tutti i fili spezzati.

"Quando vado a Parigi dai Kadarè la trovo bella, ma a Roma ogni piccola cosa è bella. Roma è unica. Io ero piccola allora... ma quest'estate andiamo in Macedonia con Kristina. Io sono stata a Lubiana, ho conosciuto la grotta dove ha cantato Enrico Caruso a Postumia! Voglio vedere di nuovo Firenze..."

Poi, dopo poche battute ironiche e svogliate sul degrado di Tirana (ne riparleremo!), con il tono cortese della signora che riceve le amiche nel suo salotto, da' il segnale che l'intervista per lei è conclusa, rivolgendosi ad Anna Rosa: "E suo marito, che lavoro fa?"

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