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Quale "altra"?

di Paola Musarra


L'accostamento tra scrittori contemporanei (Agolli, Kongoli, Kadare, Migjeni, Arapi, Ahmeti, Zhiti) e musiche tradizionali, interpretate dalla cantante arberesh Silvana Licursi, mi spinge a riflettere sul titolo della manifestazione presentata da Elena Gianini Belotti (sì, proprio lei, questa volta "dalla parte dell'"... Albania), Piro Misha (direttore della Casa del libro e della comunicazione di Tirana) e Eugenio Scalambrino, traduttore degli scrittori albanesi.

Eugenio Scalambrino e Piro Misha

"L'altra Albania".

C'è sempre un "altro" paese dietro quello che crediamo di conoscere. Ascolto i brani recitati da Ludovica Modugno e Paila Pavese. E' come se uno scrittore si fondesse nell'altro: una tragedia stinge sull'altra, all'insegna della malinconia, del ricordo tragico, disperato.

"Non credo che esista al mondo un angolo pił polveroso della nostra città... come lo zucchero su una torta finta..." (Kongoli)
"... il tuo nome che non sanno pronunciare..." (Zhiti)
"... poi si sono avvicinati e noi abbiamo visto i loro occhi... e in ogni loro cosa si vede la disfatta..." (Kadare)
"...eppure eravamo capaci d'amori furenti... eppure se aveste potuto vederci bruciare d'amore..." (Agolli)

Simboli e metafore di disperata speranza: le ossa di Skanderbeg sparse come amuleti (Kadare), la tela di Penelope come "sogno da sognare" (Arapi) e "quel paese sognato chiamato Italia" (Kongoli)... Come si semina la patria?

Silvana Licursi canta, ieratica, senza accompagnamento, antiche melodie dalle sonorità mediterranee. In un intervento appassionato ricorda i valori della tradizione: teme che il nuovo cancelli il vecchio, che si perda il ricordo. Ma alla fine dell'incontro sa ritrovare il sorriso.

la cantante Silvana Licursi

Tornando a casa rifletto su ciò che ho ascoltato, sulle parole della Licursi. Le tradizioni sono tutte inventate, ormai lo sappiamo. Ma Weinrich, nel suo bel libro sulla memoria e l'oblio, ci ha insegnato che ci sono cose che non si possono dimenticare...

Passa la nave mia colma d'oblio...

E poiché la mia mente procede per immagini, ecco che si affaccia alla mia memoria una foto che Giovanna Petta ha scattato in Albania.

Rappresenta una vecchia contadina (la "tradizione"?) che da un'altura, tra due mucchi di ruderi, facendosi schermo con la mano, guarda lontano, verso un'apertura di mare, forse.

Anche lei, come le antenne di Tasho, ci sta guardando.

foto di Giovanna Petta

Al posto delle fragole





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