C'è chi dice che nel mio rione romano dell'Esquilino vivano settanta diverse etnie, c'è chi dice più di cento.
Intorno a quell'enorme porto di mare che è la Stazione Termini, accanto alla basilica di Santa Maria Maggiore, vicino al grande mercato di Piazza Vittorio (da poco trasferito al coperto), si addensa una folla variegata dai molteplici linguaggi: a far da ponte, per la comunicazione orale, c'è il dialetto romano.
All'interno delle singole etnie la comunicazione scritta, che non trova posto sui media tradizionali (abbiamo già citato Daniel Dayan sulle comunità diasporiche), avviene spesso mediante l'affissione di modesti volantini, a volte illustrati da foto sbiadite (feste? necrologi?). In mezzo agli incomprensibili, eleganti caratteri arabi o coreani, spunta un numero, un indirizzo in italiano...
Nel mese di aprile di quest'anno, mentre passavo da Piazza Vittorio, ho visto un manifestino appiccicato ad una colonna sotto i portici. Ho capito che era scritto in albanese perché c'era la parola shqiptar, che vuol dire appunto "albanese" (apro una piccola parentesi sulla pronuncia: sh si pronuncia "sc" come in "sciarpa", la q, invece, ha un suono intermedio - dice il mio vocabolarietto - tra la "c" palatale di "cena" e la "ch" gutturale di "chiave"; provateci un po', a pronunciare la parola shqiptar senza massacrarla...).
C'erano poi altre parole facilmente intellegibili, parole passe-partout come koncert, muzikë, humor...
I nomi degli artisti erano scritti in caratteri più grandi, e c'era una data...
Qualche giorno dopo ritrovai un volantino simile attaccato a un palo vicino alla Stazione, dalla parte di via Giolitti. Questa volta tirai fuori la penna e presi qualche appunto, che decifrai a casa, con calma: il 5 maggio (domenica) ci sarebbe stato uno spettacolo alle ore 10 (di mattina? di sera?) al Teatro Orione di via Tortona. Prezzo: 15 Euro.
Il giorno successivo, dal mio giornalaio in via Carlo Alberto, vidi una copia del Bota Shqiptare ("Il mondo albanese"), quindicinale degli albanesi in Italia. Era il numero 60, anno IV, del 24 aprile-7 maggio 2002. In prima pagina, scritto meglio e con indicazioni esaurienti, c'era il mio manifestino. Eccolo qua:

Nell'articolo di Mauro De Bonis si dava notizia della presenza a Roma e provincia di circa ventiduemila albanesi (dati forniti dall'Ufficio stampa e pubbliche relazioni della Questura di Roma, aggiornati al 23 aprile 2001) e si citavano, tra le associazioni albanesi (dati forniti dall'Ambasciata della Repubblica di Albania a Roma, aggiornati al 10 aprile 2001) due "Iliria": una "Associazione di cultura Iliria" e una "Accademia culturale Iliria".
Nell'annuncio però si parlava di una "ILIRIA - Lega Immigrati Albanesi", che aveva organizzato il concerto. Si trattava di un'altra associazione? Sarei dovuta andare in via Hortis a prendere il biglietto, se volevo assistere allo spettacolo? ("Biletat mund të blihen pranë selisë së shoqatës Iliria" = "I biglietti possono essere acquistati presso la sede dell'associazione Iliria" - funziona, il dizionarietto!).
Leggo poi che l'organizzazione del concerto è stata appoggiata, sponsorizzata (mbështetjen) dalla Angelo Costa S.p.A., dalle Albanian Airlines e dal Bota Shqiptare.
Nel già citato articolo di Mauro De Bonis era contenuta anche un'intervista (PP.275-276) a Roland Sejko, direttore del Bota Shqiptare, il quale si lamentava della "frammentazione e disunione tra la gente d'Albania a Roma."(p.276). Ricercandone le cause, avanzava alcune ipotesi: "un motivo (...) pregnante potrebbe risiedere nella forte differenza culturale che esiste tra i tanti gruppi di albanesi. Ed aggiungerei anche nella differenza di età e di condizione sociale.(...) A guardare in fondo, manca (...) una causa comune che possa tenere unita la nostra gente." (ibidem).
Ma che cosa, più della musica, può contribuire a costituire una base comune, un sottofondo condiviso?
Deve averlo pensato anche Roland Sejko, se ha ospitato l'annuncio in prima pagina e ha appoggiato l'iniziativa della Lega Immigrati Albanesi.
Decido quindi di andare a vedere lo spettacolo.
Da una rapida telefonata ad uno dei numeri indicati nell'annuncio ("Come mai si interessa a noi?"), apprendo che posso comprare il biglietto direttamente al teatro Orione (con la metro da casa mia ci arrivo in dieci minuti) il 5 maggio, alle dieci del mattino.